“Per rispetto al dolore della famiglia e per la necessaria riservatezza che deve contraddistinguere questa fase delle indagini fino a questo momento abbiamo preferito non rilasciare alcuna dichiarazione”. Lo dichiara Michele Vaira, avvocato di uno dei poliziotti sotto inchiesta per la morte di Osama Paolo Harfachi, il 29enne foggiano di origini marocchine arrestato per una rapina lo scorso 13 ottobre e trovato morto in una cella del carcere di Foggia cinque giorni dopo. La famiglia ha sollevato dubbi sulle cause del decesso ma l’autopsia ha escluso lesioni. Al momento risultano 13 persone indagate: 5 agenti polfer, 2 carabinieri, 5 membri del personale sanitario del penitenziario e un detenuto che avrebbe ceduto droga alla vittima. Tra le accuse mosse c’è l’omicidio colposo.
“Accogliamo con favore che il fratello della vittima abbia dato atto che all’esito dall’autopsia non sia emerso alcun segno minimamente riconducibile a percosse o altre condotte inappropriate da parte degli agenti che hanno proceduto all’arresto del ragazzo – prosegue Vaira -. Se ciò, da un lato, conferma la professionalità del comportamento delle forze di polizia, dall’altro riafferma la necessità di osservare prudenza nel giungere a conclusioni frettolose (che spesso sono mere illazioni). Se da un lato c’è il rispettabile dolore per la perdita di una giovane vita, in circostanze dubbie, dall’altro c’è l’altrettanto rispettabile reputazione di agenti di polizia dall’impeccabile stato di servizio”.
Poi conclude: “Non solo i consueti leoni da tastiera, ma anche qualche parlamentare oggi dovrebbe scusarsi nei confronti dei poliziotti foggiani, che sono stati oggetto di una campagna diffamatoria tanto violenta quanto gratuita, prima ancora che la Procura svolgesse un solo atto di indagine. Era sufficiente attendere poche ore per evitare la gogna mediatica a donne e uomini che indossano la divisa con onore e coraggio”. (In alto, Harfachi; a destra, Vaira)
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