“Per troppi anni il Sud Italia è stato il serbatoio elettorale dei grandi partiti: prendevano i voti e poi sparivano, lasciando disoccupazione alle stelle, povertà crescente e infrastrutture da terzo mondo. Adesso si cambia. Grazie ai fondi europei del Recovery Fund e di React Eu nei prossimi anni arriveranno nel Sud Italia ben 77 miliardi di euro di investimenti per modernizzare i territori e metterli al passo con il resto d’Europa. Basta assistenza, basta cassa del Mezzogiorno e sprechi di denaro pubblico, grazie al governo Conte e all’impegno del Movimento 5 Stelle stiamo mettendo le basi per una svolta epocale attesa da decenni. Con la clausola della quota minima di investimenti al Sud, applicata al 34%, sarà un boom di investimenti produttivi e utili ai cittadini”, così in una nota congiunta gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle eletti nella circoscrizione Sud Isabella Adinolfi, Laura Ferrara, Mario Furore e Chiara Gemma.
“Questi 77 miliardi destinati al Sud vengono ripartiti così: 65 miliardi provenienti dal Recovery Fund, 9 miliardi da React Eu per finanziare la decontribuzione al 30% sul lavoro dipendente e 3,8 miliardi di progetti specifici sul territorio, contrasto alla povertà educativa e sportello unico amministrativo. Avremo una moderna e veloce rete ferroviaria Napoli-Bari entro il 2026 e che servirà anche Foggia, nuove opere di collegamento della rete AV come la Salerno-Reggio Calabria e basta acquedotti colabrodi con investimenti nelle reti idriche industriali. Inoltre, con il piano di ammodernamento degli edifici pubblici ci sarà una attenzione speciale per le scuole, gli ospedali e gli uffici pubblici. Il Movimento 5 Stelle inoltre sostiene gli obiettivi del governo: transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale e parità di genere. Questa è la svolta che i cittadini si aspettano e va avviata senza ulteriori ritardi. Per queste ragioni al prossimo Consiglio europeo sosteniamo con forza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte affinché trovi, con gli altri partner europei, una soluzione al veto scellerato posto da Ungheria e Polonia al Recovery Fund”, concludono i quattro europarlamentari.