C’era tutto il quartiere d’origine di Giusy e Luigi al loro funerale, e i sacerdoti di tutte le parrocchie della zona, l’Annunciazione, San Pio X, S. Michele, che è la chiesa vicina al luogo della tragedia, la palazzina in Via De Amicis. Un arco vestito di viola si vedeva dal fondo della chiesa, i sacerdoti nei loro abiti e l’officiante, Don Luigi Lauriola, parroco di S. Antonio, dove la messa si è svolta. Cerimonia affollatissima, non solo i parenti ma larga parte della città più “popolare”, quella che li conosceva e quella che è venuta “perché oggi è lutto cittadino”.
L’arcivescovo Francesco Pio Tamburrino si trovava a Roma, ma ha lasciato un messaggio. “Ci siamo svegliati con un’esplosione, a questa città non sono bastati tre crolli in quindici anni, i 67 morti di Viale Giotto, gli 8 di Via delle Frasche, e ora questi. La mattina sono andato sul luogo del disastro, al reparto di pediatria, all’obitorio dove c’erano i corpi lacerati: le mie lacrime si mescolano con le vostre, non ci sono circostanze più tragiche per la morte. Questa città è fragile e ha bisogno di un supplemento di solidarietà, dimostriamo anche con l’amore e l’attenzione a Salvatore che significa essere comunità”.
Le due bare vicine coi fiori bianchi a un certo punto sono state coperte da un velo, benedetto da padre Luigi. Tra un mese, in questa chiesa, i due giovani avrebbero dovuto sposarsi dopo aver preso casa in quella che è stata poi la loro tomba. Nello strazio dei familiari usciti dalla chiesa disperati, con la madre che vestita di nero invocava il nome del figlio, un parente gridava: “La fornacella” quella con cui ci si riscaldava una volta, prima del gas, mortale per loro. Tanti dei vicini di casa, sul sagrato della chiesa, hanno descritto quegli attimi terribili dell’esplosione, di cui ancora non sapevano, come un terremoto.
I funerali sono stati celebrati in forma strettamente personale, il sindaco Gianni Mongelli, e altri, son andati a dare l’ultimo saluto a titolo personale. Avrebbero dovuto leggere dei pensieri per i morti i familiari stretti, ma non ce l’hanno fatta. Così un conoscente ha ricordato “Giggino”, il ragazzo che faceva il gommista: “Eri il più piccolo della famiglia ma il più forte, non hai permesso che quel fiore si spegnesse” con il riferimento al bambino il cui corpo è stato protetto. Per far defluire la folla dalla chiesa e far uscire le bare, sono intervenute le forze dell’ordine che hanno formato un cordone ai due lati. Poi sono volati dei palloncini bianchi e un cuore rosso. Durante l’omelia Padre Luigi commentava il passo, “Io vidi un cielo e una terra nuova, alzate gli occhi verso il cielo”.