“In questi mesi per noi l’ULEPE è stata una seconda casa, una seconda famiglia. Ci siamo sentiti accolti, abbiamo avuto modo di farci conoscere e comprendere gli altri partecipanti, ci siamo confrontati”. Nelle parole di alcuni dei partecipanti alla seconda edizione di “SOLE (Sentieri Oltre L’Esecuzione)”, il senso del progetto realizzato – a partire da giugno 2019 – nella sede dell’ULEPE Foggia, l’Ufficio locale di Esecuzione Penale Esterna diretto da Mirella Malcangi e concluso il 17 dicembre scorso. Dopo i saluti del direttore, il pomeriggio si è aperto con la presentazione del libro “Solo Mia” di Annalisa Graziano, giornalista, operatrice CSV Foggia e assistente volontario dell’ULEPE.
Il volume raccoglie storie di donne dal carcere e non, racconti reali riportati all’interno di una cornice di fantasia che mettono al centro storie incredibili, fatte di violenza subita e a volte taciuta, attese tradite, affetti soffocati e speranze. Storie di dolore ma anche di svolte e di rinascita, che affrontano temi delicati come la maternità, il rapporto con i familiari, la detenzione, l’abuso: a trionfare, però, è l’importanza dei legami, del riconnettersi alla società e alle relazioni, nonostante i traumi vissuti.
E delle vie d’uscita dalle trappole della violenza ha parlato, nel suo breve intervento, anche Laura Ciapparelli, criminologa di Impegno Donna, associazione foggiana che gestisce due importanti servizi con personale specializzato: il Centro antiviolenza “Telefono Donna” e “Uomini Oltre la Violenza” – con chi ha agito violenza domestica – sia nel carcere di Lucera che all’ULEPE Foggia.
Il pomeriggio è proseguito con un momento di riflessione sul percorso progettuale che ha coinvolto una decina di detenuti domiciliari. I partecipanti hanno raccontato ai presenti le proprie esperienze con i volontari dell’ULEPE Maria Eugenia Di Carlo, Michele Forti, Annalisa Graziano, Angela Malizia e Luigi Talienti, supervisionati dai funzionari del Servizio Sociale dell’Ufficio.
All’evento conclusivo di SOLE hanno partecipato anche alcune studentesse in Alternanza scuola-lavoro, familiari dei partecipanti al progetto, il direttore della Caritas di San Severo, don Andrea Pupilla, assistenti sociali, agenti penitenziari e funzionari amministrativi dell’ULEPE e docenti e studenti dell’IPSSAR “M. Lecce” di San Giovanni Rotondo che hanno offerto un ricco buffet, sulle note musicali del sax suonato da uno dei detenuti domiciliari.
“La detenzione – spiegano gli operatori coinvolti – causa l’interruzione, improvvisa, delle relazioni affettive e familiari. La detenzione domiciliare, che spesso segue quella in carcere, obbliga ad una permanenza forzata e continuata in casa, con la difficoltà di ricostruire le stesse relazioni. Molti detenuti domiciliari non riescono facilmente a socializzare problemi e carenze, a ritrovare senso e responsabilità personale nell’ambito delle relazioni affettive e a esprimere le proprie emozioni. Il Progetto “SOLE” ha affrontato queste tematiche, anche nell’ottica del mutuo aiuto. Grazie alla scrittura, al dialogo e a giochi di ruolo i partecipanti sono stati aiutati ad esprimere le proprie emozioni: un’opportunità troppo spesso negata nel loro sociale”.