Un grande Michele Emiliano, molto carico, ha partecipato ieri sera ad una affollatissima e mascherinata Festa dell’Unità cittadina a Foggia nell’isola pedonale, accanto al suo assessore regionale al Bilancio Raffaele Piemontese.
Come di consueto il governatore si è fatto attendere, arrivava da Brindisi. E il giovane politico foggiano dem ha snocciolato prima tutti i numeri dell’amministrazione Emiliano, tutti i finanziamenti erogati nei Comuni, tutti i lavori, il sostegno ai vari amministratori. Dal porto di Rodi Garganico alla bonifica di Giardinetto. “Fatti non parole”, come recita il suo slogan. Fatti anche molto noiosi, come ha sottolineato Emiliano, ma evidenti, verificabili.
“Fitto cerca la riappropriazione nazionalistica del suo io, ha atteso con pazienza l’investitura nazionale per riappropriarsi in maniera privatistica della Puglia. E perché? Perché c’è in ballo la più grande massa di denaro pubblico della storia della Repubblica”, ha detto in esordio Emiliano.
Il presidente ha rivendicato i suoi 5 anni di governo e le cose fatte. Su Foggia ha ricordato gli Ospedali Riuniti. “Li abbiamo trasformati nel Policlinico di Foggia, questo ospedale sta cambiando persino l’urbanistica, la rete stradale. Siamo intervenuti per modernizzarlo per attrarre capitale umano, abbiamo trasferito qui a Foggia il più importante manager della sanità che avevamo in Puglia e lo abbiamo mandato qui perché c’era da fare quella trasformazione, perché l’Università e il Policlinico diventassero un elemento di attrazione. Questa città ha bisogno di parlare col mondo con le cose buone che sa fare e che esistono e che fino a pochi anni fa nessuno sapeva considerare, perché venivamo soverchiati dalle cose cattive che ancora oggi sono il marketing del centrodestra. Cercano di vincere le elezioni parlando male di noi stessi, trasformando le cose buone che abbiamo fatto in cose cattive, sperando di avvelenarvi il cuore, la mente, di riportarvi indietro, di tenervi assoggettati, immobili, perché in quel modo loro senza idea, senza sogni, senza progetti pensano di continuare a dominarvi, di dirvi quello che dovete fare e invece noi vi abbiamo liberato da questo modo di pensare e di fare politica. È stata dura, è dura”.
Stoccate a Fitto quando da governatore non si occupava della mafia a Bari vecchia e “girava la testa dall’altro lato”.
Tanta ironia su Matteo Salvini. “A Milano gli hanno fatto fare per anni solo il consigliere comunale perché lì non sono fessi”.
Amaro su Matteo Renzi. “Mi hanno candidato un mio amico contro”, riferendosi a Ivan Scalfarotto. “Fitto e Matteo la pensano allo stesso modo sul mare. Ma noi non siamo quelli che fanno politica per disperazione o per mestiere ma siamo quelli che la fanno per passione e per dovere civico”.
Per la prima volta e con parole molto chiare Emiliano ha anche affrontato il tema del suo ex assessore regionale all’agricoltura, Leo Di Gioia, oggi candidato con Forza Italia e Fitto. Ben 5 minuti di comizio sono stati dedicati a lui, che ieri era al suo comitato a meno di 200 metri dal palco del Pd.
“Nichi Vendola mi presentò un foggiano che aveva svolto un ruolo importante nella sua Giunta e io l’ho accolto come accolgo tutte le persone di buona volontà, con fiducia e con affetto, dandogli una responsabilità importantissima, perché la delega all’agricoltura a Foggia non era una scelta capotica, ma era una scelta politica, perché fino a quel momento l’agricoltura foggiana da tutte le amministrazioni di centrodestra era stata completamente dimenticata, archiviata. E io ricordo la campagna elettorale dell’altra volta in cui mi dicevano: nessuno ci ha mai filato. Nessuno è mai venuto a parlare con noi. E la mia scelta politica di dare agli assessori di questa provincia deleghe importantissime come il bilancio e l’agricoltura era un quadro, un disegno, un’idea. Questa idea è stata prima tradita dal punto di vista dell’incapacità e questo ci sta, non ci deve vergognare. Quando uno non riesce a compiere il compito che ha davanti è una cosa che può succedere, è fisiologica, fa parte dell’umanità. È quello il momento però in cui si vede se uno c’ha la stoffa o non ce l’ha. Se sa resistere alla condizione di difficoltà oppure no. Mi dispiace che non sia avvenuto”.
Emiliano ha ricordato gli eventi. Quando un affare si complica il presidente dà una mano, nella visione del governatore. Cosa che ha fatto alle Politiche agricole.
“Quando scende in campo il presidente, non fa la segretaria, non fa il consulente. Questo mio tentativo di aiuto è stato frainteso e adesso con la semplicità con cui si passa dalla frustrazione di non risolvere un problema addirittura all’assurdo di dire il contrario, cioè che la responsabilità di non aver saputo gestire 4 bandi è degli altri non è sua, è chiaro che questa è l’idea non della politica, della vita che noi non possiamo accettare. Quando si affronta un problema insieme la responsabilità è di tutti e si va fino in fondo e non si cambia bandiera solo perché si sono avute delle difficoltà”, ha proseguito tra gli applausi.
“Ma dal guasto arriva l’aggiusto: se io avessi dovuto piangermi questa persona stasera, immaginatevi se fosse qui tra noi, immaginate se noi stasera avessimo dovuto giustificare le cose che non hanno funzionato, sarebbe stato più complicato, ci ha risolto il problema nel modo più triste, ma ci ha anche consentito di capire dove abbiamo sbagliato e dove rimediare”.
Emiliano ha fatto una specie di investitura sulla ex parlamentare Colomba Mongiello, esperta di agricoltura, potrebbe entrare in Giunta da esterna. Insieme a lei sta trovando le soluzioni.
“Abbiamo riflettuto sulla necessità di superare la divisione nel Psr tra agricoltura e industria e collegarli in un sistema diverso sviluppato non a bandi ma a sportello. Bisogna evitare che i contendenti si distruggano a vicenda con le cause. Vi chiedo di spiegare agli agricoltori che sono molto arrabbiati con me che noi non abbiamo perso un soldo checché ne dicano. Abbiamo avuto le proroghe del Psr e quelli in oggetto di contenzioso saranno pagati. La consapevolezza anche delle cose non sono andate perfettamente fa parte della nostra cultura di governo”, ha detto concludendo il capitolo Leo.
Sul finale ha galvanizzato i suoi. “Siate orgogliosi delle cose foggiane, questa terra è una terra tosta ma dolce e affettuosa. Noi non abbiamo dimenticato gli operatori sanitari- ha osservato rivolto a degli infermieri con striscione- Abbiamo fatto una cosa complessa, qui è arrivato per prima forte il contagio. Nicola Ciccomascolo lo abbiamo perso in combattimento”.
E ha terminato: “Manca solo un voto. Un voto per vincere. Dobbiamo crederci. Scendete in campo stavolta prendete in mano la bandiera della Puglia andiamo a vincere. Questa cosa è possibile e da Foggia è ancora più bella questa battaglia. Viva la città di Foggia, viva la provincia di Foggia, noi ci siamo”.