
È ad un tiro di schioppo la cessione del Don Uva. Il termine fissato (30 giugno) dal commissario straordinario, Bartolomeo Cozzoli, rappresenterà con molta probabilità la svolta per le 3 strutture, Foggia in particolare. Sì perché entrambe le parti interessate vorrebbero ripartire proprio da qui. Dopo le parole di Fedele Sannella, impegnato in un’offerta d’acquisto con Sws – al cui interno ci sono, oltre ad Elleuno e Serenissima, alcune società che non convincono i sindacati -, a replicare sono i due competitor foggiani, Paolo Telesforo e Michele D’Alba, i quali sottolineano di essere interessati solo a Foggia, “pur essendo in grado di puntare a tutte le strutture”, perché “l’impegno prioritario è quello di aumentare il livello qualitativo della struttura attraverso un impegno territoriale a 360 gradi”. “Vogliamo investire e far crescere il territorio – afferma il patron di Tre Fiammelle -, con noi non ci sono imprese di altre regioni che, magari, potrebbero decidere di acquistare macchinari o servizi da fuori, per ovvie ragioni di interesse territoriale”. Difatti, Sannella aveva sottolineato un aspetto preciso qualche giorno fa, affermando che il know-how – dunque anche la gestione operativa – sarebbe spettata ad altri.

“Il nostro gruppo – prosegue Telesforo – conta un’esperienza di oltre 110 anni in campo sanitario e Michele D’Alba, con il suo gruppo, ha dalla sua cinquant’anni di attività nel campo dei servizi che lo portano ad essere un imprenditore apprezzato e rispettato in tutt’Italia. Ciò nonostante, pur possedendo i mezzi economici e il know-how che ci permetterebbero di affrontare l’investimento globale con un certo margine di sicurezza, ribadisco ancora una volta che non siamo assolutamente interessati all’acquisto dell’intero complesso del Don Uva. Il nostro interesse – continua – è legato esclusivamente alla nostra Foggia. Il motivo di questa nostra decisione è semplice, il nostro non vuole essere un investimento economico a lungo termine, ma solo un gesto d’amore per questa città. Non ci interessano Bisceglie e Potenza, preferiamo restare concentrati su Foggia, sulla nostra città; una città che amiamo e che vorremmo vedere risorgere sotto tutti i punti di vista. Quello che ci sta a cuore, quindi, è solo che il Don Uva continui la sua preziosa attività sul territorio di Capitanata salvaguardando l’intero livello occupazionale. La nostra offerta e il nostro piano industriale sono stati studiati per ottenere questo risultato e in caso di vittoria siamo sicuri di raggiungerlo. Se dovesse invece prevalere il criterio della priorità all’offerta d’acquisto dell’intero complesso del Don Uva, e quindi dovessero vincere la gara i Fratelli Sannella con la SWS, saremmo ugualmente, se non maggiormente, contenti. E questo perché il nostro ‘desiderio’ di salvare la struttura dal fallimento si concreterebbe anche se per mano di altri capaci impreditori. Dobbiamo far squadra per Foggia, non farci inutili battaglie. Dobbiamo crescere ma non come fatturato, come imprenditori. Se tutti remassimo insieme per migliorare produttività, servizi, occupazione e qualità della vita della nostra città, il risultato positivo sarebbe dietro l’angolo”.
Secondo l’imprenditore della sanità privata, tuttavia, bisognerà cambiare mentalità: “Chiunque si aggiudichi il complesso del Don Uva, dovrà fare i conti con un trattamento da parte dello Stato e della Regione decisamente differenti da quelli del passato. I privilegi riservati agli enti ecclesiastici, i tetti di spesa ‘comodi’ oltre il reale potenziale delle strutture cesseranno immediatamente al passaggio delle consegne. Le regole che non venivano applicate per via della mancanza di una sanzione ora dovranno essere puntualmente eseguite. Ma lo sapete che il Don Uva non ha mai fatto un bilancio perché non era tenuto a farlo? Lasciamo perdere gli obblighi di legge, ma come è possibile gestire una azienda senza rendersi conto di dove e come sta andando, senza analizzare costi e benefici? Il 2016 sarà un nuovo anno zero. Dal punto di vista aziendale la competizione sarà durissima sia in virtù della crescente qualità dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo che godrà ancora dei benefici degli enti ecclesiastici, sia per i sempre più pressanti tagli alla sanità imposti da Governo e Regione. Noi, comunque siamo pronti ad affrontare la sfida anche se tutto può ancora succedere. L’importante è l’obiettivo e l’obiettivo è salvare e rilanciare il Don Uva perché Foggia possa disporre di una sanità di qualità e non da terzo mondo. Il nostro in bocca al lupo quindi non è né per la nostra squadra né per quella dei fratelli Sannella, il nostro in bocca al lupo va al Don Uva, ai suoi pazienti, ai suoi dipendenti. Il nostro in bocca al lupo va alla città di Foggia. Non sarà né semplice né facile gestire questo complesso aziendale – conclude -. Quando la platea si allarga e le risorse economiche rimangono le stesse sarà difficile godere dei privilegi del passato. Di questo ne siamo consapevoli e siamo sicuri che anche gli altri competitors lo abbiano messo in conto”.