“Da giorni fiumi di inchiostro vengono versati sulla questione dolente delle liste d’attesa che nella nostra regione hanno raggiunto livelli drammatici. Siamo tutti d’accordo che si tratta di un problema complesso. ma è evidente che la soluzione non può essere quella di colpevolizzare i medici e il sistema di assistenza intra moenia con una legge, quella proposta dal consigliere Amati, che dovrebbe intervenire per far rispettare un’altra legge, quella nazionale, disattesa e mai osservata. Colpevolizzare la classe medica stremata dai due anni di Covid, che lavora con turni inaccettabili, stipendi bassi e che comincia a dare segni di cedimento, come dimostrano le numerose dimissioni, non aiuta a uscire dall’ impasse, non aiuta. Così come non aiuta – continua Salatto- cercare un responsabile a tutti i costi, in un clima quasi da campagna elettorale. È dovere di tutti gli operatori garantire il diritto alla salute e tutti insieme dobbiamo trovare una soluzione anche all’insegna del buonsenso”
“Per efficientare la filiera della salute bisogna innanzitutto attivare sistemi di razionalizzazione, verifica e controllo delle attività di assistenza, del numero delle prestazioni erogate, dei tempi di attesa, prevedendo anche l’introduzione di meccanismi di premialità a strutture e personale medico ed infermieristico. Ma siamo ancora lontani da un modello di questo tipo.
La sanità privata accreditata dal canto suo -precisa Salatto- già soccorre il pubblico per smaltire le liste di attesa ma potrebbe contribuire ancor di più se non fosse ingabbiata nei vincoli di spesa imposti nel 2012, allora, per esigenze emergenziali.
Con quella norma si decise di limitare al valore della spesa registrata nel 2011, e per un tempo indefinito, l’acquisto di prestazioni sanitarie assistenziali e ambulatoriali dai privati accreditati. E oggi siamo fermi a quel provvedimento, nonostante sia stato superato dai bisogni di salute cresciuti e dalla pandemia che ha lasciato strascichi importanti. Uscire dalle dinamiche dei tetti di spesa oggi allevierebbe non poco la piaga delle liste d’attesa, consentendo al privato accreditato di erogare ulteriori prestazioni.
Finora si è andati avanti con una visione solo contabile della sanità, che non tiene conto dei reali bisogni, e che a lungo andare mostra tutti i suoi limiti. In particolare, al Sud, dove i piani di rientro e la logica dei tetti hanno finito con l’impoverire il sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno a vantaggio delle regioni del Nord, dove migrano i pazienti che in Puglia non riescono a farsi visitare. Finché saranno queste le regole, le regioni del Sud e dunque la Puglia, non si libereranno mai delle liste d’attesa, semplicemente perché il sistema non è in grado di evadere le domande di cura”.
Salatto chiama in causa anche la Regione Puglia e il suo assessorato alla Sanità.
“Ciò non toglie che a livello regionale si possa intervenire, creando subito un tavolo permanente che da un lato, partendo dalla fotografia delle liste di attesa le monitori giorno per giorno per verificarne le criticità; dall’altro lavori ad una riorganizzazione radicale del sistema di assistenza iniziando da una ricognizione struttura per struttura degli obiettivi che ognuna è in grado di conseguire. E’ inutile dare ad un ospedale obiettivi che non potrà mai centrare. È una forma di deresponsabilizzazione che ancora una volta ricade sui cittadini”.
Sulla drammatica carenza dei medici, Aiop ha più volte proposto l’estensione delle borse di specializzazione anche alla sanità privata accreditata, o quanto meno la possibilità di far svolgere nelle strutture accreditate i tirocini dei futuri specialisti, laddove ci sono eccellenze e sempre sotto la supervisione e il controllo dell’Università. Daremmo opportunità a chi resta fuori dal numero di borse assegnate ogni anno e avremmo più risorse per erogare prestazioni e dunque per allineare le liste d’attesa. Invece, preferiamo chiamare i medici a contratto dall’estero per dare fiato alla narrazione retorica dei nostri giovani che se ne vanno”.