Non c’è molto tempo per chiudere la partita della cessione del Don Uva. Domani a Roma potrebbe concludersi la prima fase con la firma dei sindacati sull’accordo. Del resto, dopo la rinuncia all’opzione di acquisto della cooperativa di Potenza, non ci sono alternative: o si vende o si apre la strada del fallimento. Alcune single sindacali, però, vorrebbero avere garanzie sul riconoscimento dei superminimi (una partita che vale poco meno di 1 milione di euro) e sul piano industriale. Questioni sulle quali si dovrà trovare la quadra. Il passaggio successivo sarà quello delle garanzie bancarie. Prima della piena operatività del gruppo Universo Salute che verrà sancita dalla firma del rogito notarile (fino ad allora, altri operatori potranno far arrivare offerte d’acquisto).

“L’unico interlocutore è Universo Salute – ha spiegato Biagio D’Alberto della Cgil a l’Immediato -, ci sono ancora ostacoli sulla parte accessoria del trattamento economico. Va risolta la partita dei superminimi, che vale circa 800mila euro e sulla quale non si sono espressi. Poi bisogna capire qual è il progetto industriale complessivo, anche dopo i due anni del vincolo previsto nella procedura. Dopo questo passaggio, a noi non rimane altro che interpretare la volontà dei lavoratori”. Per Luigi Giorgione della Uil “è necessario conoscere il piano industriale, visto che finora non l’ha visto nessuno”: “Aspetto i documenti ufficiali – ha commentato -, dai quali deve essere chiara qual è la prospettiva oltre i due anni”. Una lettura diversa arriva dall’Usppi, per voce del rappresentante territoriale Massimiliano Di Fonso: “In questa fase non possiamo assistere a beghe sindacali viziate dalla rincorsa alle tessere, dobbiamo capire che l’alternativa alla vendita è il fallimento. Il nostro obiettivo è quello di mantenere i posti di lavoro, soprattutto del personale sanitario, non i superminimi di 100 amministrativi iscritti alla Fials a Bisceglie. Non vorrei trovarmi di fronte ad una situazione analoga al San Filippo Neri di Roma, dove il commissario ha proposto 500 euro a dipendente come alternativa al fallimento. Abbiamo una grande occasione, dobbiamo sfruttarla”.
La sensazione trapelata nelle ultime ore è quella di un cauto ottimismo da una parte e dall’altra. Michele D’Alba rimarca la volontà di “rispettare tutti con l’obiettivo di tutelare le posizioni espresse da ciascuno”: “Vogliamo salvare l’ente e i posti di lavoro nel miglior modo possibile”. Domani al tavolo verrà presentata una bozza di accordo che “dovrà essere firmata da tutte le sigle sindacali”. “Noi siamo pronti ad andare avanti, con la consapevolezza della necessità di una comunione di intenti rispetto all’obiettivo del salvataggio dell’ente – ha chiosato Paolo Telesforo -, altrimenti possiamo sempre considerare un passo indietro. Siamo intenzionati a portare il bilancio in pareggio nel più breve tempo possibile, aumentando i ricavi con l’utilizzazione di tutto il tetto di spesa e riducendo i costi. La voce di costo più importante, al momento, è il personale, che assorbe circa l’80 per cento della spesa. La media dei costi standard è di poco inferiore al 60 per cento, per questo bisogna lavorare su questo 20 per cento, variabile che verrà sicuramente influenzata dai ricavi. Finora il commissario straordinario Bartolomeo Cozzoli ha fatto un ottimo lavoro, riducendo la perdita iniziale di 23 milioni di euro. Noi continueremo questo lavoro e ci impegniamo – conclude – a fornire un report alle parti interessate ogni quattro mesi”.