“Non mi piace aprire dove aprono tutti, sarebbe stato facile collocarsi vicino al Terzo Millennio, ma alcuni anni fa Moffa fu un pioniere, come me oggi qui in Via Forcella”.
Il ristoratore Luca D’Ambrosio, dopo l’esperienza anglosassone e la lunga gestione familiare, dal 1998 al 2016, della pizzeria Le Due Palme, ha cambiato nuovamente vita ed è tornato nel capoluogo dauno, nonostante le tantissime soddisfazioni ottenute a Cambridge e negli States.
Ristorante, pizzeria e bar, dal nome “il Dejavu”, questa la scommessa, con una insegna che è tutta un programma e che risponde alla domanda tipica di molti clienti: “Ma non ti ho già visto da qualche parte?” “Certo, alle Due Palme, è un Dejavu”, la risposta.
Da un mese Luca, 43 anni, ha avviato la sua attività nel cuore del quartiere residenziale di Via Forcella, alle porte di Foggia, nei pressi di Via San Severo, identificato come una zona difficile.
Ma il ristoratore e pizzaiolo ama la legalità e le sfide e vuole sfatare i pregiudizi. “Questo angolo della città non è conosciuto della gran parte dei foggiani, prima di me non c’era niente, nessuna attività commerciale, eppure ci vivono 300 famiglie. Sicuramente se non fossi stato del mestiere aprire qui sarebbe stato quasi un suicidio, ma io ho una buona clientela. In un solo mese, dal mio arrivo, due persone che non conoscevano il quartiere hanno deciso di acquistare casa”, racconta a l’Immediato.
Ne saranno ben felici gli edili Galano, che hanno la loro agenzia immobiliare di fianco al locale e che gli hanno fittato lo spazio anche per ravvivare il rione. Presto dovrebbe aprire anche una palestra e sarebbe un altro buon risultato per un’area che finora è stata poco più che un dormitorio. Il Dejavu è soprattutto un investimento e una garanzia per quanti credono nelle potenzialità della zona, dove ancora si costruisce seppur con le difficoltà del mercato e abitano molte persone pubbliche della città. Dai Sannella all’imprenditore di Elda e Sistemi Energetici Marcello Salvatori, passando per il vicepresidente della Provincia Rosario Cusmai.
“Qualcosa si comincia a muovere, io non abito qui, ma davvero ci sono parecchi problemi, ho portato anche l’illuminazione, perché quella del Comune manca, così come il verde che non è curato dall’amministrazione”, aggiunge Luca.
Il suo locale è molto moderno, accogliente e luminoso. “Siamo lontani dal traffico cittadino ma comunque in città. Si può parcheggiare comodamente e la location gode di aria fresca anche nelle afose serate estive”, spiega. E non solo, anche di giorno gode di ombra per tutta la mattinata, sotto l’ampio porticato arieggiato dedicato alle colazioni e agli aperipranzo a 10 euro con assaggi di antipasto, primo, secondo, contorno, frutta e dolci. Cucina totalmente a vista, con particolare attenzione ai servizi per i diversamente abili. Non manca la cucina anche per i vegetariani ,celiaci e intolleranti al lattosio. Aperto dalle 7 alle 24, il Dejavu punta su un modo originale di pensare alla ristorazione, mutuato dall’Inghilterra. Gli impiattamenti sono inediti per Foggia.
“Rispetto alle Due Palme siamo saliti di livello, qui facciamo anche carne e pesce a prezzi politici, l’idea è quella inglese del piatto unico, la novità nostra sta nello strutturare i menu, le nostre porzioni sono abbondanti. In Inghilterra nessuno si sogna di ordinare un pranzo completo, per questo proponiamo piatti importanti, le nostre insalate sono ricche, così come i secondi o i primi. La mia politica è che non devo star qui a rubarti i soldi, a spennarti, mi va che il cliente diventi amico e che torni per il gusto di mangiar bene. Il nostro antipasto mare e monti ad esempio sta andando molto bene, è un piatto completo. Il pesce non è congelato né sottovuoto, ci riforniamo da una ditta di Monopoli. Abbiamo già ricevuto 17 recensioni su TripAdvisor, tutte 5 stelle, ma nessuna era pilotata, solo una era di un mio amico, ma comunque non guidata da noi”.
Non si sente stretto in una realtà come Foggia? Luca è schietto, è un anticonformista. “Un po’ mi pento di essere tornato, mi piace Foggia e qui sto bene con la mia famiglia, siamo tornati per motivi familiari belli. Nel 2016 andai via in fuga per i disservizi italiani e per i problemi tipici dell’Italia: la burocrazia, le tasse. Degli incassi non restava niente. Anche adesso ho 5 persone assunte regolarmente, ma non ci sono incentivi per chi dà lavoro vero e investe in Italia. Ma mi sento molto positivo, magari con Dejavu facciamo ripartire tutto il quartiere”.