Gli agenti del reparto di Polizia Penitenziaria di Foggia, durante l’attività di contrasto e prevenzione all’introduzione di sostanze stupefacenti, alcuni giorni fa hanno smascherato il tentativo, perpetrato da un parente di un detenuto, di introdurre della droga in carcere.
Pochi giorni fa, infatti, il personale in divisa ha rinvenuto un pezzo di sostanza stupefacente di circa 30 grammi di hashish ben occultati tra gli indumenti di un familiare di un detenuto che si accingeva ad effettuare un colloquio all’interno della carcere. Grazie all’ausilio delle unità cinofile della Polizia Penitenziaria del distaccamento di Trani e la professionalità del personale in servizio nel settore colloqui ed in particolar modo quello adibito ai controlli sui familiari, si è riusciti ad impedire il passaggio della sostanza.
Va aggiunto che nella giornata di ieri un detenuto italiano con gravi problemi psichiatrici è riuscito a salire su un muro adiacente al passaggio, poi fatto scendere senza non pochi problemi e bloccato successivamente dai baschi azzurri, scongiurando cosi conseguenze ben più gravi.
Gran plauso va a tutto il personale di polizia penitenziaria da parte del vice segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP. Daniele Capone, dichiara inoltre che benchè sott’organico, in pieno periodo estivo e con i numeri sempre più risicati, il personale in servizio nella Casa Circondariale di Foggia, risponde a tutte le esigenze e stimoli di sicurezza.
Per scongiurare ulteriori tentativi di introduzioni di sostanze all’interno del carcere, verranno rafforzati i controlli in tutti i punti nevralgici dell’istituto e chiesta una presenza quotidiana delle unità cinofile nelle fascie orarie destinate ai colloqui. Ben consapevole che la priorità è garantire la sicurezza all’Interno del carcere ,oggi il personale di Polizia Penitenziaria viene sempre più spesso chiamato a gestire detenuti con problemi psichiatrici.
Il vice segretario generale Daniele Capone a gran voce continua dicendo: “A Foggia ci vuole personale giovane e adeguati sistemi di videosorveglianza per scongiurare l’introduzione di sostanze non consentite dall’esterno e prevenire incresciosi atti che sempre più spesso vedono vittime poliziotti penitenziari oggi oramai cinquantenni o prossimi alla pensione”.