[wzslider autoplay=”true” info=”true” lightbox=”true”]
Nelle immagini della telecamera interna al vagone emerge tutta la brutalità della gang latinos che ha aggredito e quasi staccato un braccio al controllore foggiano, Carlo Di Napoli. Immagini raccapriccianti nelle quali Emilio José Rosa Martinez, salvadoregno, papà di un bimbo di sei mesi, “soldato” della gang di latinos MS13, con parecchia vodka in corpo, impugna con la mano destra il machete e sferra i suoi colpi. Di Napoli, sposato, una figlia di cinque mesi, ferito al braccio sinistro, arretra e con la mano destra prova a sostenere quel braccio insanguinato che si sta staccando. Il collega Riccardo Magagnin respinge l’aggressore impedendo un nuovo attacco.
È la sera dell’11 giugno scorso, poco prima delle 22 nella stazione ferroviaria di Villapizzone, periferia nordovest di Milano, a bordo di un treno che arriva dall’Expo verso Rogoredo. Alcuni sudamericani, sorpresi senza biglietto dai controllori Di Napoli e Magagnin, reagiscono. Le fotografie sono tratte dal filmato ripreso dalla telecamera sulla prima carrozza del convoglio.
Martinez e altri tre della banda sono stati arrestati in poco tempo. Proprio Martinez in questura aveva fatto il nome di un complice, il “Cigarrito” Ernesto Alexis Garcia Rojas.
Il filmato non dura molti secondi. Ma racconta tanto. La fuga in gruppo dei sudamericani, che si libereranno del machete fuori dalla stazione e correranno via insieme per sparpagliarsi in precise destinazioni, nemmeno fosse un’azione militare provata e riprovata; e il ruolo fondamentale di Magagnin, primo soccorritore di Di Napoli. Sulla banchina, con una cintura, per frenare l’emorragia. In ospedale l’operazione è durata otto ore. I chirurghi, fortunatamente, hanno riattaccato il braccio allo sfortunato capotreno foggiano.