“La disabilità a scuola viene spesso vista come un problema”. A parlare e Patrizia Curatolo, madre di un ragazzo autistico “discriminato” dall’Istituto Parisi De Sanctis. “Io e mio marito vogliamo chiarire alcuni aspetti che riguardano il giudizio che ci ha visti contrapposti all’Istituto Parisi De Sanctis e allo stesso MIUR dopo le discriminazioni riconosciute tali nell’ambito di un giudizio conclusosi innanzi al Tribunale di Foggia, con condanna dell’istituto e del Miur”.
“Mio figlio è affetto da disabilità grave ed era minore all’epoca dei fatti – racconta Patrizia -. Abbiamo deciso di rendere nota la sentenza e i fatti di causa anche per aiutare altri genitori che si trovano nella nostra stessa situazione. Questo ha procurato a noi e a nostro figlio un grande dolore. La vicenda che ci ha visti contrapposti alla scuola parte dall’aver sottoposto un minore disabile grave a dei test selettivi, senza che lo stesso fosse coadiuvato dall’insegnante di sostegno. Senza che fossero indicati i criteri di svolgimento delle prove (così come fatto da altri istituti). La conclusione è stata quella di ritenere nostro figlio non idoneo, escludendolo dalla sezione musicale. Abbiamo provato ad avere un dialogo con la Scuola, ma dall’altra parte è stato eretto un muro insormontabile. Dopo una lunga e tormentata riflessione abbiamo decido di adire le vie legali, ma neanche in questo modo siamo riusciti ad ottenere qualcosa. L’ultima strada è stata la via giudiziale, che abbiamo intrapreso con somma sofferenza, sapendo che saremmo andati incontro a tante difficoltà. La giustizia però ci ha dato ragione, riconoscendo nelle condotte perpetrate dall’Istituto una condotta discriminatoria. Rendere nota la vicenda non aveva come fine quello di screditare nessuno, ma semplicemente quello di gridare ai genitori di minori disabili e a tutti i disabili che non bisogna arrendersi di fronte alle angherie del sistema in cui viviamo e lottare per il riconoscimento dei propri diritti”.
“Invece, cosa è successo? – aggiunge -. Siamo stati attaccati per l’ennesima volta. Aggrediti da quei ‘docenti’ che ancora una volta non si sono resi conto di quanta sofferenza c’è stata in questa vicenda. Ci hanno accusato di ‘pochezza d’animo’, di meschinità, di aver posto in essere una campagna diffamatoria. Noi non abbiamo fatto nulla di questo. Abbiamo solo raccontato la storia di un bambino diverso che amava e che ama la musica, che voleva suonare insieme ai suoi amici di classe, ma non ha potuto per colpa della cattiveria umana. Ringraziamo le persone che ci sono state vicine e ci hanno sostenuto e invitiamo tutti quelli che ci hanno definiti ‘meschini’ cattivi e tante altre brutture, a riflettere e a provare anche solo per un secondo cosa potrebbe significare vedere il proprio figlio escluso. Solo perché diverso”.