Bidonville in provincia di Foggia: ad Apricena e San Severo si aggiungono Manfredonia e Lesina. Incognita Tor di Lama

Ok dei Comuni agli insediamenti dove saranno accolti i migranti stagionali con regolare permesso di soggiorno, ottenendo un finanziamento europeo

Lungo vertice giovedì in Prefettura a Foggia alla presenza del Prefetto Massimo Mariani e della commissaria dell’emergenza migranti e caporalato Iolanda Rolli con la Regione Puglia Sezione politiche per l’immigrazione ed Antimafia con alcuni sindaci e rappresentanti amministrativi della Pentapoli. Si ripresenta in Capitanata il problema del Gran Ghetto, che benché evacuato, sta nuovamente esplodendo. La bidonville del Tavoliere è stata parzialmente ricostruita. L’Ufficio del Governo, per dare seguito allo sgombero regionale, necessita di nuovi spazi per i moduli abitativi. Come è noto, i Comuni di Apricena e di San Severo hanno già dato la loro adesione agli insediamenti dove saranno accolti i migranti stagionali con regolare permesso di soggiorno, ottenendo un finanziamento europeo rispettivamente di 6 e 7 milioni di euro. Apricena in particolare ha ottenuto in cambio dei moduli l’assegnazione di fondi per la costruzione della circonvallazione occidentale e la piastra ferroviaria intermodale sulla linea garganica, che servirà a movimentare i rifiuti provenienti da molti comuni della provincia.

A San Severo i migranti saranno collocati in località Fortore con la realizzazione di un’area idonea ad  accogliere moduli abitativi e funzionali per dare ospitalità ai lavoratori e ai flussi stagionali di cittadini extra-comunitari, impiegati legittimamente in agricoltura. Il Comune amministrato da Francesco Miglio ha già validato il progetto sotto il profilo urbanistico con l’approvazione approvato in variante al PUG vigente. Già entro maggio o inizi di giugno saranno trasportati, posizionati e montati 100 moduli prefabbricati delle dimensioni di circa 2,44 x 6,05 ciascuno contenenti 4 posti letto per una capienza complessiva di circa 400 ospiti. Insieme alle casette saranno montati anche 10 moduli per servizi igienici, che saranno quindi esterni, modello campi da lavoro degli anni ‘50/60, un modulo per servizio infermeria ed ufficio più una tendostruttura delle dimensioni destinata al consumo dei pasti con annessi 3 moduli cucina. Il tutto in un’area di 8mila metri quadrati, come si legge nelle deliberazione del Consiglio sanseverese. L’obiettivo dichiarato è quello “di migliorare le condizioni di soggiorno per offrire un’accoglienza dignitosa per il lavoro regolare dei migranti in agricoltura ed, in via correlata, la chiusura definitiva del  “gran ghetto” situato in agro di San Severo”.

Non quindi delle case messe a disposizione dei migranti nella loro piena autonomia, ma ancora dei villaggi “assistiti”, che secondo molti, con ogni probabilità, potrebbero diventare dei nuovi ghetti, soltanto un po’ più piccoli. Nulla esclude che i neo villaggi, che si costituiranno nei vari centri della Capitanata, come per il caso della pista di Borgo Mezzanone di fianco al Cara, possano essere circondati da superfetazioni illegali.

Sono critiche le formazioni di sinistra, con Rifondazione in testa. “Chiediamo chiarezza al sindaco Potenza e al sindaco Miglio. serve il coinvolgimento della popolazione in queste scelte. Non siamo contrari alla accoglienza ma non vogliamo creare altri ghetti. Vogliamo una soluzione definitiva”, rimarcano alla nostra testata.

Ad Apricena i moduli saranno simili a quelli già sperimentati a Nardò: 400 migranti saranno insediati a 15 km circa dal centro abitato, molto più vicino a San Paolo Civitate che alla città del marmo e della pietra.

Non sono però solo 3 in tutta Puglia i “villaggi”. Giovedì ha accettato i moduli abitativi anche Manfredonia. Il sindaco Angelo Riccardi a l’Immediato ha indicato anche la località, individuata nel Borgo Amendola. “Sul numero dei migranti che saranno accolti, non posso essere preciso”, ha ratificato.

Resta invece contrario il sindaco di Lucera Antonio Tutolo, che la scorsa estate si dichiarò “pronto a farsi arrestare” pur di non avere i moduli. Per l’agro lucerino, i terreni regionali su cui insediare i prefabbricati erano quelli vicini al Torrente Vulgano, in contrada Nocelli, situati in prossimità della Statale 17 e a pochi metri da due attività ricettive di grande valore turistico ed enogastronomico. Ma Lucera al momento resta fermamente decisa nel non accogliere l’insediamento.

I numeri di qualche mese fa individuavano una necessità di allocazione di almeno 1200 migranti in provincia di Foggia, da dividere in 3 insediamenti da 400 lavoratori. Ieri però è stata aggiunta anche una località lesinese nei pressi del conservificio, insieme a quella in agro foggiano. Si tratta sempre di Tor di Lama, nei pressi dell’istituto agrario, che ieri è stato teatro dell’inseguimento nei campi tra ladri di rame e metalli e forze dell’ordine.

Sul tema la neo associazione Apricena Borgo Rurale è netta. In Provincia, i tecnici assicurano che il plesso scolastico non sarà mai utilizzato per fini diversi dalla formazione, sia essa migrante o italiana, agricola o sociale, tuttavia ieri per gli altri moduli abitativi si è indicato ancora Tor di Lama. “Gli studenti italiani hanno il diritto allo studio e l’istituto agrario non può essere destinato ad altri usi- osservano dall’associazione alla nostra testata-la mancanza di fondi che lascia la scuola completamente incustodita alla mercé di ladri e vandali mal si concilia con questa grande disponibilità di fondi per progetti agli immigrati. Di questa grande opportunità restano in attesa i rom di Arpinova da ben 16 anni accampati dal Comune in condizione di emergenza a poche centinaia di metri dalla struttura scolastica. Ci rammarica come il prefetto non sia stata informata del profondo disagio in cui versa il territorio tale da non consentirle di aggiungere ulteriore disagio a quello già esistente. L’associazione contrariamente all’Arci, che si permette di giudicare senza conoscere i fatti, è costituita dagli abitanti della borgata che pur lavorando in condizione disperate la terra col proprio sacrificio e il sudore della propria fronte, da decenni si vede violare sistematicamente i propri diritti di cittadini dello Stato italiano”.