“Svuota carceri”, il boss Moretti verso i domiciliari. Per lui braccialetto elettronico

Potrebbe presto finire ai domiciliari Pasquale Moretti detto “porchetto”, uno dei boss della Società Foggiana, ai vertici del clan Moretti-Pellegrino-Lanza assieme al padre Rocco Moretti detto “il porco”, Vincenzo Antonio Pellegrino detto “capantica” e Vito Bruno Lanza detto “u’ lepre”.

La posizione di Pasquale Moretti si era alleggerita già qualche settimana, quando i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Foggia accolsero l’istanza dell’avvocato Paola Tortorella (studio Metta) rimettendo in libertà (sulla carta) il boss nel maxi-processo “Babele” in cui l’uomo rispondeva di due episodi di spaccio, armi, spendita monete false e violazione sorveglianza speciale. Il boss, 40 anni, è rimasto comunque detenuto a Tolmezzo, provincia di Udine, per le uniche due vicende giudiziarie che, a questo punto, lo vedono protagonista. Moretti sta scontando una condanna definitiva a 4 anni e 8 mesi per ricettazione e violazione sorveglianza speciale (già scontati 2 anni e 8 mesi) ed è in attesa di giudizio nel più recente processo Reckon, in corso col rito abbreviato a Bari. Ma se il magistrato di sorveglianza di Udine gli concedesse i domiciliari, per la cosiddetta legge “svuota carceri”, Moretti tornerebbe effettivamente a casa, avendo anche già ottenuto i domiciliari, col braccialetto elettronico, proprio per l’operazione Reckon. In quest’ultimo procedimento, ricordiamolo, si è pentito Alfonso Capotosto, braccio destro del “porchetto”. 

Pasquale Moretti è senza dubbio uno dei “pezzi da novanta” della mala foggiana. Figlio del super boss Rocco Moretti, unico dei vecchi capi ancora a piede libero ma al quale, pochi giorni fa, è stata notificata la sorveglianza speciale per 5 anni. Il “porchetto” è invece in carcere in Friuli dopo essere stato per anni al centro dei traffici di droga in provincia di Foggia. È stato più volte bersaglio dei rivali, i Sinesi-Francavilla in modo particolare. Il 16 luglio 2007 a Candelaro fu affiancato da una moto mentre era in auto con due amici ma i sicari non riuscirono ad ammazzarlo. Moretti rimase ferito alle gambe e ai poliziotti disse: “Hanno sbagliato persona”.

È in cella dal novembre 2014, quando la polizia riuscì a pizzicarlo mentre si nascondeva in un casolare vicino San Marco in Lamis, tra i boschi del Gargano. Era latitante da alcuni mesi.