Il management di Amgas SpA ha appreso la notizia di pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia della Riscossione, ex Equitalia, ieri, in prima mattina. Solo nel pomeriggio il presidente del CdA, il commercialista Pierluca Fontana, ha dettagliato la situazione ai due dirigenti, Domenico Dragonetti responsabile delle Aziende partecipate del Comune di Foggia e a Carlo Dicesare, direttore dell’Ufficio finanziario. L’Agenzia ha comunicato alla banca di bloccare le somme a disposizione dell’azienda, pignorate. Sono indisponibili per l’Amgas delle somme liquide utilizzate per l’attività ordinaria. “Non ci hanno pignorato tutti i conti correnti”, puntualizza a l’Immediato il presidente Fontana.
Il contenzioso tributario
Nel 2006, 2007 e 2008 la Guardia di Finanza ha fatto delle verifiche fiscali al gruppo Amgas, da cui sono scaturite diverse contestazioni. Da una in particolare è nato un contenzioso per il 2007 con l’Agenzia delle Entrate. Il primo giudizio in Commissione Tributaria di primo grado è stato vinto dalla società Amgas, il secondo in Commissione tributaria regionale è stato vinto dall’Agenzia e ha notificato a maggio 2017 le cartelle di pagamento scaturenti da questa seconda sentenza. “Le stesse cartelle, si ricorderà, che ci hanno bloccato il giorno prima del piano di ristrutturazione del debito – ricorda Fontana -, parliamo del maggio 2017 quando noi avevamo perfezionato tutte le delibere con i creditori, ma due giorni prima dalla stipula dell’atto notarile, quando era tutto programmato, arrivano due cartelle dell’Agenzia. A fronte di queste cartelle, entriamo noi con la notifica della sentenza. Diamo allora mandato ad un professore tributarista, il prof Ficari di Roma, per fare un appello in Cassazione. Dopodiché chiediamo di deliberare anche sulla sospensiva della provvisoria esecutività della sentenza. Questa udienza che si è tenuta a gennaio 2018 e notificata a febbraio ha accolto la nostra istanza di sospensione condizionata però alla presentazione di una polizza assicurativa per l’intero importo pari a circa 5 milioni, compresi gli interessi”.
La risposta positiva è stata condizionata dalla polizza da presentare entro 45 giorni dalla data di notifica del dispositivo. “Il CdA ha prontamente attivato con l’Ufficio Approvvigionamenti e l’Ufficio Contabilità di incaricare broker assicurativi per il rilascio della polizza. Il primo contatto ci ha chiesto i bilanci per studiare la pratica, passati 10 giorni, ha detto: ‘no, è un po’ troppo alto il rischio, non lo accettiamo’. Allora abbiamo incaricato un secondo soggetto assicurativo: stessa situazione, si istruisce la pratica con tutti i documenti, ma anche per loro il rischio di una fideiussione di circa 5 milioni è troppo elevato. Contemporaneamente eravamo in procinto della scadenza dei 45 giorni”.
La tecnicalità era nota agli organi politici del Comune e ai dirigenti, ma tutti hanno dato per scontato, secondo Fontana, che si giungesse ad una polizza. Ma così non è stato. La difficoltà di accettare la polizza è oggettiva, nonostante l’azienda sia patrimonializzata e abbia di che spendere in termini di garanzia, con le sue reti.
“Col CdA abbiamo preso una decisione, abbiamo incaricato una terza ed ultima società assicurativa e contestualmente ci siamo detti che trascorsi i 45 giorni abbiamo valutato la procedura per la domanda di rottamazione, permessa dalla legge e mai scelta prima perché il contenzioso presentava una chance di vittoria del 50%”. Ma qual è il motivo della contestazione tributaria che riguarda ben tre esercizi, il 2006, il 2007 e il 2008?
Quelle scissioni, usate anche a livello fiscale
I fatti contestati riguardano il frazionamento e la scissione di Amgas nelle sue varie diramazioni colorate, Amgas Blu, Rosso e Viola, voluti dall’allora presidente Chicco Tavasci.
Le operazioni straordinarie di scissione in quel periodo generarono delle perdite fiscali e permisero a quel CdA di abbattere l’imponibile, si pagarono cioè meno tasse nel passato. Più che di finanza si trattava di una evidente necessità di separare allora le diverse aree di business di Amgas. Vendita, distribuzione e manutenzione. Nella separazione c’erano società in perdita e società in bonis, in utile, ma le perdite sono state utilizzate nel Gruppo dalla società in bonis per pagare meno tasse. La Guardia di Finanza ha disconosciuto l’abbattimento della perdita operato in quel modo “creativo” e ha chiesto di erogare quelle tasse che non erano state pagate in quegli anni, con sanzioni e interessi.
“Quando siamo arrivati noi – continua Fontana – i giudizi erano pendenti, erano stati già promossi dai miei predecessori, il 2006 è pendente in Cassazione, ma è stato già pagato integralmente, per cui se perdiamo non dobbiamo pagare nulla, se vinciamo ci devono restituire circa 1 milione di euro. Il 2007 è il giudizio che stiamo discutendo ora, e quando ci siamo insediati era giudicando il secondo grado. Noi CdA abbiamo subito passivamente la sentenza negativa del secondo grado, perché non ne eravamo attori. Mentre per il 2008, il nostro predecessore aveva già promosso il ricorso in Cassazione, affidandosi a due consulenti, il prof Fransoni e l’avvocato Fabio Verile. Il nostro CdA ha ereditato quindi il contenzioso 2006 in Cassazione, il 2007 in attesa di giudizio e il 2008 pendente in Cassazione, che pure vale circa 5 milioni, l’identica situazione del 2007”.
Il lato “positivo”
Fontana, nella sventura, trova delle positività. “Tutto questo ci agevola tantissimo nella chiusura del piano di ristrutturazione del debito, perché su un potenziale 5 milioni del 2008 più i 5 milioni del 2007, oggi con la strategia di chiudere, abbiamo una massa potenziale debitoria arretrata inferiore. Oggi è un vantaggio migliorare la situazione debitoria potenziale, perché ci presentiamo più leggeri, andiamo a chiudere un ulteriore contenzioso che dà respiro a tutti coloro che ci stanno valutando, dà un accelerata al nostro percorso”.
L’istanza di rottamazione, da presentare entro il 15 maggio e presentata dal CdA Amgas, vale circa 2,9 milioni di euro, con un risparmio complessivo di più di 2 milioni. Fontana ha comunque strategicamente tentato con un ultimo broker, nella speranza di ottenere la polizza, ma contemporaneamente ha presentato istanza di rottamazione. Il terzo broker non ha ancora risposto, mentre l’Agenzia delle Entrate ha attivato il pignoramento presso terzi alla scadenza di questo termine. “Di solito si muove nei 6 mesi, ma forse l’esposizione è così importante per loro che si sono mossi, sono stati così tempestivi da non ottenere la risposta dal terzo soggetto. Abbiamo presentato la domanda di rottamazione, che blocca i pignoramenti e ci fa ottenere un risparmio su quel potenziale e ci fa rinunciare al giudizio di Cassazione”.
La rottamazione delle cartelle
Il CdA, nominato dall’amministrazione Landella, con questa mossa evita il rischio per il contenzioso del 2007, rottamando 2,9 milioni anziché l’alea della perdita dei 5 milioni, ormai pignorati, e resta solo col 2008 ancora pendente. La strategia di condivisione è stata rappresentata al socio, nelle persone di Dragonetti e Dicesare, a cui sono stati spiegati i motivi dell’intervenuto pignoramento e per illustrare le strategie poste in essere dal CdA. I due dirigenti hanno anche firmato una scrittura, confermando di essere venuti a conoscenza di tutta la situazione, come mostra alla nostra testata web il presidente.
Ma non sarebbe preferibile pagare anche il prossimo contenzioso e rottamare la cartella del 2008? Il presidente sorride. “Se io avessi rottamato la cartella prima, sarei stato attaccato in maniera pesante, sarei stato lapidato perché non avrei concorso fino alla fine con un 50% di possibilità di vittoria. Perché far pagare, seppure con un notevole risparmio qualcosa di certo, se si può vincere?”
Eppure mantenere in essere un contenzioso costa molto, tra incarichi e consulenze. Con annessa premialità agli avvocati nel caso vincano la loro causa. Ad oggi la società nella chiusura di bilancio andrà a riaggiornare i fondi rischi e garanzie. “Abbiamo ereditato una situazione con degli accantonamenti precedenti, oggi dovremo verificare la congruità degli accostamenti”. Significa che erano inferiori all’entità del rischio?
La risposta è articolata, perché è vero che il fondo di accantonamento rischi inscritto dall’Amgas era inferiore alle somme pignorate o a quelle che potrebbero essere ancora perdute per il contenzioso 2008, ma la legge permette di acquartierare meno risorse. “Qui entriamo in tecnicismo – rimarca il presidente -, il codice civile in sede di chiusura di bilancio ti dice di acquisire un parere, che può essere espresso in probabilità, possibilità o certezza. Civilisticamente i fondi rischi vanno parametrati a tale giudizio, che ti dà il soggetto terzo, rappresentato dagli stessi avvocati. Essi hanno offerto un parere possibilista”. Insomma, il parere è stato tale che ha consentito di accantonare meno. Ma il fondo è comunque rispettoso della legge.
Il 20% di Amgas Blu
La rottamazione del contenzioso 2007, pari a 2,9 milioni, consente all’Amgas di presentarsi al tavolo della ristrutturazione del debito con una potenziale debitoria dimezzata, si riduce cioè l’alea delle perdite. Per il contenzioso del 2008 l’Amgas ha deciso di andare avanti, senza rottamare, c’è una sospensiva non condizionata dalla polizza, l’attuale CdA è in linea con la politica dell’ex amministratore unico Massimo Russo, perché ritiene di poterla spuntare. Al 50%. È chiaro che un domani anche questo contenzioso, qualora dovesse essere perso, potrà diventare oggetto di una nuova rottamazione.
La somma della rottamazione corrisponde quasi per intero all’anticipazione che il Comune aveva concesso all’Amgas. Dicesare aveva sollecitato l’azienda al rientro di quei 3 milioni circa. “Non si creerà nessuna difficoltà, ricordiamoci che noi abbiamo una partita straordinaria che è quella della vendita di Amgas Blu, che è in fase definitiva e conclusiva. Sono diversi mesi che stiamo dialogando e a breve avremo una entrata straordinaria che ci consentirà di onorare il debito nei confronti del Comune”.
Il consiglio comunale ha deliberato la vendita non al di sotto del prezzo già stabilità ai tempi della cessione dell’80% ad Ascopiave, ossia a 280 euro a pdr. Il prezzo è calcolato sul valore dei clienti. Oggi, con la liberalizzazione del mercato dell’energia, i clienti potrebbero avere un valore superiore al prezzo allora fissato, ma allo stesso tempo possono essere valutati come più fluttuanti ed incerti. E quindi di minor valore.
Il tavolo delle trattativa è un buon braccio di forza tra le parti, con Amgas rappresentata da un ingegnere del Nord, ex amministratore di Aon, selezionato con un bando pubblico . “Noi contiamo di superare i 280 euro”. Essendoci un compratore, come Ascopiave, che ha un diritto di prelazione e non ha concorrenti, non conviene all’acquirente accettare lo stesso prezzo o Ascopiave presenta un potere contrattuale maggiore? “Certo, potrebbe avere tutte le armi per abbassare il prezzo, ma noi contiamo di onorare al più presto il Comune rimborsando il debito e di avere una avere una accelerata per la chiusura del piano anticipato”.