
Parlano apertamente di “disastro ambientale” i rappresentanti di Alternativa Libera, Italia dei Valori e Circolo Che Guevara. Sul tavolo la questione relativa alle conseguenze dell’incendio della discarica abusiva di via Castelluccio a Foggia. “Uno dei più gravi disastri ambientali avvenuti in provincia di Foggia – scrivono in una nota -. La gestione di questo evento è stata del tutto inidonea. Tardive e inidonee le ordinanze del sindaco a garantire la salute dei cittadini, perché l’odore nauseabondo di rifiuti bruciati ammorbava l’aria della città sin dalla prima notte dell’incendio. Avevamo sofferto di “illusioni olfattive” o la puzza era la testimonianza di una situazione controllata con difficoltà?”, si chiedono.
“Le nostre preoccupazioni su eventuali rischi per la salute hanno trovato conferma nei dati che, dopo quasi due giorni, ha diffuso ARPA Puglia limitatamente ai quantitativi di PM 10 con picchi pari a un valore di 1000 ug/m3, in un’area di circa 1,5 km, ossia 20 volte il limite giornaliero da non superare per più di 35 giorni all’anno.
L’area oggetto dell’ordinanza, peraltro, ha un raggio di soli 400 metri. Come si è potuto decidere di limitare l’area a una zona così ristretta? A noi sembra che sia un dovere del sindaco informare la popolazione su quali siano state le basi scientifiche, i modelli adottati e i criteri di tutela della salute dei cittadini perché a Pomezia, con picco di polveri sottili, le PM10, pari a un terzo di quello registrato in via Castelluccio l’ordinanza sindacale ha riguardato un raggio di 5 km. A Pomezia a bruciare erano solo plastiche e manufatti in cemento mentre a Foggia hanno preso fuoco rifiuti ignoti, stoccati illecitamente e di dubbia provenienza.
Ancora una volta, ravvisiamo una mancanza di trasparenza, non bastano i dati crudi delle PM10 ma i cittadini devono essere informati su come questi dati sono raccolti e cosa significano. A Pomezia il picco si è registrato durante le operazioni di spegnimento a causa dell’acqua che ha fatto precipitare a terra le polveri sottili, a Foggia quando si è registrato il picco?”
E ancora: “A Pomezia, sin dalle prime ore del rogo, si è riunito il “tavolo tecnico” formato da ARPA, ASL e IZS dove, ognuno con le rispettive competenze, ha contribuito all’elaborazione di un piano per la gestione della possibile emergenza sanitaria. A Foggia è mai stato riunito un tavolo tecnico simile? Si sono individuati i criteri e le modalità di campionamento dell’aria e dei terreni? Cosa si è fatto per garantire l’assenza di inquinanti nei prodotti ortofrutticoli e negli alimenti attorno alla zona del rogo?
Al sindaco chiediamo di essere più trasparente e tempestivo nella comunicazione dei dati raccolti dagli enti competenti in materia come gli chiediamo di farsi parte attiva nel coordinamento degli enti stessi per garantire la massima attenzione alla tutela della salute pubblica e della protezione dell’ambiente, rispondendo in primis a una domanda: si è liberata diossina dal rogo dei rifiuti?
Invitiamo il sindaco a rivedere la sua ordinanza, eventualmente concordandola anche con i Sindaci dei comuni vicini, chiedendo aiuto alla regione per far fronte alle eventuali necessità legate al disinquinamento e al mancato reddito che gli agricoltori subiranno a seguito dell’evento. Siamo certi che il sindaco non vorrà che sulle nostre tavole, nelle more delle analisi che si stanno svolgendo, possano finire alimenti inquinati dai fumi del rogo dei rifiuti”.