Mafia Mattinata, la madre di Armiento lasciata sola. Lettera ai compaesani

Lettera di Luisa Lapomarda, madre di Francesco Armiento, il ragazzo di Mattinata scomparso lo scorso anno, vittima di lupara bianca. Dopo il servizio di Nemo su Rai 2, la donna è tornata a parlare e lo ha fatto attraverso una missiva scritta di suo pugno.

“Se mi posso permettere, mi rivolgo ai miei paesani. In tutta questa pubblicità cosiddetta negativa come voi la chiamate, c’è dentro la morte di mio figlio Francesco. Cosa fareste voi al mio posto? Stareste a guardare il cielo? Voglio solo dire che non si tratta di pubblicità o fango ma qui si vuole capire come mai in questa cittadina si scompare nel nulla. Rubano i nostri figli, ce li strappano dalla nostra vita lasciandoci nello sconforto più assoluto. C’è chi come me è costretto a piangere la morte del proprio figlio, non per colpa di un destino avverso ma per mano di assassini delinquenti che hanno decretato la morte dei nostri ragazzi, definendoli non degni di vivere e, soprattutto, non degni di sepoltura. Per quale motivo si uccide così? Spero per voi che non conosciate mai questo dolore, non vedreste l’ora di morire, tanto l’esistenza stessa muore insieme ad un figlio”.

E ancora: “Tengo a precisare che non mi aspetto niente da nessuno. Nè pietismo né altro perché si sa, il dolore lo sente chi si brucia non chi guarda la bruciatura. Vorrei dire che c’è una parola nel vocabolario chiamata “empatia” che secondo me racchiude tutto il percorso di vita di ogni individuo. Voi vi preoccupate dell’immagine del bel paese, per il turismo che potrebbe essere compromesso ma vi sbagliate. Dove ci sono gli attentati e le stragi, la cittadinanza non si preoccupa della facciata del paese ma piange insieme ai loro morti e pone rimedio. Dunque il buon nome del paese vale più della vita di un ragazzo ucciso? Non si rovina Mattinata se una mamma disperata non sa cosa fare. A chi rivolgersi. Se la tv viene qui vuol dire che esistono situazioni ingestibili da parte dei cittadini, ma nascondere la testa sotto la sabbia non ha senso. I reati gravi in questo paese devono spingere i cittadini a disapprovare e condannare l’illegalità, la delinquenza in tutte le sue forme.

Rimango allibita leggendo alcuni commenti sui social. Tutto fa riferimento a ciò che è stato visto, ascoltato. Ma non ho letto nessun pensiero riguardante mio figlio Francesco. Non oso pensare dove siano finiti i sentimenti umani. E pensare che lo conoscevate quasi tutti. Solidarietà? Zero. Me ne farò una ragione. Ho anche letto che ciò è anche servito per pubblicità di qualche avvocato. Riuscite a vedere solo ciò che vi piace credere. Posso solo dire che il mio avvocato mi è vicino disinteressatamente, senza percepire nessun compenso. Dandomi aiuto morale, anzi vorrei ringraziarlo a proposito. 

Concludo dicendo: so che esiste libertà di parola, ne sono consapevole ma per favore, prima di parlare fermatevi un attimo a riflettere. La lingue uccide più della spada. Quando si viene feriti in fondo all’anima, più nulla ti può guarire.

Luisa Lapomarda