di ANTONELLA SOCCIO
“È tempo che arrivino i carabinieri”. È questo il commento di un addetto del biostabilizzatore Amiu Puglia di Passo Breccioso a Foggia, dopo l’ennesimo guasto tecnico al trituratore dell’impianto, che ha causato questa mattina la fila, sin dalle prime luci dell’alba, di più di 10 mezzi, provenienti da Cerignola, Manfredonia e dal Gargano. “Da agosto va avanti questa storia”, ha osservato il funzionario al di là delle grate. La situazione, accanto ai campi di carciofi e agli olivi e in prossimità di alcune coltivazioni certificate come bio, è abbastanza grave. I rifiuti giacciono per giorni nell’impianto, senza protezione. Il percolato scorre ed è visibile fuori e dentro la recinzione del biostabilizzatore.
Ma questa è solo una delle criticità della zona. Il Comitato Passo Breccioso, guidato dal pensionato Domenico Morea (nel video), è stato drammaticamente colto alla sprovvista da una novità. Nel giugno 2016 gli agricoltori, i residenti e i proprietari terrieri della zona riunitisi nel Comitato, dopo aver dovuto subire l’ordinanza del divieto di emungimento dell’acqua nel raggio di un chilometro dalla discarica, ebbero buone rassicurazioni dall’Ente Provincia e dal dirigente, l’architetto Stefano Biscotti sulla bocciatura di un progetto per la realizzazione di un impianto per la produzione di gessi di defecazione, che nasceva con il preciso scopo di servire il territorio pugliese sulla gestione dei fanghi prodotti in Puglia, il cui recupero oggi è trattato in strutture lombarde. L’insediamento, costituito nel suo complesso da una stazione di pesatura, da un fabbricato di lavorazione rifiuti e da alcuni serbatoi di stoccaggio di acido solforico, pareva esser stato bloccato per sempre. Almeno a parole. La richiesta era stata fatta su circa 8 ettari di terreni di proprietà di Mario Patrizio, poi venduti alla società Tulipano srl con sede a Carmignano in provincia di Prato e presieduta dal foggiano Nicola Salvatore Rosiello. Oggi, però, le cose sembrano cambiate. L’iter è stato tutt’altro che respinto, anzi risulta ancora in esecuzione nella tecnostruttura ambientale della Provincia e pare aver avuto un supporto regionale da parte del commissario per la gestione del ciclo dei rifiuti Gianfranco Grandaliano più che cospicuo. Se si leggono alcuni ultimi atti provinciali, si scopre che la società ha trasmesso all’architetto Biscotti nuovi elaborati tecnico-progettuali, che hanno indotto l’azienda ad avviare un processo di facilitazione per la costruzione dell’impianto di trattamento di rifiuti speciali.
Il 14 luglio 2017 la Tulipano srl ha inviato una lettera al dirigente, nella quale si illustrano le attività che dovrebbero essere svolte presso il nuovo stabilimento, in modo che sia meglio inquadrato l’iter autorizzativo dell’attività di recupero dei fanghi ai fini dello spandimento in agricoltura e della produzione dei gessi di defecazione, con l’attività di riciclo e recupero di sostanze organiche non utilizzate come solventi.
“Le lavorazioni svolte sui fanghi consistono esclusivamente in processi chimici e fisici basati sull’impiego di reagenti (idrossido di calce per operazione R12 e idrossido di calce più acido solforico). Nessuna trasformazione è operata presso lo stabilimento Tulipano per via biologica, ovvero mediante l’impiego di processi aerobici e/o anaerobici atti a favorire lo sviluppo di popolazioni batteriche in grado di stabilizzare e degradare la sostanza organica contenuta nei fanghi. Il compostaggio è un esempio di processo biologico aerobico mentre al contrario la digestione anaerobica si basa su processi biologici anaerobici. Nessuna di queste soluzioni viene utilizzata presso il Tulipano”, si legge.
Ebbene, la società si sta preparando il terreno e non soltanto metaforicamente. La scorsa estate due sorelle, cugine del signor Morea, sono state avvicinate dalla Tulipano, che ha chiesto loro di vendere il tratturello, posto a servitù dei suoli agricoli delle due possidenti, pari ad 8 ettari. Le due donne sono state invitate nell’ufficio del legale della ditta e hanno ricevuto un’offerta spudorata: la Tulipano srl sarebbe pronta ad acquistare anche tutti i terreni confinanti pur di ampliare il suo progetto ad un prezzo di soli 30mila euro ad ettaro.
Al momento le due signore sono confuse. Hanno rifiutato l’offerta, rilanciando a 45mila euro ad ettaro, ma in realtà non hanno nessuna intenzione di accettare: vogliono tenersi i terreni coltivati ad olivi e a seminativo. Al loro fianco, non solo il cugino Morea, ma tutti gli attivisti del Comitato, che intendono opporsi con tutte le loro forze alla realizzazione di un nuovo impianto di monnezza. E non si tratta solo di sindrome Nimby, in un’area in cui la discarica è stata sequestrata dalla magistratura, altre discariche esaurite hanno mutato il paesaggio e l’acqua è altamente inquinata.