A Foggia prosegue il processo sulla morte di Marco Ferrazzano. Il giovane venne trovato senza vita lungo i binari del Foggia-Bari, forse indotto al suicidio dopo essere stato bullizzato. Cinque giovani di età compresa tra i 21 e i 24 anni sono imputati con le accuse, a vario titolo, di atti persecutori aggravati dal cyber-bullismo, truffa e diffamazione. Alla sbarra spiccano i nomi di Antonio Bernardo, 24enne detto “U’ stagnr” e Antonio Pio Tufo, 21enne alias “U’ giall”, entrambi condannati in primo grado a 30 anni di reclusione per la rapina al bar di Foggia “Gocce di Caffè” durante la quale venne ucciso il titolare, Francesco Traiano.
Oggi in aula sono state sentite la madre, la sorella e la zia di Marco Ferrazzano – rappresentate dall’avvocato Pio Giorgio Di Leo – che hanno confermato quanto già reso in Questura nei giorni successivi alla tragedia. La zia ha inoltre riferito di aver visto i video di Marco mentre veniva costretto a fare capriole e a farsi tagliare i capelli. La donna ha inoltre confermato l’agitazione del nipote per il furto del cellulare. Marco aveva il timore che qualcuno potesse vedere qualcosa di compromettente nello smartphone tanto che riuscì, con un altro telefono, a bloccare i parenti sui vari social.
Il processo continuerà ad inizio maggio quando saranno sentiti gli autori di una pagina social che pubblicava filmati “comici” su persone di Foggia e un commerciante che acquistò inconsapevolmente il cellulare rubato di Marco. (In foto, Ferrazzano)