È imponente il documento prodotto dal docente in pensione irpino, ma ormai residente a Foggia da sempre, Michele Solazzo e da Potere al Popolo, sull’eolico dell’Appennino campano e pugliese, insieme ai vari comitati No Triv dell’Irpinia e della Daunia. Ad oggi, secondo il rapporto statistico GSE 2014, l’Irpinia si aggiudica il secondo posto nazionale con il 6,7% della potenza eolica installata in Italia. La totalità degli impianti appartiene a privati e non sono attivi strumenti di redistribuzione della ricchezza prodotta che possano generare ricadute economiche positive per il territorio. La maggior parte degli impianti eolici si concentra tra i paesi di Bisaccia e Lacedonia (con una superficie, rispettivamente, di soli 102 e 82 Kmq), con più di 200 pale: qui si produce energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di 160mila famiglie. Inoltre, sempre tra Lacedonia e Bisaccia, 140 pale sono in via di installazione e 160 sono in fase di approvazione da parte della Regione Campania.
“Considerato che gli impianti eolici già realizzati sono capaci di soddisfare il fabbisogno energetico di 160.000 famiglie ovvero l’intera provincia di Avellino, non se ne capisce la necessità di un ulteriore proliferazione se non ad uso e consumo delle multinazionali dell’energia per produrne profitto. A tanto si aggiungono le opere connesse ( elettrodotti, sottostazioni e accumulatori), e considerato che i fattori di impatto paesaggistico sono, occupazione e vincolo di suolo, impatto visivo e sonoro, e’ facile notare come le opere assoggettino irreversibilmente i territori su cui insistono delineando un’unica direzione per lo sviluppo territoriale”, scrivono i militanti di Potere al Popolo.
Per il 2016, la differenza tra costi (15,9 miliardi di euro) e ricavi (1,5 miliardi di euro), ha determinato un onere e, dunque, un fabbisogno economico della componente A3 della bolletta elettrica pari a 14,4 miliardi di euro, in incremento rispetto al 2015 allorquando il fabbisogno è stato di 12,9 miliardi). Il gettito A3 raccolto da parte dei distributori connessi alla rete di trasmissione nazionale per l’anno 2016 è stato, invece, pari a circa 14 miliardi di euro. Ne consegue un disavanzo economico di circa 400 milioni di euro che dovrà essere comunque coperto con successivi prelievi.
Non sono mancati diversi atti criminosi monitorati e denunciati dai diversi comitati di lotta nati per contrastare il fenomeno dell’eolico selvaggio. “Tali atti, hanno interessato gli impianti e le imprese ad essi collegate. In circa un anno hanno avuto luogo ben 14 attentati, tra questi: incendi dolosi ad attrezzature e automezzi di proprietà di ditte che avevano vinto appalti per la realizzazione di lavori di movimento terra; bombe rudimentali nella sottostazione elettrica di trasformazione; colpi di kalashnikov contro le stesse pale eoliche. Le dinamiche degli attentati non lasciano dubbi sull’infiltrazione mafiosa nell’affare dell’eolico in Irpinia. Le leggi vigenti non sono assolutamente una garanzia contro il riciclaggio di denaro, ma favoriscono le società che spesso sono a capitale quasi nullo. Appare chiaro che la criminalità organizzata utilizzi gli impianti eolici come strumento di riciclaggio di denaro e fonte di profitto”, scrivono ancora i candidati irpini e pugliesi di Potere al Popolo.
La lista di sinistra radicale chiede “una nuova politica energetica che parta dal calcolo del fabbisogno reale e dalla radicale messa in discussione della Strategia Energetica Nazionale, raccogliendo le rivendicazioni dei movimenti NO TRIV e dei comitati per il NO EOLICO SELVAGGIO e la richiesta di democrazia dei territori contro un modello centralizzato orientato da interessi multinazionali” insieme ad uno “Stop totale alle concessioni per ulteriori installazioni di aerogeneratori di qualsiasi tipo e blocco di quelle già in atto, escluso auto produzione” e alla revisione totale della legge 387 del 2003, che prevede l’esproprio per pubblica utilità, in quanto il profitto di un privato che proviene dall’eolico non può essere equiparato al pubblico interesse. Concludono nel loro documento con la dicitura Energia Bene comune: “Chiediamo la messa in campo di una Task Force coordinata dalla procura antimafia e dall’autorità anti corruzione unitamente ai comitati in difesa dei diritti dei cittadini contro l’affermarsi di metodi camorristici (minacce, attentati, bombe), per controllare le procedure di appalto, di sub appalto e di affidamento di servizio alle imprese che si occupano della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
L’eolico selvaggio non rappresenta una risorsa per il territorio e per chi lo vive: infatti, la risorsa stessa viene presa e portata altrove. Allo stesso modo, i profitti sono esclusivi per le società private che investono negli impianti. Si tratta, dunque, di un vero e proprio sfruttamento selvaggio del territorio. L’energia in quanto bene primario ed essenziale non può essere trattata come una merce e lasciata nelle mani dei privati ma deve essere ripensata in un’ottica di ri-pubblicizzazione, come sancito dall’articolo 43 della Costituzione, tramite la creazione di un agenzia per il controllo pubblico dei parchi eolici, affinchè si proceda verso una democratizzazione dell’energia, dalla produzione alla gestione, coinvolgendo le comunità locali nei processi decisionali”.