I produttori agricoli non ci stanno ad essere rappresentati come imprenditori senza scrupoli e schiavisti. Il caporalato non è l’unica narrazione del Tavoliere e della Capitanata.
“Nella provincia di Foggia esistono eccellenze di un cibo portatore di storia e di integrazione, un modello virtuoso di relazione tra coltivatori, braccianti ed industriali. Queste eccellenze sono concentrate nella linea gourmet dell’Organizzazione Produttori Mediterraneo e de La Fiammante, valorizzando una filiera di qualità che agisce in un territorio spesso vittima delle dinamiche della schiavitù moderna nei campi di raccolta. Un modello di integrazione che l’alleanza di quest’anno tra OP Mediterraneo, La Fiammante e Funky Tomato rilancia con una proposta di filiera che unisce qualità etica, alimentare e culturale”, spiega il cooperativista e dirigente di Confagricoltura Marco Nicastro, presidente di OP Mediterraneo.
In agro di San Severo nella sua azienda, con lavoratori migranti tutti regolarmente assunti e pagati come da contratto bracciantile, si stanno portando avanti tre colture “innovative” di pomodorini. Rossi e gialli, recuperando sementi tradizionali.
I rossi sono della varietà autoctona antichissima Principe Borghese i gialli si chiamano invece Pizzo Giallo e Datterino Giallo. La sperimentazione è partita 3 anni fa, con una produzione di appena 250 quintali. Oggi le quantità della varietà antica si sono moltiplicate, raggiungendo i 10mila quintali.
I barattoli prodotti dalla Fiammante sono dei veri e propri capolavori di ricette tradizionali. Una scommessa di mercato, in un contesto in cui la passata con pomodorini “schiattati” come si dice a Napoli, conquista sempre più palati. I pomodorini rossi vengono semplicemente spaccati a metà e introdotti nel contenitore, senza aggiunta di nessun alimento e senza condimenti, per poi essere bolliti a bagnomaria, come per le conserve di pomodori di antica memoria meridionale. Idem per i gialli. La linea di nicchia, per alta ristorazione e gastronomie luxury, è La Fiammante Gourmet.
I pomodorini gialli sono stati molto apprezzati e decantati anche dal noto blogger Luciano Pignataro e si sposano alle pietanze di pesce, per la loro abboccatura dolce e il loro retrogusto aspro, che pulisce la bocca dal sapore di mare. “Ci abbiamo lavorato molto alla linea alta gourmet. Vendiamo il prodotto direttamente alla ristorazione o alle pizzerie. Una Margherita con pomodorini gialli ha una grande scenografia e costa in media 3 euro in più”, osserva Nicastro.
La raccolta è rigorosamente a mano, la meccanizzazione romperebbe la fisionomia del pomodorino che deve restare integro. I braccianti sono stati formati per una raccolta dedicata e perfetta.
La resa ad ettaro è bassa, i campi di pomodorino non producono più di 200 quintali ad ettaro, ma non hanno bisogno di grandi trattamenti, con una agricoltura di tipo tradizionale, se non poche pompature con insetticidi.
“Non costa molto produrre pomodorini, costa molto valorizzarli. Noi garantiamo seme autoctono, proveniente dal Sudamerica, 100% italiano. Tutto in vetro, al costo di 3 euro circa. Eataly e le grandi catene gourmet se lo sono già conquistato. Abbiamo vinto una commessa per linea gourmet La Fiammante, prodotta da OP”.
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