Complessivi 27 anni e 9 mesi – con pene da 3 a oltre 6 anni di reclusione – per la banda di rapinatori foggiani. Si è chiuso così il processo d’appello “Cavallo di Troia”. Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione per delinquere; 3 rapine ai danni di bar e tabaccherie; 3 furti messi a segno e/o tentati in città sempre ai danni di bar, rivendite di tabacchi e un distributore di benzina; furto e ricettazione d’auto; per fatti avvenuti tra luglio e settembre 2018. In primo grado – sentenza pronunciata dal gup del Tribunale di Foggia il 23 ottobre del 2019 al termine del rito abbreviato – ci furono una assoluzione e 5 condanne a complessivi 42 anni e 8 mesi di reclusione. Contro quel verdetto – riporta la Gazzetta del Mezzogiorno – c’era stato l’appello dei difensori dei 5 condannati.
6 anni e 8 mesi a Michele La Gatta, 64 anni, riconosciuto colpevole di associazione per delinquere, 2 rapine, 1 furto a segno e 2 falliti, furto e ricettazione d’auto (in primo grado fu condannato a 9 anni e 4 mesi). Stessa pena – 6 anni e 8 mesi – per Giovanni Pompa, 34 anni, riconosciuto colpevole di associazione per delinquere, 2 rapine, 1 tentativo di furto, 1 furto d’auto e 2 ricettazioni d’auto (in primo grado anche lui condanna a 9 anni e 4 mesi). Ridotta a 6 anni e 2 mesi la condanna per Vincenzo Colucci, 21 anni, riconosciuto colpevole di associazione per delinquere, 3 rapine, 1 tentativo di furto, 1 furto d’auto e 2 ricettazioni (in primo grado gli furono inflitti 8 anni). Condannato a 4 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione Lorenzo Valente, 46 anni, colpevole di associazione per delinquere, 1 rapina, 1 furto, 1 tentativo di furto, 1 furto d’auto e ricettazione (9 anni e 4 mesi in primo grado). Infine, inflitti 3 anni, 11 mesi e 10 giorni a Michele Arcangelo Gaudiano, 26 anni, condannato per associazione per delinquere, 1 rapina, 1 furto e 2 tentativi di furto, e assolto da un’ulteriore imputazione di concorso in rapina e ricettazione d’auto: in primo grado il gup gli aveva inflitto 6 anni e 8 mesi.
Colpi in serie nelle tabaccherie
Nel maggio 2019, la squadra mobile di Foggia, al termine di una articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, sgominò un’associazione finalizzata alla commissione di rapine, furti e reati contro il patrimonio in genere. L’attività investigativa prese le mosse da una rapina, avvenuta a Foggia il 26 luglio 2018 ai danni di una rivendita di tabacchi di via Lucera. In quella circostanza, quattro soggetti, armati e travisati, fecero irruzione nella tabaccheria e, dopo aver brutalmente aggredito il titolare, si impossessarono di numerosi tagliandi “Gratta e Vinci”.
Il 22 agosto successivo, con identiche modalità rispetto alla rapina precedente, gli stessi soggetti, ancora armati e travisati, entrarono in azione in via Guido D’Orso, impossessandosi di numerose stecche di sigarette, tagliandi “Gratta e Vinci” e del denaro contenuto all’interno della cassa. Il 9 settembre, sempre dell’anno scorso, ancora a poche ore di distanza l’una dall’altra, lo stesso gruppo criminale dapprima portò a compimento un furto presso il bar “Dolce Sorriso”, in viale Ofanto, sottraendo anche in questa occasione il denaro custodito in cassa e svariati tagliandi della lotteria “Gratta e Vinci”, e poi il giorno seguente, tentò di introdursi, durante la notte, nel bar tabacchi ubicato sulla Statale 89 Foggia-Manfredonia, non riuscendo nell’intento soltanto grazie al rapido intervento delle Forze di polizia.
L’escalation criminale del gruppo di rapinatori proseguì una decina di giorni più tardi, il 19 settembre 2018. Alle prime luci dell’alba, con ormai acquisita sistematicità quattro soggetti, anche questa volta armati e travisati, si introdussero all’interno di un bar tabacchi sito nel tratto foggiano della SS 673. impossessandosi del registratore di cassa contenente 800 euro, numerose stecche di sigarette e tagliandi “Gratta e Vinci”.
La comparazione delle scene del crimine, anche grazie all’ausilio di personale specializzato della Polizia Scientifica, la meticolosa analisi delle immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza dei luoghi in cui i reati erano stati posti in essere, nonché da quelli situati nelle loro adiacenze, la comparazione delle celle telefoniche attivate e l’avvio di ulteriore attività tecnica, condussero gli investigatori all’identificazione dei responsabili.