Il primo trapianto di rene agli Ospedali Riuniti di Foggia non è andato a buon fine. Una serie di problemi al cuore del paziente hanno prodotto effetti negativi pesanti (ipoperfusione) sull’organo impiantato da qualche giorno, che è andato in necrosi. “Il trapianto è stato ineccepibile – ha dichiarato a l’Immediato il direttore generale Vitangelo Dattoli -, non c’è stato un solo passaggio non paradigmatico. Ogni aspetto è stato seguito con scrupolo e perizia, sin dall’indagine prospettiva. Purtroppo ci sono degli aspetti che non si possono prevedere, come è accaduto nel caso in questione. Oggi è stato eseguito l’espianto sul paziente, che era in osservazione al policlinico. Sta bene”. Solo che ora bisognerà riprendere i cicli di dialisi.
La notizia del trapianto eseguito dall’equipe del professor Giuseppe Carrieri è stata accolta con entusiasmo dalla comunità foggiana, al punto da essere definita “il trapianto del Papa” per via dell’arrivo del Santo Padre a Bari. “Il trapianto del rene, prelevato a Bari da una donatrice di 56 anni, ad un paziente di circa 58 anni ha previsto un intervento di poco più di due ore – aveva spiegato Carrieri -, svoltosi senza complicanze e con pronta ripresa funzionale dell’organo. Dopo l’intervento il paziente è stato trasferito presso il Centro Trapianti del Policlinico di Foggia, dove è sotto attenta osservazione da parte dei sanitari. Ci auguriamo che questa sia la partenza di un programma trapianti destinato a togliere dal carcere della dialisi sempre più pazienti”.
Il donatore era stato segnalato dalla Rianimazione del Policlinico di Bari al Coordinamento Regionale Trapianti, diretto dal prof. Loreto Gesualdo, che aveva avviato la procedura standard in questi casi. Del prelievo del rene se ne è occupata l’equipe chirurgica della Struttura di Urologia I del Policlinico di Bari, che ha proceduto al prelievo dei reni. Allo stesso tempo, l’equipe del Coordinamento Regionale aveva individuato 2 pazienti compatibili nella lista d’attesa pugliese, costituita da oltre 500 pazienti in dialisi. “Il ricevete aveva un quadro clinico particolare, per questo partiva svantaggiato – commenta Gesualdo a l’Immediato -. Le complicanze del ricevente sono state decisive per l’esito negativo del percorso. L’indice di sopravvivenza dell’organo, in generale, è di circa il 90 per cento, con una riduzione all’85 per cento nei primi cinque anni. Ma capita che accadano problemi di questo tipo. Il paziente, che rientra in lista, certamente potrà avere un’altra possibilità”.