Un cittadino egiziano arrestato e perquisizioni a tappeto, anche nella sede di un’associazione culturale utilizzata come base per la propaganda jihadista: l’operazione anti-terrorismo è stata eseguita a Foggia dalla polizia e dalla guardia di finanza.
Le indagini sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che da mesi tiene alta l’attenzione sul fenomeno, con espulsioni di migranti accusati di apologia del terrorismo avvenute a maggio, ottobre e dicembre. Nel corso dell’ultima inchiesta, denominata ‘Bad teacher’ e focalizzata sulla città di Foggia, è emersa la responsabilità di un egiziano di 58 anni, Mohy Eldin Mostafa Omer Abdel Rahman, con cittadinanza italiana, in una serie di condotte finalizzate a favorire l’Isis.
L’uomo, sposato con una donna italiana, teneva lezioni di religione ai bambini nel centro culturale islamico di Foggia, e sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni su internet, e da riscontri investigativi. Le indagini sono state condotte dalla Digos di Bari e Foggia con il supporto della Divisione centrale della polizia di prevenzione nonché dal Gico della guardia di finanza per quanto riguarda la parte patrimoniale. L’uomo è stato arrestato per associazioni ai fini di terrorismo e apologia del terrorismo. La sede dell’associazione culturale in cui operava e di cui era presidente – ‘Al Dawa’ – è stata perquisita e posta sotto sequestro preventivo. Così come tre rapporti finanziari, il tutto per un controvalore complessivo stimato in circa 370 mila euro. Perquisizioni personali e domiciliari sono state eseguite anche nei confronti di altre tre persone.
Tali mirati accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle baresi, sono scaturiti da una segnalazione di operazioni sospette a carico del cittadino egiziano e della moglie Vincenza Barbarossa di anni 79 che hanno consentito di rilevare in capo ad Abdel Rahman una disponibilità economica sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017. L’ipotesi è che l’Imam possa essersi procurato le disponibilità attraverso la “zakat” (una sorta di raccolta fondi), personalmente operata nell’ambiente dei soggetti di fede islamica frequentatori della moschea “Al Data”, gestendo il denaro accumulato in maniera poco trasparente.
L’attività investigativa si inserisce nel più ampio contesto operativo che nel luglio 2017 ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tale Eli Bombataliev, militante ceceno dell’ISIS, indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.
L’odierno risultato è frutto del recente protocollo d’intesa, stipulato nell’ottobre 2017 tra la Guardia di F inanza e la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA), che ha innovato il sistema di prevenzione antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo, attraverso un nuovo flusso di comunicazioni tendente a far convergere nei procedimenti penali, le operazioni finanziarie collegate a soggetti sospettati di legami con il terrorismo internazionale.