I dati raccolti negli ultimi due anni dal progetto regionale ‘La Puglia non Tratta 5, insieme per le vittime’, evidenziano “un aumento delle situazioni di sfruttamento sessuale al chiuso nei centri abitati e negli insediamenti; la persistenza delle condizioni di vita disumane delle vittime, soprattutto nelle campagne della BAT e nel Foggiano; un cambiamento delle modalità di reclutamento e assoggettamento che avvengono sempre più attraverso le piattaforme digitali“.
In occasione della Giornata europea contro la Tratta di Esseri Umani che si celebra oggi, le associazioni che si occupano del progetto diffondono un report sulla situazione in Puglia dove – si legge in una nota – “è diminuita la presenza delle vittime di tratta in strada (meno nel Tarantino e nel sud Barese), forse soppiantata da forme al chiuso invisibili e legate all’uso del digitale”.
Mentre luoghi “significativi di sviluppo del fenomeno di tratta sono i Centri accoglienza e richiedenti asilo (in particolare Bari Palese), i Centri di accoglienza straordinaria e i Sistemi di accoglienza e integrazione”. Questi centri sarebbero “spesso fonte di forza lavoro, soprattutto giovanile: le donne nigeriane, anche minori, sono vittime di sfruttamento sessuale; gli uomini, spesso bengalesi, di sfruttamento lavorativo”.
Le unità mobili e gli sportelli della rete regionale anti-tratta hanno contattato 2.500 persone contattate negli ultimi due anni. L’85% di queste per sfruttamento sessuale e il 15% per sfruttamento lavorativo,80% donne,17% uomini, 3% transgender. Le nazionalità più diffuse sono nigeriana, bulgara, rumena, e colombiana per lo sfruttamento sessuale; ghanese e marocchina per quello lavorativo, con un incremento dei bengalesi soprattutto nella ristorazione. Le strutture di accoglienza totali in Puglia sono 15 tra case di fuga, comunità di prima e seconda accoglienza, per uomini, donne e minori stranieri non accompagnati. (Ansa).
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