Nel processo sul femminicidio di Federica Ventura, i Centri antiviolenza “Telefono Donna” di Foggia, “Cav Giulia e Rossella” di Barletta e la Regione Puglia si sono costituiti parte civile. Questa la notizia delle ultime ore sul procedimento riguardante l’uccisione della 40enne di Troia, vittima di femminicidio il 16 febbraio scorso.
La donna fu accoltellata mortalmente dal 48enne marito, Ferdinando Carella. Luogo della tragedia un’abitazione in viale Kennedy, nel piccolo centro dei Monti Dauni. L’uomo, dopo aver ammazzato la moglie, tentò il suicidio conficcandosi la lama nel petto ma fu salvato dai sanitari e ricoverato agli Ospedali Riuniti di Foggia, dove scampò alla morte. Ad allertare i carabinieri ci pensò la vicina della coppia, avvertita della tragedia dai figli della vittima (due bambini di 10 e 8 anni) che trovarono rifugio proprio nel suo appartamento.
L’uomo gridò “aiuto, l’ho ammazzata!”, subito dopo l’accoltellamento. Stando agli approfondimenti investigativi, Carella già in passato aggredì la moglie tanto da strattonarla più volte e tirarle i capelli, esclamando: “Ti devo mandare ai cipressi”. Federica confidò ad alcune amiche che aveva intenzione di separarsi considerando Carella un “padre padrone”.
Anche la dottoressa UniFg, Antonella Cagnolati, un tempo docente della vittima, nella lettera scritta dopo la tragedia rivelò che “negli ultimi tempi Federica era spenta, assente, distratta. Capisco solo ora la portata del suo disagio, del suo “non dire”, non aprirsi, non svelare. Una giovane donna che non riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto, che stava annegando nel suo dolore”.