E’ stato presentato ufficialmente, lo scorso sabato, a Cerignola, nel Laboratorio Urbano Exopera, il progetto “Una campagna di diritti”. Partito lo scorso 15 dicembre e finanziato dalla Regione Puglia attraverso l’ “Avviso pubblico per la presentazione di proposte progettuali relative ad iniziative sociali, educative e culturali in favore degli immigrati”, avrà la durata di otto mesi. A promuoverlo una rete di realtà attive sul territorio che hanno in comune l’appartenenza alla rete di “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Al fianco della Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto”, capofila del progetto, infatti, ci sono la Cooperativa Sociale “Altereco”, l’Associazione di Promozione Sociale “OltreBabele” e l’Associazione di promozione sociale “Omnibus”. Obiettivo del progetto è quello di provare a spezzare la dinamica socio lavorativa che ha determinato la progressiva ghettizzazione della comunità di Tre Titoli.
“La Terra di Capitanata è terra di caporalato in cui gli immigrati diventano carne da pomodoro”- ha detto Pietro Fragasso, presidente della Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto” -. Sono diverse le organizzazioni criminali che speculano sulla tratta e diverse sono le responsabilità delle associazioni di categoria e delle aziende agricole. Nostro compito e creare una massa critica positiva, offrire ai migranti di Tre Titoli gli strumenti per uscire fuori dal ghetto”. La complessità di un obiettivo del genere, impone la messa in atto di una serie di attività di intervento diversificate ma, allo stesso tempo, complementari. Partendo da un’esigenza più immediata, che riguarda l’apprendimento di elementi di base della lingua italiana attraverso l’attivazione di un corso di lingua per stranieri, a cura dei volontari di Oltre Babele Aps, Stefano Campese e Gaetano Panunzio dell’Aps Omnibus, procederanno a fornire orientamento giuridico finalizzato alla conoscenza di base della legislazione in materia di diritto del lavoro, diritto previdenziale, diritto dell’immigrazione, diritto sindacale. Questa parte dell’attività sarà realizzata presso la ex Scuola Elementare di Borgo Libertà grazie alla disponibilità del Club Unesco Cerignola e della Cooperativa “Borgo Libertà”, attuali gestori della struttura. Altresì il progetto offrirà la possibilità di formazione lavorativa nel settore agricolo, con particolare attenzione alla potatura, che si realizzerà sui beni confiscati alla mafia in affido alle due cooperative in partnership con Irsea, così da poter implementare le competenze professionali della platea di riferimento. Anche l’esigenza primaria della salute sarà oggetto dell’intervento proposto, grazie all’intervento della Croce Rossa di Cerignola: l’impegno sarà quello di creare alcune figure professionali all’interno del campo capace di intervenire prontamente offrendo già un primo soccorso in casi di emergenza. Interessati saranno anche gli aspetti socio-ricreativi e relazionali della vita del campo: si punterà all’ideazione e la realizzazione di momenti di condivisione tra la comunità cerignolana e quella del ghetto, come ad esempio la realizzazione di un laboratorio cinematografico. Ciò sarà possibile grazie alla preziosa presenza di un team di educativa di strada, coordinata da Dora Giannatempo, che intercetterà i bisogni e le esigenze in modo da proporre processi di prevenzione e di inclusione sociale. L’iniziativa vede anche il supporto delle Figlie della Carità e della Parrocchia di San Domenico, da sempre attive verso la comunità di Tre Titoli, oltre che di Libera Puglia. Presenti all’appuntamento di sabato anche ?Paap Njaay Jamiil, Presidente dell’associazione “Ghetto Out Nelson Mandela” e, a sorpresa, l’assessore alle Politiche Sociali Michele Romano che, risentito, a suo dire, del mancato invito istituzionale, ha invitato a una forma di organizzazione più complessa, perché-ha dichiarato-“i Comuni non possono essere esclusi da tali iniziative”.
Le battute finali sono state affidate a Suor Paola Palmieri, in rappresentanza delle Figlie della Carità di Cerignola, da sempre accanto agli invisibili di Tre Titoli. “Da tre anni e mezzo – spiega Suor Paola – insieme ad un numero discreto di volontari, operiamo quotidianamente nella realtà di Tre Titoli. In questi anni abbiamo cercato, pur tra mille difficoltà, di alleviare le pene di chi vi è costretto a vivere in condizioni disumane, come numerare le case e fare un censimento. Ad oggi, si contano 49 case di fortuna e circa 150 migranti. Grazie a SIA, abbiamo fornito, inoltre, nove cisterne, mentre prima gli abitanti di Tre Titoli erano costretti a fare chilometri per raccogliere un po’ d’acqua. Oltre ai viveri e i beni di prima necessità- aggiunge -abbiamo intrapreso anche un’opera di evangelizzazione attraverso momenti di preghiera e di condivisione dei problemi. Piccoli segni per umanizzare un luogo, simile a un posto di guerra, dove addirittura Emergency viene ad operare e che noi altri fingiamo che non esista. Molto è stato fatto, ma ancora molto c’è da fare. Come diceva il nostro fondatore, San Vincenzo de Paoli, ‘I poveri io li ho visti e, una volta che li ho visti, mi tormentano e sono il peso del mio tormento’. Gli invisibili di Tre Titoli devono essere il nostro tormento”.