Operazione “Bios” della Guardia di Finanza di Bari. Sono 16 le persone destinatarie di misure cautelari (7 agli arresti domiciliari e 9 con obbligo di dimora). Confische nei confronti di 4 società e di 22 persone fisiche tutte della provincia di Foggia, per un profitto illecito conseguito sino alla concorrenza di circa 26 milioni di euro. Si tratta di reati ambientali inerenti al traffico di rifiuti. Guai per le società della famiglia Montagano che avrebbero abusivamente trattato almeno 240mila tonnellate di rifiuti conferiti da imprese campane, pugliesi e dai Comuni di Chieuti, Serracapriola, Lucera e San Severo.
Sigilli a 255 terreni agricoli per una superficie complessiva di 353 ettari, a 48 immobili, 4 complessi aziendali, quote societarie, conti correnti, depositi finanziari e automezzi. Disposto anche il sequestro “impeditivo” dei beni impiegati per la realizzazione delle violazioni ambientali, cioè i terreni e i mezzi di trasporto e movimento, per un valore di oltre 3 milioni di euro. Nell’indagine, avviata nel 2015 e conclusa nel 2018, è stato ricostruito solo un quinto della complessiva mole di rifiuti trattati. I documenti di trasporto falsificati non permetterebbero di ricostruire con precisione l’intera “filiera” del trattamento e smaltimento. Oltre ai documenti di trasporto, anche molte certificazioni in possesso delle aziende coinvolte sarebbero stati falsificati. Peraltro, veniva realizzato finto fertilizzante e rivenduto ad ignari clienti che lo utilizzavano nelle proprie aziende agricole. Questo non permetterebbe di ricostruire con precisione la “mappa” dello smaltimento nei terreni della Capitanata.
Da Bari, inoltre, fanno sapere che una parte dello smaltimento avveniva in discariche abusive ricavate in terreni appositamente acquistati negli anni dalle stesse società coinvolte nell’operazione e situati prevalentemente nell’agro di Lucera. Una gestione in house, insomma, che permetteva di creare un doppio binario di ricavi: da una parte il pagamento del conferimento dai Comuni e società per il conferimento, dall’altro il mancato “costo” per lo smaltimento secondo legge. Complessivamente, il profitto per società e persone fisiche ammonta a 26 milioni di euro. Le indagini sono state coordinate dai pm Renato Nitti, Marco D’Agostino e Marco Gambardella.