“Ignoranza senza precedenti. Un atteggiamento che mi ha ‘ucciso’ moralmente. Il mio rammarico non è solo per colui che ha diffuso il pettegolezzo ma anche per chi lo ha fatto montare nell’omertà. Bastava chiedere a me qualsiasi informazione”. Lo ha detto don Antonio Aghilar, parroco di Rocchetta Sant’Antonio durante la Santa Messa. Il sacerdote sarebbe vittima di calunnie, indicato come untore durante la pandemia da Coronavirus.
Dall’altare, don Antonio ha replicato duramente: “Mi costringete a doverlo fare da qui: non sono il portatore di covid. Imparate a rispettare la privacy e l’intimità altrui. Mi dispiace che questa situazione si sìa allargata così tanto da farmi stare così male da dover chiedere al diacono di sostituirmi per alcuni giorni per poter rasserenarmi. Qualcuno deve vergognarsi per questa strumentalizzazione”.
Intanto, il gruppo di “Prospettiva Democratica” ha espresso solidarietà al parroco “per le becere calunnie – si legge in una nota – messe in giro in queste ore di grande apprensione per il paese. Quanto successo è davvero vergognoso. Nessuna caccia all’untore deve esser perpetrata, soprattutto in un momento dove la comunità deve esser unità e solidale per superare l’emergenza. Chiediamo inoltre anche alle autorità competenti maggiore attenzione affinché dati sensibili e la privacy dei cittadini vengano rispettate. San Filippo Neri diceva che la calunnia è come un cesto di piume spazzate dal vento. Una volta volate via sulla bocca della gente è difficile poterle raccogliere”.
E ancora: “Quindi è nostra priorità non solo bloccare la catena del contagio ma anche la catena delle malelingue che stanno ulteriormente distruggendo il tessuto sociale di Rocchetta, in questo momento in cui dovrebbe esser rafforzato il sentimento di unione. Ci stringiamo attorno a Don Antonio e ci scusiamo con lui perché Rocchetta non è tutta così e non vuole essere complice di chi usa la lingua per seminare zizzania”.