
L’analisi del voto delle Politiche, dopo il 4 marzo, è tutt’altro che semplice per i partiti tradizionali, travolti dalla marea gialla pentastellata. Nel centrosinistra, è cominciato un rimpallo di responsabilità tra Michele Emiliano e i renziani di Puglia, con i consiglieri regionali Fabiano Amati e Donato Pentassuglia che chiedono le dimissioni del segretario regionale del Pd Marco Lacarra. In molte aree della regione, Capitanata compresa, l’allargamento ai civici non ha portato nessun valore aggiunto. Gli assalti alla poltrona dell’assessore civico all’Agricoltura Leo Di Gioia arrivano da più parti, non solo interne alla maggioranza. Anche il M5S ne chiede la sostituzione.
Le recriminazioni
“Emiliano stacchi la spina a Di Gioia e risponda al grido di dolore delle imprese agricole pugliesi”, ha denunciato il consigliere del M5S Cristian Casili, analizzando i dati contenuti nel report trimestrale sullo stato di avanzamento della spesa pubblica al 31 dicembre scorso, diffuso dalla Rete Rurale Nazionale. La Regione Puglia è accreditata di un avanzamento di appena il 9,64%, rispetto ad una media nazionale del 13,40% e al di sotto della media delle Regioni più in difficoltà, dell’11,92%.
Molti piddini oggi delusi dai risultati dei candidati uninominali provinciali reclamano spiegazioni. C’è chi dice a chiare lettere ex post che alcune candidature sono state troppo poco condivise, in un valzer di poltrone e di incarichi che pesca sempre nello stesso bacino di nominati. La tanto attesa Direzione nazionale è convocata per lunedì, a seguire vi sarà la segreteria provinciale martedì e la direzione provinciale. C’è attesa sull’analisi della segretaria Lia Azzarone, lanciata al sacrificio in questa campagna elettorale, la quale come il Governatore dovrebbe aprire al dialogo con la pattuglia dei parlamentari pentastellati.
“Sono fortemente contrario a qualsiasi forma di alleanza con il M5S, sono disposto anche a stracciare la tessera Pd, se il partito decederà di appoggiare il governo di Di Maio”, afferma a l’Immediato l’architetto Michele Salatto, renziano della prima ora.
Nel centrodestra della provincia di Foggia, gli stracci volano. Il risultato di Noi con l’Italia al Senato e nel collegio camerale di Foggia è stato talmente risibile da mettere in discussione il peso dell’asse del consigliere Giannicola De Leonardis e di Franco Di Giuseppe, oggi rappresentato da ben 2 assessorati importanti e da altre postazioni nelle aziende dei servizi pubblici.
Appena 1004 voti alla Camera e 847 al Senato. Un apporto ridicolo, i fittiani e gli altri si sono rifiutati di votare per il progetto col lo scudo crociato difeso da Fitto.
Il rassemblement centrista ha sfiorato il 21% solo ad Apricena, paese del candidato assessore Paolo Dell’Erba, a cui l’ex onorevole Angelo Cera aveva assicurato l’elezione, pur da terzo in lista con Noi con l’Italia. “Abbiamo comunque mosso quell’area centrista che in un Paese moderato non può e non deve mancare. Confido nelle grandi capacità politiche di Gaetano Quagliariello che saprà continuare un percorso importante iniziato con il partito Idea di cui mi onoro di farne parte- ha detto in queste ore Dell’Erba, a cui resta l’amaro in bocca- Il risultato elettorale provinciale è un punto di partenza. Dovremo impegnarci di più per far capire ai nostri concittadini che per Governare un Paese ci vuole esperienza, equilibrio e idee realizzabili. Lavoreremo per tutelare e valorizzare il ruolo della famiglia, cambiare il sistema scolastico per garantire una diversa educazione allo studio per gli studenti ed il rispetto per il sistema, ci impegneremo a dare alle aziende un sistema fiscale giusto offrendo ai giovani occasioni di lavoro nella loro regione di appartenenza, costruiremo un nuovo modo di fare accoglienza mantenendo rigidi criteri di sicurezza. Abbiamo molto da fare. Io ho un’IDEA su come realizzare tanti progetti e sono sicuro che ci riusciremo insieme a tutto il popolo dei moderati”,
Non solo il capogruppo dei Fratelli d’Italia Giuseppe Mainiero, che alla nostra testata web ha lamentato l’effetto traino al negativo della candidatura divisiva di Michaela Di Donna anche sull’uninominale senatoriale. Anche il capolista della Lega, Joseph Splendido addebita la sua mancata elezione e la sua seconda posizione per uno 0,23%, ai veti incrociati nei confronti dell’amministrazione foggiana di Franco Landella. “Sono stato boicottato da coloro i quali, nella città di Foggia, in provincia di Foggia e nella Bat, per volontà di danneggiare altri hanno evitato la mia elezione, la nostra elezione. Sono secondo e alla Lega in Puglia spetteranno due parlamentari ma pare che, per l’attuale sistema elettorale, verrà privilegiata la terza ovvero chi ha ottenuto il terzo risultato in termini di percentuale. Anche questa è una beffa per il territorio che mi onoro di aver rappresentato in questa competizione elettorale”, ha evidenziato, raccontando ad alcuni suoi fedelissimi che molti maggiorenti azzurri e del centrodestra da lui contattati, da Mimmo Verile a Nino De Rogatis, gli hanno risposto “due di picche”. “Non possiamo votarti, favoriremmo Michaela Di Donna”, la schietta risposta ricevuta in campagna elettorale.
La mappa del voto
Secondo l’Istituto Cattaneo il Pd perde voti in numerose direzioni. Il M5S è il principale beneficiario di queste perdite. Il partito fondato da Grillo continua la sua opera di erosione su questo elettorato. Nella sua fase nascente il M5S ha attinto soprattutto dal repertorio della sinistra (soprattutto di quella “postmaterialista”: ambientalismo, consumerismo, partecipazione) le proprie idee e i propri slogan, oggi il M5S si è posto come concorrente del Pd, offrendosi agli elettori di questa parte politica come una sinistra più “vera” di quella incarnata da un leader come Renzi.
Per il Sud però l’etichetta che da scegliere è quella di “pigliatutti”: nei collegi del Sud il M5s riesce a conquistare voti a 360° gradi, prendendoli non solo al Pd ma anche ai partiti di centrodestra e anche dall’astensione.
Nel capoluogo
Il sindaco di Foggia Franco Landella sarà fuori città fino a sabato. Agli amici parla del “popolo di Landella”, che non ha tradito la candidata di centrodestra nella consultazione elettorale. Tradizionalmente il popolo di Landella vive nelle aree più popolari della città, al Cep, in Via Lucera, al Candelaro, nei Quartieri Settecenteschi e in Via D’Addedda dove il primo cittadino abita.
Eppure se si va a guardare il dato delle 147 sezioni foggiane, si può evidenziare che il voto tributato al M5S e a Rosa Menga è del tutto omogeneo. Un cittadino su due a Foggia ha scelto i pentastellati. Ogni classe sociale ha votato 5 Stelle e ogni età a giudicare dai consensi quasi simili per Camera e Senato, al netto degli under 25. Periferie urbane, zone centrali socialmente periferiche, quartieri residenziali. Gli elettori del “popolo di Landella” sono stati tentati, anche loro hanno sbarrato il simbolo di Luigi Di Maio.
Quasi dappertutto infatti il logo stellato ha doppiato la coalizione berlusconiana a trazione forza-leghista.
Il risultato finale è di 38.997 voti contro 22.652 con un distacco di ben 16.345, un valore assoluto superiore ai voti tributati alla terza classificata, la candidata del centrosinistra Lia Azzarone, che si ferma a 11.805 consensi. Un flusso enorme quello a 5 Stelle, che ha divorato tutti i partiti al centro, a destra e a sinistra. Tutti meno la Lega, che ha totalizzato a Foggia il record per le città pugliesi di 6349 voti.
La Lega mostra dati più forti e maturi nelle sezioni del quartiere ferrovia dove non scende mai sotto i 50 voti a sezione, raggiungendo anche i 70 consensi. In alcune zone popolari, nei pressi di Via Lucera, vola a quota 90 voti.
Indubbiamente il voto al M5S è stato meno spinto alla Garibaldi e alla Dante Alighieri, le scuole della parte nord della città, nei pressi della stazione ferroviaria, proprio grazie alla trazione leghista.
La sezione 7 è quella dove hanno votato i candidati Lia Azzarone e Marco Pellegini e presenta un grosso equilibrio con 132 voti a Menga, 73 a Lia Azzarone e 131 a Michaela Di Donna, lo stesso dicasi per la sezione 9 dove il confronto fra le due candidate vale 165 voti a 154, ma già nella sezione 20 di Viale Sant’Alfonso de’ Liguori, dove votava tra gli altri l’ex segretario cittadino del Pd Mariano Rauseo il divario è enorme, con 331 voti a Rosa Menga, 206 a Michaela Di Donna e 81 a Lia Azzarone su 649 voti validi.
Alla sezione 60, quella di Michaela Di Donna, alla scuola Leopardi, la candidata del centrodestra ottiene 158 voti contro i 198 di Rosa Menga e gli 83 di Lia Azzarone. Le urne per la medico grillino erano alla sezione 95, dove totalizza 281 consensi, mentre Di Donna si ferma a 140, Lia Azzarone a 125.
Un dato infine è significativo. Negli uffici elettorali foggiani il risultato appariva scontato, molti defenestrati da Landella avevano confidato di voler votare Menga per sabotare l’elezione della cognata. Molto ceto borghese della città, anche legato a Leo Di Gioia, pur di “sventare” l’arrivo di Di Donna a Roma ha dirottato il loro voto utile sulla pentastellata, unica in grado di batterla.
Il voto organizzato da queste truppe di delusi del centrodestra è riconoscibile sulla scheda. Non hanno votato sbarrando il simbolo, ma applicando la loro croce sul nome della candidata. Sono 2232 i consensi non “politici” al M5S, ma assegnati alla persona, pari al 13,65% del totale del differenziale tra le due candidate.
Michaela Di Donna ha meno della metà come voto personale, giunto da settori centristi come quello di Sergio Clemente, solo 1014 i voti svincolati ai partiti, arrivati sul suo nome, mentre sono 12.097 i voti di Forza Italia.
Insomma anche il “popolo di Landella” ha voltato in parte le spalle al suo Franco, il quale non può non fare una seria riflessione se punta al secondo mandato.