Quasi 700 pagine firmate dal gip Carmen Anna Lidia Corvino. Un lungo racconto, con nomi e intercettazioni, sul sistema messo in atto a Foggia per truffare l’Inps. Dalle carte dell’ordinanza cautelare sull’operazione “Malebolge” (ottavo cerchio dell’Inferno di Dante, quello dei corrotti), emerge un’organizzazione capillare, fatta di capi e soldati, ognuno con mansioni ben definite. Imponente l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato al sequestro per equivalente, nei confronti di tutti gli indagati, di beni patrimoniali e somme di denaro fino all’ammontare di 3.943.680,19 euro.
Carcere per i “capoccia” dell’associazione a delinquere, ovvero Antonino Raccuia detto Ninni, Attilio Ferrandino, Massimo Ieluzzi, Michele Carella, Vincenzo Nazzaro, Francesco Ferrazzano e Alessandro Mauriello.
Questi soggetti, grazie a numerosi complici (che incontreremo più avanti) avevano costituito una stabile struttura associativa, allo scopo di commettere più delitti finalizzati alle truffe all’Inps, mediante false assunzioni di personale dipendente, registrate presso il Centro provinciale per l’impiego e presso gli uffici dell’ente previdenziale, al solo fine di percepire indebitamente indennità previdenziali ed assistenziali erogate dall’Inps stessa. A tutto questo va ad aggiungersi il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mediante la produzione e l’utilizzo di falsa documentazione per il rinnovo dei permessi di soggiorno.
I vertici dell’organizzazione
Ecco dunque la ripartizione dei compiti: Antonino Raccuia, Angelo Salvatore Greco, Alberto Greco, Attilio Ferrandino, Massimo Ieluzzi e Michele Carella, nella loro qualità di tecnici ragionieri e Carella come impiegato presso il Centro per l’Impiego di Foggia, sono indicati quali promotori, ideatori ed organizzatori del sodalizio criminale, perché dirigevano e coordinavano tutte le attività delittuose dell’associazione criminale.
I titolari delle ditte “fantasma”
Secondo il gip, Vincenzo Nazzaro, Pasquale Rinaldi, Gennaro Schinco, Michele Lordo, Maria Pina Bolumetto, Giuseppe Maggio, Giuseppe Raccuia, Vittorio Wilson Carlomagno e Roberto Perdonò, collaborando fattivamente e continuativamente con i capi, nonché eseguendone le specifiche direttive che venivano loro impartite per l’attuazione del disegno crimimoso, fungevano da titolari o amministratori delle ditte e società (“fantasma”, ndr) impiegate per le false assunzioni, finalizzate alle truffe Inps o all’illegale rilascio dei permessi di soggiorno.
I reclutatori
Ad occuparsi personalmente del “reclutamento” dei compiacenti falsi dipendenti, di cui garantivano l’affidabilità e la riservatezza, erano Alessandro Mauriello, Matteo Delli Carri, Nicola La Riccia, Saverio Di Noia, Francesco Chiaromonte, Tommaso Quagliano, Giovanna Lo Mele, Maria Altomare Tricarico (detta Mara), Vincenzo Rutigliano, Francesco Ferrazzano, Yankoba Ba, Fabio Delli Carri, Antonio Spanu, Anisoara Fulop, Ararne Ndiaye, Angelo Del Vecchio, Tommaso Laccetti, Pasquale Carlomagno e Matteo D’antonio.
I dipendenti Inps corrotti
Stando alle carte dell’inchiesta, sono coinvolti “mani e piedi” nella vicenda i dipendenti dell’Inps di Foggia, Giovanni Onorato e Raffaele Ricucci. Onorato, agendo nella sua qualità di impiegato dell’Unità Organizzativa Controllo Prestazioni dell’Inps di Foggia, in accordo con Delli Carri, Peschechera, Ferrandino, Tricarico Altomare e leluzzi, compiva atti contrari ai propri doveri di imparzialità, fedeltà e riservatezza, fornendo informazioni coperte dal segreto d’ufficio, nonché files registrati su supporto informatico, contenenti estratti contributivi, acquisiti mediante interrogazioni alle banche dati dell’istituto di previdenza. Il tutto ricevendo in cambio denaro.
Raffaele Ricucci, agendo nella sua qualità di dipendente addetto al “front office” forniva, invece, informazioni coperte dal segreto d’ufficio relative all’istruttoria delle pratiche assistenziali e previdenziali ad Alberto Greco, Giovanna Lo Mele, Gennaro Schinco e Alessandro Occulto ricevendo in cambio la falsa assunzione della moglie presso la “Manutenzioni e servizi di Capitanata srl” che ha permesso alla donna di percepire indebitamente l’indennità di disoccupazione ordinaria per un ammontare complessivo di 6.431,65 euro.
Nei guai anche avvocati e dipendenti del Pronto Soccorso
Filomena Milano, in qualità di dipendente del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Foggia, si occupava di procurare false certificazioni, apparentemente idonee ad attestare la permanenza sul territorio nazionale di immigrati clandestini ed usufruire delle procedure di regolarizzazione e di emersione.
Gli avvocati Michele Cela e Margherita Matrella fornivano le loro prestazioni e consulenze professionali al fine di assicurare il buon esito delle attività criminose. Cela provvedeva anche alla cura della procedura di emersione per le ditte “Mitika” di Pallante Annamaria e “Clf s.r.l.” di Ferrandino Attilio, entrambe inesistenti.
L’agenzia per stranieri implicata
Andrea Filacaro, in qualità di dipendente dell’agenzia per stranieri “Foreign Office di Ippolito Flavia” si adoperava per reperire la falsa documentazione da utilizzare per le procedure di emersione e regolarizzazione degli immigrati clandestini.
Antonino Raccuia detto Ninni, ovvero il capo dell’organizzazione
Dalle indagini è emerso che Antonino Raccuia detto Ninni, nato a Palermo ma residente a Castelluccio dei Sauri (con studio in viale Michelangelo a Foggia) “era effettivamente il baricentro comunicativo dell’ampia e articolata organizzazione criminale operante nella provincia di Foggia”. I suoi obiettivi? La regolarizzazione/emersione di cittadini extracomunitari clandestini, nonché l’illecito rinnovo dei permessi di soggiorno di cittadini extracomunitari regolarmente presenti sul territorio italiano. E ancora l’indebita percezione delle indennità di disoccupazione e maternità elargite dall’Inps nei confronti di lavoratori, sia italiani che stranieri, privi dei prescritti requisiti. Infine, l’erogazione di prestiti (garantiti dalla cessione del quinto dello stipendio) mediante condotte fraudolente in danno di società finanziarie.
5000 euro da ogni extracomunitario
L’attività investigativa ha consentito di accertare che l’organizzazione criminale, approfittando dei canali di regolarizzazione del cosiddetto “decreto flussi” e delle varie “sanatorie”, mediante la creazione di falsi rapporti di lavoro, ha regolarizzato illecitamente numerosi extracomunitari clandestini, i quali – come appurato – hanno dovuto versare, per ogni regolarizzazione, una somma pari a circa 5.000 euro. Soldi così ripartiti: 2.000 euro in cambio della falsa assunzione, da versare alla ditta/società compiacente (nella maggior parte dei casi esistente solo sulla carta o creata ad hoc), 1.000 euro a titolo di tassa di emersione, 1.800 euro a titolo di contributi relativi ad un periodo pari a sei mesi (anche tale somma dovrebbe essere a carico del datore di lavoro) e, infine, 200/300 euro per il rilascio di documentazione, proveniente da uffici pubblici, attestante la permanenza in Italia prima del 31 dicembre 2011 (si è scoperto che al rilascio della falsa certificazione sanitaria utile provvedeva una dipendente degli Ospedali Riuniti di Foggia).
L’intercettazione: “Marocchini gentaglia”
In una conversazione telefonica Ninni Raccuia rimprovera Attilio Ferrandino in quanto quest’ultimo non si fa dare dagli extracomunitari i soldi in anticipo per la regolarizzazione in base alla sanatoria per immigrati irregolari.
Raccuia: Attilio… sono Ninni … senti una cosa … avete sistemato … avete finito di sistemare al ragioniere (Massimo Ieluzzi, ndr) … o ancora no… eh lo so… non si può fare così … si pigliano le ricevute e poi giustamente spariscono … e poi bisogna andare … io ho capito… Attilio … ma … dico io prima di dare le ricevute ai marocchini .. . i soldi … questo è il discorso … tu adesso al marocchino non lo prendi più … È così con questa gentaglia … perché tanto ormai sono cose note … con questa gentaglia bisogna fare tò e mò … queste sono le ricevute e dammi i soldi … se no le ricevute me le tengo in tasca. Massimo non è uno stupido … mi sono spiegato? … il discorso è questo … poi si rompe il cazzo e chiude la porta … ed è una porta che è sempre meglio tenere aperta.
Ferrandino: Io ho già dato un acconto a Massimo… ma non abbiamo ancora preso gli altri. Quello dice che venerdì è andato coso… Franco a prendersi le ricevute ma non ho mai detto che Massimo è uno stupido, Ninni. Ce le ho rimesse io le 50 euro per il momento…