Mancato rispetto degli obiettivi intermedi, Comune di Foggia “rimandato” dalla Corte dei Conti. Il bubbone tributi

Pur rilevando alcune inadempienze, i giudici esprimono un giudizio nel complesso soddisfacente in merito alla stato di attuazione del piano di riequilibrio. Chiesta maggiore chiarezza nella documentazione

I giudici contabili della sezione regionale della Corte dei Conti, presieduta da Maurizio Stanco, nell’ultima deliberazione relativa al primo semestre del 2019 sul controllo al Piano di Rientro del Comune di Foggia ripercorrono i vari step del ripiano delle rate di ammortamento del mutuo dal 2014 al 2022 per il finanziamento delle passività pregresse, partendo da come era stato mudulato il piano iscritto per 33.086.873 milioni di debiti fuori bilancio, 32,7 milioni per passività per contenzioso e 18 milioni per passività di parte corrente, con un disavanzo di amministrazione datato 2012 di 34,5 milioni di euro. Nelle 28 pagine di analisi fanno un po’ la storia dell’andamento del Piano di Rientro.

I CONTI NEGLI ANNI

Sia il secondo sia il terzo monitoraggio parziale del 2015 avevano evidenziato un mancato raggiungimento degli obiettivi parziali. Sulla decisione pesava il fardello di Amica. Nel 2017 la Corte parlò della presenza “di gravi criticità e di una situazione di incertezza e confusione contabile”. In particolare segnalava “l’imponente massa debitoria superiore a quella prevista e la profeessiva erosione delle disponibilità liquide, affiancata da una progressiva ed ingente riduzione delle entrate tributarie riscosse”. La Sezione aveva dichiarato, in pieno caos Aipa Mazal, col Comune intento ad internalizzare i servizi, che “l’omesso recupero del divario maturato rispetto agli obiettivi previsti e il mancato superamento delle crticità avrebbero potuto determinare l’accertamento di un grave mancato rispetto degli obiettivi del piano”.

Arriviamo al quinto monitoraggio, per il secondo semestre del 2016, per il quale la Corte accerta ancora delle difficoltà in seno alla riscossione dei tributi, per il 2017 aveva richiesto anche una anticipazione di cassa ad UniCredit con deliberazione di giunta del novembre 2016 pari a 3/12 delle entrate accertate di 33milioni di euro. Ma nel 2017 tale anticipazione non risulta utilizzata. Mancava anche l’incasso di alcune alienazioni di terreni effettuate nel 2015.

Al settimo monitoraggio, il Comune aveva tentato di mettersi in pari fornendo parzialmente della documentazione, anche se il Collegio dei Revisori aveva stigmatizzato ancora la contabilità dell’Ente parlando di “confusione contabile”.

Il peggioramento della situazione di cassa rispetto agli esercizi 2015 e 2016 con circa 1 milione di euro in meno rispetto alle stime era stato compensato da un miglioramento della capacitò della riduzione della massa passiva e della capacità di riscossione. Erano però aumentati i tempi di pagamento, come fecero notare molti dall’opposizione in quegli anni: 86,43 giorni nel settembre 2017 rispetto ai 74,85 dell’anno precedente. Restavano immutate le passività pregresse: Amica, Hera. All’ottavo monitoraggio nei primi mesi del 2018 risultavano confermate alcune criticità: scarsa capacità di riscossione, riduzione della liquidità. Ma veniamo all’oggi. La Corte in agosto 2019 ha ricevuto la diverse relazioni dell’Organo di revisione dalle quali emergono dati contrastanti. La conclusione attuale dei giudici contabili è abbastanza dura.

LO STATO ATTUALE  

Lo stato della cassa al 30 giugno 2019 vale 27,6 milioni di euro e scrive la Corte, “risulta gravato da vincoli e debiti”. La liquidità è di gran lunga diminuita rispetto al passato rispetto alle risorse vincolare pari a 34,9 milioni di euro. “Sono da ricostituire al momento 7.351.857 milioni di euro e il Comune rischia di trovarsi senza risorse sufficienti in caso di esito sfavorevole del contenzioso con Amica, di importo ben più elevato di quello previsto e risulta confermato il dato relativo alla scarsa capacità di riscossione delle entrate comunali”.

Non si conosce inoltre la vera mole dei debiti fuori bilancio, non si riesce ad individuare quali fossero stati già riconosciuti e pagati e quali ancora da pagare. La Corte lascia uno spiraglio sui debiti, quando dice che, secondo la relazione fornita dal Comune, si tratta di passività tutte da riferire ai periodi precedenti al 2013 addirittura. La somma stanziata di 3,2 milioni dovrebbe bastare dunque.

C’è poi tutto il bubbone dei tributi, da Gema fino a Mazal. 117 domande di cartelle/ingiunzioni di pagamento sono state presentate e sono stati acquisiti 464 versamenti spontanei dai debitori per complessivi 170mila euro, ma non è stato fornito, scrive la Corte, dall’Ente un aggiornamento della situazione al 30 giugno 2019. Su Aipa Mazal sono stati recuperati circa 641mila euro di tributi non riscossi sui 842mila acquisiti nel monitoraggio. Ici e Imu risultano ancora non pagate.

Sull’alienazione, che non si deve dimenticare è stato l’escamotage grazie al quale il Comune è rientrato nel piano, ci sono dati allarmanti. Negli scorsi anni l’Ente ha alienato 200 ettari in zona Borgo Incoronata, senza riscuotere i circa 787mila euro previsti dalla vendita. La sola Pasqualina Maruotti deve al Comune ancora 410mila euro. Nei confronti della signora, spiega la Corte dei Conti, non è stata avviata nessuna azione legale. “Una situazione che incide in maniera negativa sulla realizzazione del piano”. La Corte chiede conto per le prossime relazioni di un aggiornamento sui beni immobili.

Il Comune è gravato anche da vecchissime storie di mala amministrazione degli anni Ciliberti/Mongelli. Dall’Ici fino al 2008 al contenzioso Unieco Intini di epoca Aimola, per la realizzazione dell’impianto di biostabilizzazione. L’azienda salentina chiede 6,67 milioni di euro. Il Comune ha formulato una proposta transattiva che riconosce solo il 10% della quota capitale. La Corte chiede un dettagliato report sulla questione, che è rimasta appesa senza ulteriori informazioni.

Aumentano i fitti passivi con 33 locatori. Da 2,2 milioni nel 2011 a 2,6 nel 2018. Mentre i mutui passivi accesi per la piscina comunale e per lo stadio ammontano a 3,352 milioni di euro.

Tra le note positive i revisori hanno attestato che l’obiettivo previsto nel Piano per il 2018 risulta contabilmente conseguito in quanto la quota di disavanzo destinata al ripiano è stata pari a 13,6 milioni di euro, superiore di 7 milioni circa rispetto a quello previsto dal piano. Una somma uguale e simile a quella della mancata liquidità di cassa. Tuttavia fra le somme accantonate è stato previsto un fondo contenzioso di 5,5 milioni sulla cui congruità, scrivono i giudizi, non è stata fornita dall’ente nessuna indicazione.

Aumenta infine la situazione debitoria dell’Ente nei confronti di Ataf e Amiu, verso la quale il Comune ha un debito di 1,171 milioni di euro (che plausibilmente potrebbe afferire alla locazione dell’immobile della sede perso all’asta).

Nelle conclusioni la Corte dei Conti è cauta. Rileva infatti che pur non essendo stati rispettati gli obiettivi intermedi ed accertando la presenza di gravi criticità, il Comune è ancora in uno stato di salute e ordina al collegio di revisori e agli uffici di fornire tutte le documentazioni richieste entro il 31 dicembre 2019.

“Il deteriore scostamento dei risultati di bilancio reali rispetto a quelli pianificati affinché possa essere causativo del dissesto, deve essere rilevante in termini di durata (almeno un esercizio finanziario ossia due semestri) ed intensità e comunque tale da rilevare una definitiva compromissione della capacità di risanamento dell’Ente. Ed infatti pur rilevando il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi intermedi, la Sezione regionale può esprimere un giudizio nel complesso soddisfacente in merito alla stato di attuazione di un piano di riequilibrio, richiedendo, in ogni caso all’ente di adoperarsi ai fini del conseguimento di tutti gli obiettivi”, si legge.