Aboubakar Soumahoro, ivoriano, sindacalista e attivista, autore del libro Umanità in Rivolta (Feltrinelli) si è raccontato sulle pagine di Vanity Fair (qui l’articolo completo). Dall’arrivo in Italia alle sue battaglia, soprattutto nel Foggiano dove ha sede una delle baraccopoli più grandi del Sud Italia, a Borgo Mezzanone, agro di Manfredonia.
“A 16 anni mio cugino, studente all’Università di Alessandria d’Egitto, mi scrisse per dirmi che durante le vacanze sarebbe andato in Italia, a Foggia, a raccogliere pomodori – racconta Soumahoro a VF -. In quei mesi partivano in tanti per la raccolta nelle campagne, per mettere da parte un po’ di soldi. Quella fu la prima volta che sentii parlare di Foggia, non avevo idea di dove fosse né potevo pensare che un giorno avrei combattuto insieme ai braccianti, ma dopo quella lettera iniziai a fantasticare sulla mia vita in Italia. Cominciai a seguire tutto quello che veniva da lì e pian piano me ne innamorai. A 19 anni partii per l’Europa, ignoravo le condizioni di lavoro dei migranti e non sapevo nulla di questioni sindacali”.
Oggi il sindacalista africano è in prima linea per sostenere i migranti. “Che cosa fate – chiede il giornalista di Vanity Fair – alla Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio a Borgo Mezzanone?”. Così risponde Soumahoro: “Si tratta di un luogo di alfabetizzazione sui diritti e sulla dignità della persona e dei lavoratori. Si trova nel territorio di Manfredonia, nel Foggiano, dove ci sono migliaia di braccianti che vivono e lavorano in condizioni disumane, quindi vuole offrirsi come presidio di giustizia sociale e di legalità da questo punto di vista. La Casa dei diritti e della dignità vuole però anche andare oltre alla dimensione del lavoro, presentandosi come uno spazio di incontro, partecipazione ed emancipazione, perché il lavoro è sì punto di riferimento, ma oltre ad esso ci deve essere vita. Qui aiutiamo le persone nell’ambito dei diritti salariali, previdenziali, di sicurezza sul lavoro, si sbrigano pratiche come la dichiarazione dei redditi e le richieste della disoccupazione agricola, si tengono incontri nell’ambito della Lega braccianti e non solo. Abbiamo deciso di intitolarla al sindacalista Giuseppe Di Vittorio perché è la figura-simbolo nelle lotte per il riscatto delle lavoratrici e dei lavoratori. Di recente abbiamo anche inaugurato uno sportello itinerante che vuole assumere la stessa funzione della Casa dei diritti e della dignità e che porteremo in giro per l’Italia, così da offrire un supporto ai braccianti e agli invisibili di tutte le latitudini”. – Qui l’intervista completa –