I timori dei vecchi agricoltori tradizionalisti, che in provincia di Foggia hanno sempre preferito trattenere il loro grano in conto deposito in attesa del rialzo dei prezzi, si stanno avverando tutti. Sempre più contratti di filiera del pastificio Divella, che nel novembre scorso con la intermediazione di Coldiretti aveva siglato circa 700mila contratti, vengono stracciati, dal momento che l’azienda ritiene il grano non conforme ai patti. Con un basso specifico e spesso delavato, a causa delle piogge della fine di maggio e inizio giugno, che ha causato una perdita di colore nel chicco.
Non solo Divella, però. Sui Monti Dauni anche Casillo, che nei mesi scorsi si è lanciato nell’operazione dell’acquisto della cooperativa di Borgo Libertà, sta inviando indietro partite di grano, dichiarando di non poter rispettare i contratti. “Lo paghiamo a prezzo di mercato”, si sono sentiti dire più agricoltori tra Candela e Deliceto, che per tutta la campagna cerealicola si erano affannati a restare negli standard dettati dal disciplinare. Il prezzo di mercato per il grano duro “fino” con peso specifico 78 kg/100L, umidità 12%, spezzati max 6% farinosi 1%, bianconati fino al 20% e contenuto proteico minimo di 12,50% è parecchio basso, fermo, secondo l’ultimo listino e l’ultima quotazione di mercoledì scorso in Camera di Commercio a Foggia, a 22,5 euro, massimo 23 euro. Non va molto meglio per il bio quotato ad appena 36 euro al quintale. Dopo la polemica sull’inesistente grano “mandorlato”, si è introdotta la categoria del grano “slavato”, battuta a 22 euro al quintale e con peso specifico inferiore ai 77 kg/100 L.
Al danno anche la beffa per alcuni agricoltori che avevano creduto nella filiera attirati dall’aiuto ministeriale, perché la quota di sovvenzione prevista pari a 100 euro ad ettaro del Piano cerealicolo dell’ex Ministro Martina per chi siglava il contratto di filiera, è scesa ad 80 euro ad ettaro, per via di un surplus di richieste che ha sforato il plafond di finanziamento pubblico.
Sulla questione è molto schietto il dirigente di Coldiretti Michele Letizia, cerealicoltore con contratto di filiera con Grano Armando. “Ci sono notizie di partite di grano che erano buone ma che Divella non ha voluto pagare al prezzo pattuito nei contratti. Chi ha seguito Divella aveva preventivato un valore minimo del 14% proteine e 78 di peso specifico con 12,5 di umidità. Valori molto difficili. Di grano ce ne sta poco, la qualità è buona, non è vero che si è dilavato, ma siamo alle solite, non vogliono pagarlo”, osserva a l’Immediato.
Ad un maggior peso specifico del grano corrisponde un abbassamento delle proteine e viceversa: più è alto il contenuto proteico più il peso specifico del chicco scende, perché la proteina si concentra solo sulla crusca. Grano Armando, Barilla, La Molisana e Granoro stanno rispettando i patti, ma sempre con un occhio “furbo” alla coincidenza perfetta di tutti i parametri prestabiliti.
“Le proteine sono basse, per via della pioggia, ma bisogna far capire ai pastifici che la qualità la vogliamo fare, noi ci impegniamo a rispettare tutto quello che ci impongono, usiamo i prodotti che dicono loro, ma al momento della trebbiatura ci devono riconoscere il nostro impegno, il nostro lavoro. Non possono proseguire nel discorso di tenere basso il prezzo, i contratti di filiera la Coldiretti li ha portati avanti, ma va rispettato il lavoro degli agricoltori”, conclude Letizia.
Guido Cusmai, olivicoltore e dirigente Giovani Coldiretti, è ancora fiducioso: “I contratti di filiera sono importantissimi contro le oscillazioni di prezzo, soprattutto per noi giovani che vogliamo investire nella nostra terra”.
“Divella non rispetterà i contratti – asserisce l’agronomo della pasta Dedicato Granoro, Fernando Di Chio – lui è noto per questi atteggiamenti, già 6 anni fa con Coseme si comportò in questo modo, ma c’è da dire purtroppo che esiste, per colpa delle piogge che ci sono state, una opacizzazione del chicco. Anche altri hanno mandato indietro qualche camion di grano. Il fenomeno del dilavamento c’è e con il dilavamento ed un minore peso specifico si riduce la qualità delle semole”.