C’è chi ha pagato 1800 euro, chi 2300 euro. Per un corso da Oss, targato istituto europeo “Pegaso” di Domenico Di Conza (foto sopra), con tanto di tirocinio al Don Uva, che ha dato l’accesso al concorsone da Oss del Policlinico Riuniti di Foggia, ma che oggi, ritenuto soltanto equipollente, non viene considerato valido dall’azienda ospedaliera pubblica guidata dal manager Vitangelo Dattoli. Sono circa un centinaio i corsisti privati, decaduti dalla graduatoria del concorsone, che si ritrovano con un mucchio di carte in mano, ma senza un lavoro negli ospedali pugliesi, pur risultando vincitori di concorso o idonei. Ci tengono a precisare che loro hanno pagato il corso. Che non hanno frequentato gratis come tanti altri in altri istituti accreditati.
La beffa per loro risiede in alcune contraddizioni, che i corsisti stanno valutando insieme al loro legale, pur nella consapevolezza della bocciatura dinanzi al Tar. La prima: se il corso era solo equipollente perché sono stati tutti ammessi a partecipare al concorso pubblico sia nella fase scritta sia in quella orale? La seconda: se il corso è solo equipollente come mai alcuni di loro sono stati chiamati in piena emergenza Covid a lavorare per 4 mesi al Policlinico di Foggia? La terza: alcuni corsisti con il corso Pegaso lavorano negli ospedali pubblici di Pescara e di altre città del Nord. Quarta ed ultima contraddizione: quasi tutti hanno lavorato tranquillamente in case di cura e in altri istituti privati grazie a quel corso.
“Dalla Regione hanno tentato di rassicurarci dicendo che saremmo stati riqualificati, ma ad oggi non possiamo partecipare ai corsi di riqualifica che si stanno organizzando per degli ota e osa interni al Policlinico. C’è gente tra gli idonei e i vincitori che ha lavorato 4 mesi durante la seconda ondata, e hanno le certificazioni. La Regione, nelle persone degli assessori Leo e Piemontese e della dirigente alla formazione Silvia Pellegrini, ha mostrato il proprio rammarico. Ci hanno dato ragione, si sono detti dispiaciuti, perché abbiamo frequentato ore di lezioni teoriche, ma ci hanno confermato che il nostro titolo non è valido. Ma allora com’è che tanti lavorano con questo attestato? Perché ci hanno fatto partecipare al concorso e solo al momento dell’assunzione ci hanno comunicato che l’attestato non è valido?”, si chiede Concetta Lo Campo.
Intanto, piove sul bagnato per Di Conza, condannato lo scorso 30 aprile dal Tribunale di Foggia, giudice Murianni, a 9 mesi di reclusione e 900 euro di multa, sentenza n.1243/21. Imputazione del codice penale, articolo 640: truffa. (ha collaborato all’articolo francesco pesante)