La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) dedica ampio spazio al mondo della criminalità garganica. La seconda metà del 2017, infatti, è stata contrassegnata da numerosi episodi di cronaca, su tutti la strage di San Marco in Lamis del 9 agosto nella quale morirono il boss, Mario Luciano Romito, il suo autista e due contadini innocenti. Ma quello è anche il periodo nel quale si è inasprita la guerra per il “controllo” dell’area nord del promontorio e dei traffici di droga con l’Albania. A Vieste, dopo l’azzeramento della famiglia Notarangelo dovuto alle uccisioni dello storico boss, Angelo “cintaridd” Notarangelo, del fratello Onofrio e del nipote Pasquale, quest’ultimo vittima di lupara bianca nel giugno dello scorso anno, è in atto una guerra tra gli scissionisti, capeggiati da un lato da Marco Raduano detto “faccia d’angelo” e dall’altro da Girolamo Perna. Entrambi giovani boss viestani al vertice di gruppi criminali composti dalle nuove leve della malavita locale. Gli ultimi omicidi, infatti, hanno riguardato ragazzi poco più che ventenni.
Le mire espansionistiche del boss
“La geografia criminale garganica – si legge sulla relazione della DIA – si conferma fortemente instabile. Si tratta di una instabilità derivante da una pluralità di fattori, quali le mutazioni di assetti e gli scompaginamenti di alleanze, anche datate. L’analisi del fenomeno osserva la presenza di una pluralità di gruppi criminali (basati essenzialmente su vincoli familiari e non federati tra loro), ove marcata risulta l’ascesa delle giovani leve ma anche la vicinanza geografica ad altre realtà mafiose, come quelle foggiana e cerignolana.
In definitiva, il territorio risulta interessato da un processo di rinnovamento del sistema criminale, favorito da ataviche rivalità familiari, degenerate in vere e proprie faide di mafia e da mire espansionistiche.
È questo il contesto in cui è maturata la strage di San Marco in Lamis, realizzata il 9 agosto 2017 allo scopo, innanzitutto, di eliminare il boss del clan Romito, a pochi giorni dalla sua scarcerazione, ucciso con suo cognato lungo la strada provinciale “Pedegarganica” di Apricena. Poco distante dal luogo dell’agguato sono stati rinvenuti i cadaveri, anch’essi raggiunti da numerosi colpi di arma da fuoco, di due fratelli braccianti agricoli, incensurati ed apparentemente estranei a contesti criminali, colpiti a morte perché possibili testimoni dell’omicidio, consumatosi in un territorio – non nuovo a fatti di sangue – estraneo alla “competenza” del clan Romito. Il boss assassinato, figura di primo piano della mafia garganica, stava guidando un percorso espansionistico e di consolidamento del clan, potendo in ciò contare su una consolidata alleanza con strutture malavitose di Mattinata e su importanti appoggi criminali anche in altre aree del Foggiano, compreso il capoluogo, dove aveva come punto di riferimento il clan Moretti-Pellegrino-Lanza“.
La guerra di mafia a Vieste
“Anche l’area di Vieste – scrivono i relatori – è stata interessata da cruenti fatti di sangue, in danno soprattutto del clan Notarangelo, ormai decimato nel vertice. Le principali attività di contrasto delle Forze di polizia hanno visto protagonisti diversi soggetti – già luogotenenti del clan Notarangelo – che si stavano adoperando per colmare il “vuoto di potere” venutosi a creare. Tra i luogotenenti figura anche un elemento di primo piano della criminalità viestana e della stessa mafia garganica, tornato in libertà nel febbraio 2017 (Marco Raduano) e la cui scarcerazione è coincisa con la recente escalation di violenza. Proprio a Vieste, il 27 luglio 2017 è stato consumato l’ennesimo atto di una guerra tra consorterie, con l’omicidio di un pregiudicato (Omar Trotta) da tempo inserito nel contesto criminale locale, come emerso da operazioni antidroga che lo hanno visto coinvolto assieme ad esponenti del clan Notarangelo. La sua figura, unitamente a quella del suocero Piergiorgio Quitadamo (considerato uno dei luogotenenti del clan Romito-Gentile), risultava fortemente in ascesa, specie con riferimento al business degli stupefacenti”.
Il “processo evolutivo” tra Monte, Manfredonia e Mattinata
L’area compresa tra Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Mattinata – dove anche il clan Libergolis appare in difficoltà per la detenzione dei suoi vertici – si starebbe caratterizzando per un “processo evolutivo”, in parte legato al descritto riassetto in atto a Vieste, in parte alla crescita di quelle organizzazioni autoctone, ora non più gregarie, che si starebbero rivolgendo verso più ambiziosi obiettivi criminali, ivi compreso il condizionamento degli apparati amministrativi locali.
“Ciononostante – si legge -, lo stesso citato clan montanaro pare aver intrapreso un percorso di ricompattamento organizzativo, forte della figura di un reggente (Enzo Miucci, in carcere nel periodo analizzato dalla relazione ma oggi in libertà, ndr) che, sebbene ristretto, riveste notevole carisma criminale, addirittura prevedendo una strategia di espansione affaristica verso la stessa città di Vieste; in tale contesto, l’attuale avvicinamento dei Libergolis, secondo l’assetto gerarchico di vertice odierno, alla consorteria Perna-Iandoli (rivale del clan Raduano), potrebbe rivelarsi foriero di ulteriori fibrillazioni in gran parte del territorio in argomento“.
“Infatti – continuano -, le alleanze criminali e le conflittualità nella predetta area territoriale poggiano proprio sui potenziali, cospicui introiti che una città a spiccata vocazione turistica come Vieste offre con il settore degli stupefacenti (si considerino le redditizie piazze di spaccio del litorale durante il periodo estivo) e con quello turistico (strutture ricettive, ristoranti, guardianie e servizi vari), settore, quest’ultimo, oggetto di attenzione criminale finalizzata sia alle estorsioni che alla gestione diretta delle attività imprenditoriali, con il conseguente riciclaggio dei proventi illeciti. Gli ingenti sequestri di droga operati nel semestre confermano, poi, come le coste garganiche siano tra i terminal principali per le rotte dei traffici di marijuana provenienti dall’Albania (da smerciare poi in ambito nazionale), aspetto che favorisce il partenariato con organizzazioni criminali di estrazione regionale differente.
Di particolare interesse sotto il profilo delle proiezioni oltre confine del fenomeno criminale foggiano risulta l’omicidio, avvenuto ad Amsterdam il 12 ottobre 2017, di un noto appartenente alla mafia garganica, Saverio Tucci, dedito al traffico di stupefacenti”.