Da due anni al Parco Nazionale del Gargano è partito il progetto di contratto di foresta. La mancanza di pianificazione delle risorse forestali all’interno del Parco ostacola uno sviluppo organico e condiviso delle sue enormi potenzialità. Il bosco e il sottobosco rappresentano una biodiversità straordinaria, da mettere a frutto, un habitat ricco e vario, un autentico mosaico di ambienti concentrati in un territorio così ristretto, che fanno del Gargano più un’isola che un monte, che peraltro raggiunge solo i 1.065 metri col monte Calvo. Il pregiatissimo patrimonio forestale con le faggete della Foresta Umbra, uniche in Europa per il loro aspetto maestoso e l’elevata biodiversità divenuta riconoscimento quale patrimonio dell’umanità all’UNESCO, sono state oggetto di una conferenza stampa pubblica a Palazzo Dogana, con i rappresentanti del Parco Nazionale del Gargano, dell’Università di Foggia, del Cnr, del Consorzio di Bonifica del Gargano e con i progettisti della sottomisura 16.2 del Confat.
L’imprenditore forestale di Confcooperative e consigliere camerale Mario De Angelis ha spiegato la necessità di un patto col mondo della ricerca per sostenere un progetto che migliori la performance della foresta e del bosco. “Con la nostra candidatura alla misura 16.2 chiediamo la possibilità di sperimentare un software che permette di rispondere alle esigenze di una scarsa pianificazione forestale. Si tratta di una piattaforma che interagisce col Pptp e con gli altri documenti per una pianificazione integrata”, ha rilevato. Il mondo forestale ha subito la scarsa presenza di una strumentazione che mettesse in rete tutte le varie ricchezze del bosco. Dalla pianificazione forestale, secondo De Angelis promotore dei villaggi avventura e delle case sull’albero, si può interpretare la multifunzionalità del bosco per attività turistiche e ricreative che diano valore aggiunto alle aree interne della Montagna Sacra.
Ha parlato di bioeconomia il vicepresidente del Parco, Claudio Costanzucci, sindaco di Cagnano, accompagnato dalla direttrice Carmela Strizzi, in odor di riconferma nel suo ruolo dopo la terna dei direttori inviata al Ministero.
“Pensare ad una gestione forestale sostenibile è un passo in avanti che i Parchi devono fare. Non parliamo di un taglio indiscriminato del bosco, vogliamo alimentare un’economia dei prodotti del bosco, il contratto di foresta è un primo passo”, è stato il suo commento. Costanzucci ha citato anche gli ultimi documenti di Legambiente, associazione ambientalista a cui è fortemente legato dal punto di vista politico.
Per Legambiente, infatti, occorre “rispondere con urgenza ai fabbisogni dell’industria italiana di trasformazione dei prodotti legnosi che, pur essendo la prima in Europa, oggi arriva ad importare l’80% della materia prima di origine forestale”. Sono 11,8 milioni, gli ettari di foreste in Italia.
A livello internazionale, si fa riferimento agli obiettivi di Sviluppo sostenibile approvati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. Filiere corte agro-forestali, bio-edilizia, qualità e la certificazione dei prodotti forestali, trasparenza e legalità delle produzioni legnose, acquisti verdi e prodotti Made in Italy sono le parole d’ordine dell’associazione.
Per la salvaguardia e valorizzazione dell’enorme patrimonio forestale, diventa urgente disporre di strumenti di pianificazione per rispondere alla funzione delle aree forestali: contrastare il cambiamento climatico, conservazione della biodiversità, funzionalità suoli e altri servizi ecologici e sociali della selvicoltura e agricoltura montana finalizzati ad attivare processi di sviluppo legati alla green economy. La soluzione proposta oggi è la realizzazione di un progetto di pianificazione forestale di area vasta per attivare un processo finalizzato dialogare con i proprietari e gestori forestali per realizzare la pianificazione forestale attraverso un processo condiviso e l’ideazione di una metodologia innovativa finalizzata a condividere i processi decisionali e le linee di indirizzo.
Ma cos’è davvero il contratto di foresta e come si esplica? Il rischio per molti è che si creino sacche monopolistiche di gestione del sottobosco, laddove invece il patrimonio agroforestale è da secoli un bene comune, in uso civico demaniale per i cittadini delle comunità boschive.
“Per ora c’è una fase di sperimentazione della qualità del legno- ha detto Costanzucci a l’Immediato– la proprietà dei boschi non è del Parco, ma comunale e regionale e bisognerà passare per i percorsi regolari, serviranno bandi pubblici per un’attenzione pubblica, ma non dobbiamo spaventarci di collaborare col privato. La stragrande maggioranza dei boschi in Italia sono privati, stimolare la connessione tra il pubblico e il privato è un nostro obiettivo”. A tal proposito il Cnr rappresentato da Ciro Galeone gestirà le informazioni che confluiranno in un sistema di gestione dati per il contratto di foresta, per produrre delle mappe e delle analisi integrati dei dati.