
“Un’associazione mafiosa operante a Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata e Vieste capeggiata, dopo la morte degli elementi apicali Mario Luciano Romito (9 agosto 2017) e Pasquale Ricucci (11 novembre 2019), da Matteo Lombardi (condannato il 5 ottobre 2020 all’ergastolo dalla Corte d’Assise del Tribunale di Foggia per l’omicidio di Giuseppe Silvestri, avvenuto a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017)”. Così gli inquirenti descrivono il clan Lombardi-Ricucci-La Torre, indicando il vertice in Matteo Lombardi alias “A’ Carpnese”, 52enne nato a Monte Sant’Angelo ma domiciliato a Siponto fino al giorno del suo arresto.
Lombardi è un nome storico della malavita garganica, un tempo legato ai “Montanari” Li Bergolis, successivamente si alleò con Mario Luciano Romito per poi crearsi un clan tutto suo. Da alcuni anni è il principale rivale di Enzo Miucci, 39enne detto “U’ Criatur”, reggente proprio dei Li Bergolis. Ma anche Miucci è in cella, arrestato nel 2019 nel blitz antimafia “Friends”. Il processo è ancora in corso. Lombardi, invece, attende l’esito del ricorso in Appello.
Le rivelazioni del pentito
Preziose informazioni sui clan di Capitanata giungono dal pentito Andrea Romano, ex boss del clan Romano di Brindisi che ai magistrati dell’Antimafia di Bari ha fornito molte indicazioni sugli assetti criminali in provincia di Foggia, svelando informazioni scomode su gravi fatti di sangue avvenuti negli ultimi anni. “Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, rese nel verbale di interrogatorio dell’8 marzo 2021, raffigurano un quadro del tutto coerente con le risultanze dell’odierno procedimento penale”, si legge nelle carte di un’inchiesta sulla mafia garganica. Ricostruzioni possibili grazie a quanto appreso da Romano nelle carceri di Tolmezzo e Voghera dove ha frequentato personaggi di indubbio calibro criminale come il foggiano Emiliano Francavilla, il viestano Liberantonio Azzarone detto “Antony” e lo stesso Lombardi.
“La fonte principale di tali dichiarazioni – si legge – è costituita dalle confidenze ricevute da Liberantonio Azzarone, nipote e sodale di Marco Raduano (boss di Vieste), dedito al traffico di sostanze stupefacenti per conto dell’articolazione viestana del clan Lombardi-Ricucci che ha condiviso con Andrea Romano la stessa cella nel periodo di comune reclusione presso il carcere di Voghera tra il 2019 e il 2020, quando nel medesimo carcere era recluso anche Lombardi”.
Le “ambasciate” a Raduano e il confronto “bipolare”
“Si, praticamente io ed Azzarone stavamo sempre insieme, la maggior parte del tempo… E quando scendevamo al cortile-passeggio, arrivava Matteo Lombardi dal padiglione nuovo. Ero a conoscenza che erano dello stesso clan, in quanto Azzarone si scriveva sempre con lo zio che era detenuto in Sardegna, di cui si mandavano le sfoglie, le ambasciate da riferire a Lombardi”.
Dalle dichiarazioni rese emerge, innanzitutto, la stabilità di rapporti tra Azzarone, Raduano e Lombardi che si sostanzia attraverso il mantenimento dei sodali
detenuti. “In quei periodi Azzarone incominciò di nuovo a scriversi con lo zio. Gli spiegava tutte le cose accadute e lo informava di tutto ciò che Matteo lo metteva a conoscenza. Niente, nel tempo a seguire hanno avuto sempre queste riunioni, hanno avuto… E praticamente Matteo Lombardi si mise d’accordo con Azzarone di mandare l’ambasciata a Marco Raduano, di stare tranquillo che comunque sia i loro affari nessuno li intralciava, comunque sia se stavano fermi ci pensavano loro a mandare la quota mensile sia ad Azzarone sia a Raduano”.
“Il collaboratore riceve informazioni da Azzarone – si legge ancora nelle carte degli inquirenti – che descrivono il confronto bipolare in atto sul Gargano tra il clan Li Bergolis e il clan Lombardi-Ricucci che si dispiega anche con il sostegno delle batterie della società di Foggia, i Sinesi-Francavilla per il clan Li Bergolis e i Moretti-Pellegrino-Lanza per il clan Lombardi-Ricucci”.

“Il comando supremo di Monte e Mattinata”
“Parlando di tante cose, poi mi spiegò tutto il fatto bene bene, che Marco Raduano all’epoca, anche con Perna, erano tutti una cosa, poi si suddivisero, Perna andò con il Li Bergolis ‘Cenzino’ (Enzo Miucci), che ne faceva parte anche Francavilla perché era alleato, e fu ammazzato anche Perna, fu ammazzato. Poi mi disse anche il fatto di Ricucci che era il clan Lombardi-Ricucci che erano attivi sulla zona di Mattinata e varie province, quello che lui mi accennò. Mi disse che erano poi loro che avevano comunque sia il comando su Vieste, sempre facendo riferimento al clan Lombardi-Ricucci. Dottore, lui mi parlò di una guerra che era in corso, mi parlò, che comunque sia tutto quello che fu fatto, fu fatto tutto perché fu scaturita una guerra di mafia per il controllo della città, per il comando, per le zone di spaccio e per le estorsioni. Ma comunque sia, dottore, erano sempre di Monte Sant’Angelo e di Mattinata che avevano – diciamo – il comando supremo su Vieste, perché Vieste dipendeva da Monte Sant’Angelo e da Mattinata, con il loro benestare comunque sia poi si sono formati i gruppi”.
“Però Azzarone poi ha incominciato a sistemare le cose su Vieste. Azzarone, comunque sia era per Raduano una persona di fiducia, oltre ad essere il nipote, ma era molto una persona di fiducia. E comunque sia lo riteneva abbastanza in grado di poter avere un comando. Infatti si affidava sempre ad Azzarone per i summit che faceva con Matteo Lombardi, con Vincenzo Pellegrino, con Gallone di Trinitapoli. Cioè, Azzarone ha avuto più persone – diciamo che ha tenuto riunioni, sempre riconducibili sulla mafia garganica”.
“Lombardi sanguinario”
Pm Cardinali: “Uhm! Senta, invece questo gruppo di Vieste, questo era un gruppo mafioso?”. Romano: “Si, si, a tutti gli effetti attivo, sì”. Cardinali: “Ma Matteo Lombardi era parigrado rispetto a Raduano o era più importante?”. Romano: “No, Matteo Lombardi era proprio – diciamo – al vertice. Con la famiglia Moretti. Poi c’era il clan avversario che sarebbe Li Bergolis, alleato con il clan Francavilla, contrasti di Moretti nel foggiano. E Pellegrino prendeva parte del clan Moretti. Azzarone mi diceva comunque sia Matteo Lombardi è una persona sanguinaria – diciamo – non è il primo che ha ammazzato – mi disse – non è il primo che ha ammazzato (il riferimento è all’omicidio di Silvestri del 21 marzo 2017). Ne ha fatti di omicidi – disse – anche perché per arrivare dove è arrivato oggi – dice – ha avuto comunque sia un comportamento criminale nella mafia garganica. Perché – diciamo – Matteo Lombardi era proprio al vertice“.

La fine del “padrino” Notarangelo
“Il collaboratore di giustizia – riportano gli inquirenti – raffigura anche la dinamica del confronto armato dopo la morte di Angelo Notarangelo di Vieste”. Romano: “Mi parlarono anche del fatto della cessione, come fu fatta, che Raduano e Perna erano affiliati allo stesso clan, erano affiliati, che poi ammazzarono… aspetti, che ora le dico il nome che non mi viene in mente… comunque era il loro padrino, era (il riferimento è ad Angelo Notarangelo, ucciso a Vieste il 26 gennaio 2015). E poi ognuno si divise. Se ne andarono… da una parte se andarono con Lombardi e Ricucci e da una parte se ne andarono con i Li Bergolis di Monte Sant’Angelo e ‘Cenzino’. E si divisero i clan su Vieste, che dopo scoppiarono anche le altre guerre che ci furono altri ferimenti ed omicidi”. (In alto, a sinistra, Raduano e Azzarone; sotto, Francavilla e Romano; al centro, una recente foto segnaletica di Miucci; a destra, Lombardi; sullo sfondo una grafica tratta da “Mappe Criminali”, docufilm di Sky)