Compirà a breve 91 anni ma “Santinuccio” Trimigno, il Caronte del Gargano, di chiudere con il mare non ne vuole ancora sapere. “Il mare e le mie barche sono casa mia, e fino a quando il signore mi darà le forze continuerò, come dite voi, a fare il Caronte”. Santinuccio, all’anagrafe Francesco è il pescatore di Vieste che accompagnò Enrico Mattei negli anni Cinquanta alla ricerca del petrolio in quella che è diventata una delle zone turistiche più rinomate e più belle del Paese. “Altro che petrolio e industrie. Il nostro petrolio è il turismo, e Mattei lo capì ben presto. Come è nata questa mia passione? Ero un ragazzino e mio padre mi portava con lui a pescare. Guardavo le grotte, a ognuna gli avevo dato un nome e sognavo che da lì potesse arrivare una fortuna”.
D’inverno va a pescare e d’estate, con i suoi 10 figli, accompagna i turisti in barca. Nella grotta dei contrabbandieri dove si entra da una parte e si esce dall’altra, in quella sfondata senza tetto dove il sole entra dall’alto e ancora nella campana grande, in quella delle sirene o in quella dei sogni. In tutto sono una trentina le grotte scoperte da Santinuccio. Ma è l’incontro con Enrico Mattei che Santinuccio non dimentica mai.
“Erano i primi anni cinquanta, non c’erano ancora le barche a motore, si andava a remi o a vela. Lo portai da Vieste a Pugnochiuso, ci vollero diverse ore di navigazione. Non sapevo chi fosse quel signore dai modi cortesi e con tanti soldi. Poi cominciai a conoscerlo e a capire. Con lui c’era una commissione dell’Eni. Cercavano il petrolio. Li accompagnai a Vignanotica, Campi, Pugnochiuso. Dissi loro: ma quale petrolio, qui ci sta bene un albergo. Accettarono il mio consiglio e costruirono l’albergo dando il via al turismo sul Gargano”.