“Fui il primo a denunciare i problemi del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Puglia, partito nel peggiore dei modi e proseguito ancora peggio, arrecando notevoli disagi per gli investimenti. Con ogni probabilità si arriverà a fine legislatura senza spendere tutte le risorse”. Così il consigliere del M5S Cristian Casili, che segnala la difficoltà delle imprese agricole, specialmente in una zona difficile come quella del Salento, ad accedere alle misure attivate negli ultimi mesi. “Ai miei timori si è aggiunta la conferma delle statistiche di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che evidenziano come la Puglia sia penultima tra le regioni meridionali e tra le ultime a livello nazionale quanto a capacità di spendere i fondi Psr”.
La Puglia, secondo le statistiche dell’ente, ha a disposizione 1 miliardo e 637 milioni circa e di questa somma, in tre anni (dal 2015 al 2017) avrebbe speso solo il 9,6% pari a poco più di 157 milioni di euro. Casili, a suo tempo, mise in guardia anche sul possibile arrivo di una pioggia di ricorsi al Tar in seguito a possibili contestazioni alle graduatorie del bando della misura 4.1 relativa agli investimenti nelle aziende agricole generate da un anomalo sistema informatico di attribuzione dei punteggi.
Diverse le segnalazioni che nel tempo il consigliere pentastellato aveva inoltrato all’assessore Di Gioia: sospette performance economiche di molte aziende che hanno presentato domanda di finanziamento con dati che non troverebbero alcuna corrispondenza con la realtà; i problemi della sottomisura 11.1 per l’agricoltura biologica che prevede una dotazione di 30 milioni di euro per il quinquennio, presentata ad aprile in pompa magna dall’Assessore Di Gioia per la quale, tuttavia, sono risultate ammissibili solo 1592 aziende mentre 914 sono ancora in corso di verifica e altre 1500, per la maggior parte salentine, attendono ancora la possibilità di entrare in graduatoria.
Casili sottolinea, infatti, come i criteri del bando abbiano tagliato fuori le aziende salentine, fortemente penalizzate dagli inspiegabili 10 punti in più dati ad aziende con un unico corpo fondiario o 30 punti se ricadenti in determinate zone. “Da tecnico – spiega – comprendo la premialità per le aziende ricadenti in zone ZPS, Aree Natura 2000 e zone vulnerabili, ma è mancata una distribuzione omogenea delle risorse su tutto il territorio regionale”.
Un’altra beffa per Casili è stata la pubblicazione della graduatoria del biologico a dicembre. Un ritardo, spiega, che comporterà per le centinaia di aziende che non avranno alcun aiuto, il pagamento per intero dell’organismo di controllo per le produzioni biologiche. “Un esborso – incalza il pentastellato – che si sarebbe potuto evitare anticipando la graduatoria. Non solo, molte di queste aziende hanno partecipato ad altri bandi del PSR dichiarando nel proprio ordinamento aziendale il passaggio delle superfici a biologico, con i punteggi finali derivanti da questa scelta.“
“A fronte dell’ineluttabilità di numeri e fatti – conclude Casili – preoccupa l’ottimismo dell’assessore Di Gioia, come se mancasse una presa d’atto della situazione drammatica, con tantissime aziende che sarebbero meritevoli di essere finanziate e che si trovano tagliate fuori a causa delle anomalie che stanno compromettendo la qualità della spesa e gli investimenti futuri”.