Il maxi appalto per la pubblica illuminazione (53 milioni di euro) e l’enorme piano di fabbricazione (92mila metri quadrati di estensione) su via Luigi Pinto. La “tangente Tonti” sembra essere solo la punta dell’iceberg dell’ultima importante indagine della Procura di Foggia, basata sulle dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio di Foggia, Leonardo Iaccarino, di Luca Azzariti (referente di GIone Spa, società dei servizi di Facility Management avanzato) e da diverse intercettazioni.
L’imprenditore foggiano Paolo Tonti è considerato dagli inquirenti particolarmente “capace di influire sui centri decisionali del Comune”, arrivando a sborsare cifre di assoluto rilievo (fino a 100mila euro) per raggiungere “i suoi scopi retribuendo i suoi pubblici interlocutori”: “Evenienza che si ripresenta sistematicamente nell’esercizio della sua attività di impresa, essendo capace di rendersi aggiudicatario di un consistente piano di fabbricazione”.
Dazioni dalle quali scaturirebbero i “regali di Natale” distribuiti dalla moglie del sindaco Franco Landella, Daniela Di Donna, la ‘cartiera’ appellata come “la diavola” da Iaccarino. Poi la richiesta del primo cittadino dimissionario, secondo le accuse, di 1 milione di euro (poi scesi progressivamente a 300mila euro) per la gestione di uno dei progetti di finanza della città, quello della pubblica illuminazione.
Nel fiume carsico corruttivo palesato dal gip Antonio Sicuranza, emergono diversi dettagli che tirano in ballo altre persone (gli indagati sono molti di più rispetto a quelli già cristallizzati nell’ultima ordinanza). Più volte viene citato il noto imprenditore Michele D’Alba, tirato in ballo anche dal grande accusatore Iaccarino in ‘confessioni’ intercettate. “Il sindaco Landella ha riscosso una maxi tangente dall’imprenditore Tonti – annotano gli inquirenti -, che poi ha distribuito la somma di 5mila euro a ciascuno dei consiglieri comunali che hanno votato l’accapo sugli interessi dell’azienda. Paolo Tonti ha effettuato numerosi prelievi in banca, in un determinato periodo dell’anno, al punto di essere stato contattato dall’istituto di credito di riferimento per fornire spiegazioni sulle movimentazioni effettuate. Michele D’Alba ha pagato, per conto di quest’ultimo, la prima tranche della tangente”.

“Uscirono sti soldi… ‘na maxi tangente – dice Iaccarino -. Paolo Tonti che è andato a prelevare in banca delle somme ingenti e per ultimo mi è stata data una tangente dalla signora Daniela Di Donna, nell’ultimo consiglio comunale, presso l’ufficio di gabinetto, lei mi dava la busta e mi diceva: ‘leggitelo a casa con calma’, io vado a casa… lascio la busta sul tavolo, mia moglie la apre e dice: ‘li devo buttare questi documenti?’ e io ho detto ‘no aspetta fammeli vedere’. Dietro i documenti c’era una mazzetta di 2mila euro datami come residuo dei 5mila di tangente”.
Sulla “mancina” di Natale, aggiunge: “So di per certo che il signor Tonti è in difficoltà, perché ha prelevato tutti i soldi che poteva prelevare in banca, dove c’è la tracciabilità di questa cosa qui perché il mio che gli era stato dato come prima tranche era stato fatto versare direttamente dal signor Michele D’Alba”. Sull’“accapo Tonti”, Bruno Longo (arrestato nell’inchiesta Nuvola D’Oro) dice: “Quindi appare in tutta la sua evidenza un consiglio comunale eterogeneo che vota uno degli accapo discutibili… a favore di chi vince gli appalti al Comune di Foggia, perché la verità è questa, uno è Luca Leccese e l’altro Michele D’Alba, quindi voglio dire anche ai ciechi ed ai sordi questo è chiaro perché di quel voto, uno si chiamava Tonti ma era D’Alba, uno si chiamava EdilStella ma è Luca Leccese… i quali guarda caso stanno nel gruppo di Landella e vincono tutti gli appalti al Comune di Foggia“.
Il nome dell’imprenditore della sanità, emerge anche in relazione del project financing della pubblica illuminazione, con la ricostruzione della tentata concussione che intercetterebbe le accuse di Azzariti. “Michele De Carlo ha illustrato con puntualità l’interesse di Landella all’affaire da 53 milioni di euro, tanto da procurare un incontro tra Andrea Pinotti e Michele D’Alba a Roma, con un modo di fare, quindi, assai lontano dalla trasparenza politico amministrativa che dovrebbe connotare l’azione del primo cittadino”. Peraltro lo stesso Pinotti ha ribadito lo scenario prospettato da Azzariti (richiesta di tangente), dichiarando che “analoga richiesta di denaro gli era stata avanzata dall’ingegner Bruno, poi deceduto, il quale gli aveva precisato che i soldi erano destinati al sindaco”.
Ma c’è di più. Iaccarino entra nel merito dei rapporti nel presunto intreccio tra politica, imprenditoria e tecnostruttura. “L’attuale dirigente dell’ufficio legale contenzioso… era un esterno chiamato, che poi adesso è diventato a tempo indeterminato perché… non lo so, è stato chiamato dal Comune perché amico di Michele D’Alba e lo stesso D’Alba l’ha posizionato nell’ufficio appalti e contenziosi”. Poi aggiunge, alla richiesta di chiarimenti del pm Infante sullo “stop” al subentro di GIone nella gestione del servizio: “L’ufficio legale è intervenuto, il sindaco a qualcuno si doveva rivolgere per far saltare il banco e dice: ‘se qua questo mi dice che è tutto a posto, trovatemi qualcosa e studiate per favore’ e hanno studiato insieme, in quella circostanza, sia il segretario generale Gianluigi Caso, che il dirigente. Rimane fuori da questa cosa qui, il povero assessore Sergio Cangelli, perché Cangelli era uno di quelli che mi diceva all’inizio: ‘Si può fare questa cosa, ma perché, si può fare’. Io mi rivolgevo a Cangelli…”. Il pm chiede: “A chi l’aveva detto Cangelli che questa possibilità, cioè la GIone subentrasse nel progetto di finanza non si poteva fare? L’aveva detto a lei?”. E Iaccarino risponde: “A me, a Bruno Longo e a Luca Azzariti, dicendo: ‘Le carte stanno a posto, non vi preoccupate, state tranquilli perché è un’operazione… Le cose stanno così, non vi preoccupate. All’improvviso succede che c’è questo diniego da parte del Comune di Foggia, del subentro di GIone, perché hanno trovato il cavillo, e lì subito Azzariti dice: ‘De Stasio, Michele D’Alba, sindaco, hanno fatto la cosa”. Frasi di un certo peso, pronunciate da chi, qualche tempo prima, confidava a un altro consigliere comunale: “Disilluso e Michele D’Alba… Io con loro cammino a tremila!“.
Va precisato che la società “GIone” fu comunque bocciata al Tar, ritenuta priva di molti dei requisiti necessari per poter subentrare nell’appalto della pubblica illuminazione. Una decisione che rese il provvedimento amministrativo legittimo e doveroso. Il collegamento tra De Stasio e D’Alba è dunque frutto univocamente delle dichiarazioni di Iaccarino. Mentre l’indipendenza e l’autorevolezza del segretario Caso sono da sempre riconosciute da tutto il Consiglio. Risulta difficile che il sindaco abbia ordinato loro di intervenire, più facile pensare che sia stato lo stesso Landella ad essere orientato nella decisione dalla tecnostruttura.