Omicidio Piserchia a Foggia, braccialetto elettronico e scarcerazione per l’assassino

A maggio di quest’anno, Donato Alberto Riccio fu condannato a 14 anni e 4 mesi di reclusione

Ha ottenuto i domiciliari ma dovrà lasciare la provincia di Foggia, con braccialetto elettronico, Donato Alberto Riccio, 34enne condannato in primo grado per aver ucciso il suo coetaneo Pompeo Piserchia durante una violenta lite avvenuta in uno stabile di via San Giovanni Bosco, nel capoluogo dauno, il 26 agosto 2016. Accolta l’istanza di Michele Sodrio, legale di Riccio. La cessazione del pericolo di inquinamento prove e l’episodicità del delitto, hanno convinto il giudice ad attenuare le esigenze cautelari.

I fatti

A maggio di quest’anno, Donato Alberto Riccio fu condannato a 14 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio Piserchia. 20 anni di carcere era stata la richiesta del pm Giovanni Gallone nel gennaio precedente.

La vittima fu accoltellata e uccisa la sera del 26 agosto di due anni fa a seguito di uno scontro per futili motivi riguardanti il parcheggio dell’auto (ma tra i due non correva buon sangue da tempo). Una rissa con tragico epilogo, sul pianerottolo della vittima, in una palazzina di via San Giovanni Bosco, zona via Lucera. Riccio, ritenuto vicino alla batteria dei Moretti-Pellegrino e con precedenti per estorsione, si difese così davanti al giudice: “Ho agito per legittima difesa. Mi ha aggredito con un pugno, in seguito ha estratto un coltello dal marsupio. Piserchia mi ha detto: ‘ti uccido’. Poi abbiamo avuto una colluttazione. Entrambi impugnavamo una lama. Non ricordo altro”.

Piserchia morì durante il trasporto in ospedale, a causa delle sei coltellate, molto profonde, inferte da Riccio. Per quest’ultimo, invece, solo un taglio alla mano. Dopo lo scontro con Piserchia, l’omicida trovò rifugio a casa della madre dove la polizia lo raggiunse. “Ero sotto choc”, disse agli agenti.

La difesa puntava sulla legittima difesa e in subordine ad una pena ridotta al minimo con il riconoscimento di attenuanti generiche. Per l’accusa andava invece esclusa l’aggravante dei futili motivi in quanto l’omicidio avvenne nel corso di un litigio e fu quindi questa colluttazione la mossa psicologica che armò la mano dell’imputato, e non il litigio per il posto auto condominiale avvenuto 48 ore prime.

Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come