I Centri Padre Pio alzano il tiro con la manager del Vaticano. Filoni: “Ora potenziamo ricerca”

Sarà prezioso il contributo di Mariella Enoc, manager di lungo corso e presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma

I Centri Padre Pio di San Giovanni Rotondo provano ad alzare ulteriormente l’asticella dell’eccellenza sanitaria. La riconferma di frate Francesco Colacelli alla presidenza della fondazione e i nuovi ingressi nel Consiglio di amministrazione, sono due evidenti segnali della volontà di edificare strade nuove sulle fondamenta costruite negli ultimi anni. Grazie anche al prezioso contributo che potrà arrivare da Mariella Enoc, manager di lungo corso e presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Al momento, uno dei nomi più affidabili per la Santa Sede in sanità. Abbiamo sentito il parere del direttore sanitario dei Centri, Serena Filoni. 

Dottoressa, qual è il tracciato che dovrà seguire la fondazione per consolidare la propria posizione di riferimento nella riabilitazione?

Quella del nostro core competence: innovazione tecnologica e riabilitazione con apparecchi robotici. L’esperienza acquisita negli ultimi 8 anni ci posiziona tra le strutture più ricercate tra l’Italia e l’estero dai pazienti che trovano in noi competenza, tecnologia e sopratutto umanità nelle cure.

Quale potrà essere il valore aggiunto portato dalla Enoc?

È un medico, un manager, una donna di grandissima esperienza, stimata dal mondo sanitario e conosciuta nel settore della riabilitazione. Il suo contributo è quello esperienziale aggiuntivo rispetto all’attuale management. La sua presenza inoltre dovrebbe accelerare il consolidamento nei rapporti con altre realtà sanitarie finalizzate alla ricerca clinica e al miglioramento di processi e servizi. Finalmente il management della Fondazione avrà anche nel CdA interlocutori in grado di comprendere ogni aspetto di gestione che appartiene ad una organizzazione sanitaria del nostro livello, così esclusiva, così specifica. 

Perché è importante la riconferma di fr Francesco Colacelli nel percorso di consolidamento dei risultati raggiunti e cosa si dovrà fare per alzare ulteriormente l’asticella?

Alla luce delle scelte operate dal consiglio provinciale dei frati minori cappuccini, era necessario dare continuità al percorso intrapreso 8 anni fa, visti i risultati raggiunti. Quindi almeno un componente della precedente governance doveva assicurare questa continuità. La scelta è ricaduta sulla persona che rappresentava l’apice e la condensazione di tutti i contribuiti dati nel periodo da ognuno dei componenti del cda. Naturalmente, come ogni gestione aziendale, la precedente governance ha ideato, pianificato e realizzato: c’è qualcosa di pianificato che non è stato ancora realizzato. In merito agli sforzi da profondere per raggiungere ulteriori traguardi di qualità erogativa, resta in piedi l’obiettivo di portare i presidi distribuiti sul territorio (spoke T) allo stesso livello qualitativo del nostro presidio d’eccellenza “Gli Angeli di Padre Pio”. Ci sono professionisti di notevole levatura scientifica, di una umanità disarmante, di un entusiasmo inappagato: dobbiamo creare le condizioni per dotare anche il territorio di tecnologie finalizzate a migliorare la qualità della vita delle persone bisognose di cure riabilitative. 

Per chiudere, una domanda calcistica: la fondazione è cedibile?

No, per ciò che ho sentito negli ultimi anni e fino ad oggi, per i risultati raggiunti, per la mission, per il sorriso strappato ai nostri pazienti, per un prosecco bevuto finalmente in piedi dopo 20 anni di carrozzina, per i bambini che hanno iniziato a camminare, a deglutire, a parlare, per i pazienti che sono tornati a guidare ed essere autonomi a casa, e per tante altre azioni, attività ed emozioni che hanno scandito i risultati raggiunti. No, perché questa “squadra” è fatta di molti Totti e Del Piero e pochi Ibrahimovic. No, perché quegli stessi giocatori che amano orgogliosamente la propria maglia e la difendono, che credono fortemente nel progetto sacrificando a volte tempo libero, affetti e famiglia… Forse non farebbero lo stesso se avessero davanti un “freddo imprenditore” che non porta il saio che aveva addosso Padre Michele quando concretizzò un sogno. No. Non ci sarebbe più la stessa “magia”.