Dure stangate sono state inflitte in questi ultimi anni alla mafia della provincia di Foggia. L’ultima riguarda Giuseppe La Piccirella detto “il professore”, nome storico della malavita sanseverese, condannato pochi giorni fa in primo grado a 30 anni di reclusione nel processo “Ares”. L’uomo, 64 anni, coinvolto già in passato in operazioni antimafia per via della sua alleanza con i foggiani Moretti, è stato riconosciuto colpevole di numerosi reati ed è identificato dalla Dda di Bari come il capo della batteria Testa-La Piccirella. Oltre a lui, altri boss sanseveresi sono stati condannati in “Ares”, 18 anni di reclusione al 59enne Franco Nardino detto “Kojak” capo del clan Nardino, 14 anni e otto mesi al fratello 45enne Roberto detto “Patapuff”, 10 anni e 8 mesi al 62enne Severino Testa detto “Il puffo”.
A Foggia città i processi “Decima Azione” e “Decimabis” hanno presentato il conto ai maggiori boss delle batterie Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Tolonese. Il “Mammasantissima” Rocco Moretti, 72 anni, detto “U’ purk” è stato condannato in Appello a 10 anni e 8 mesi mentre il 60enne Roberto Sinesi a 9 anni di reclusione che vanno a cumularsi ad altre condanne patite dallo “zio”.
Francesco Sinesi, figlio di Roberto, ha ancora 37 anni ma deve già pagare un conto salatissimo con la giustizia. Il giovane boss è stato condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio di Roberto Tizzano nel bar H24 di via San Severo a Foggia, ritenuto il mandante dell’agguato, sentenza definitiva della Cassazione. Ulteriori 20 anni gli sono stati inflitti in Appello in “Decima Azione”.
C’è poi Pasquale Moretti, erede designato di papà Rocco: al “porchetto”, 45 anni, sono stati inflitti 16 anni in primo grado nel processo “Decimabis” mentre 10 anni è la pena per il 25enne figlio Rocco junior.
Nell’Appello di “Decima Azione” spiccano, inoltre, gli 8 anni di carcere all’anziano capoclan Vito Bruno Lanza detto “U’ lepr”, 69 anni, altro nome storico della malavita foggiana, braccio destro di Moretti. 9 anni e 9 mesi è invece la pena per Ciro Francavilla, 12 anni quella al fratello Giuseppe detti “i capelloni”. È invece deceduto Federico Trisciuoglio detto “Enrichetto lo Zoppo”, morto dopo una lunga malattia mentre era imputato in “Decimabis”.
E veniamo al Gargano dove i clan sono sotto processo in “Friends” per quanto riguarda i vertici dell’organizzazione criminale Li Bergolis-Miucci-Lombardone e in “Omnia Nostra” per i rivali Lombardi-Ricucci-La Torre. In attesa delle sentenze, molti “pezzi da Novanta” sono già stati condannati in altri procedimenti. Ha avuto l’ergastolo in primo grado il manfredoniano Matteo Lombardi alias “A’ carpnese”, 52 anni, capo dei Lombardi-Ricucci-La Torre, ritenuto organizzatore e autore dell’omicidio di Giuseppe Silvestri, ammazzato il 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo.
A Vieste ha collezionato condanne il boss Marco Raduano detto “Pallone”, attualmente sospettato di aver preso parte all’omicidio Silvestri e di essere tra i mandanti dell’omicidio di Omar Trotta. Raduano, sotto processo in “Omnia Nostra”, ha già incassato una condanna per droga a 19 anni di galera che si aggiungono ai 3 anni e 4 mesi inflitti nel processo “Neve di Marzo”. Raduano venne inoltre condannato nel 2019, in via definitiva, a 7 anni per estorsione e ricettazione nel processo “Medioevo”. L’uomo, 39enne, è rinchiuso nel penitenziario di Nuoro.
Oltre 8 anni di carcere è invece la condanna definitiva di Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, boss del clan Lombardi-Ricucci-La Torre per la frangia di Mattinata. L’uomo è stato ritenuto colpevole dell’assalto al blindato “Ferrari” a Bollate in Lombardia. Scirpoli, 40 anni, è tra i maggiori imputati in “Omnia Nostra”, accusato di associazione mafiosa. Anche per lui la libertà sembra molto lontana. (In alto, un’immagine tratta da Cose Nostre, programma di Rai 1)
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