Procede a rilento il processo a Giuseppe Albanese, 42enne foggiano detto “Prnion”, membro di rilievo della batteria mafiosa Moretti-Pellegrino-Lanza. L’uomo, in cella per vari reati, è accusato dell’omicidio di Rocco Dedda, un pizzaiolo contiguo al gruppo Sinesi-Francavilla ucciso sull’uscio di casa sua in via Capitanata il 23 gennaio del 2016. Nei giorni scorsi era prevista una nuova udienza in Corte d’Assise a Foggia ma c’è stato l’ennesimo slittamento per legittimo impedimento di un teste che sarà sentito ad inizio 2023, ad oltre due anni dall’inizio del procedimento, partito ad ottobre 2020. In seguito saranno esaminate le richieste di nuove prove da parte della Dda (pm Bruna Manganelli). Venissero accolte il processo potrebbe dilungarsi ulteriormente. Albanese è accusato di concorso con ignoti in porto illegale di armi e omicidio premeditato e aggravato dalla mafiosità. L’imputato rischia l’ergastolo.
Il 23 gennaio 2016 Dedda venne letteralmente giustiziato nella sua abitazione, davanti allo sguardo terrorizzato della convivente e del figlio di soli quattro anni. Per Manganelli l’omicidio va inquadrato nella rivalità esistente in quel periodo tra i Moretti e la batteria Sinesi-Francavilla. Albanese venne incastrato grazie al lavoro degli investigatori e alle telecamere della videosorveglianza che filmarono i killer mentre si allontanavano dal luogo del delitto a bordo di uno scooter, poi dato alle fiamme. Successivamente la Polizia di Stato diffuse un filmato, attraverso la stampa, nella speranza che qualcuno potesse riconoscere le persone immortalate. Una di queste è tuttora ignota, l’altra sarebbe “Prnion”.
Di rilievo alcune dichiarazioni rese agli investigatori da due collaboratori di giustizia, Antonio Nuzzi di Altamura, rinchiuso nel carcere di Foggia dove avrebbe raccolto numerose informazioni utili sull’omicidio Dedda e Raffaele Bruno, fratello di Rodolfo (ammazzato nel 2018), pentitosi nel 2007. Lo stesso Albanese, durante un breve periodo di detenzione per possesso di armi, fu intercettato nel penitenziario foggiano mentre si parlava dell’agguato di via Capitanata. “Zitti zitti – disse ai compagni di cella – potremmo essere intercettati”. Il suo particolare modo di camminare, ripreso dalle telecamere, sarebbe stato evidenziato agli inquirenti dal pentito Nuzzi.
Ma a gravare su Albanese ci sono anche le carte di “Decima Azione”, blitz antimafia per cui venne nuovamente arrestato nel 2018: dall’inchiesta emerse il suo ruolo di rilievo all’interno del clan Moretti-Pellegrino-Lanza, storicamente rivale dei Sinesi-Francavilla. Inoltre, l’analisi delle celle telefoniche su un cellulare in uso al sospettato dimostrò che “Prnion” percorreva proprio la via di fuga seguita dai killer nel villaggio artigiani. Tocca alla difesa provare a smontare le accuse mosse dalla Dda di Bari. (In foto, un’immagine tratta dal video della polizia; nei riquadri, da sinistra, i due killer, Albanese e Dedda)
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