Schiavizzate e costrette a prostituirsi dopo aver subito un “rito voodoo”. Vittima una ragazza di Benin City, nello stato nigeriano di Edo, giunta in Italia con la promessa di gestire un negozio a Milano da parte di una conterranea 44enne. Il 10 luglio scorso, i militari dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti di una 44enne nigeriana D.O. a capo di un’organizzazione “familiare” ritenuta responsabile di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione. Per i medesimi reati sono stati deferiti in stato di libertà il marito connazionale 48enne e la figlia 25enne.
L’indagine è scaturita a seguito della denuncia sporta dalla vittima, negli uffici della Sezione Criminalità diffusa, Straniera e prostituzione della Squadra Mobile della Questura di Foggia e condotta successivamente, unitamente ai Carabinieri della Compagnia di Legnano sotto la direzione della D.D.A. di Milano. La giovane nigeriana ha denunciato presso gli Uffici della Squadra Mobile di essere stata avvicinata da alcuni connazionali a Benin City (Nigeria) con il pretesto di raggiungere l’Italia, dove avrebbe dovuto fare la commessa nel negozio di proprietà di una conterranea nel Milanese.
Dopo essersi sottoposta ad un rito voodoo, propiziatorio per il viaggio da intraprendere, la donna ha affrontato un difficile percorso attraverso il deserto fino alla Libia, per raggiungere l’Italia a bordo di un gommone. Numerose le peripezie affrontate dalla vittima durante il viaggio e la permanenza presso un centro di smistamento in Libia. Una volta in Italia è stata contattata e condotta a Legnano e quindi avviata alla prostituzione in strada, con l’obbligo di consegnare tutto il denaro guadagnato a D.O. indicata come la “madame”, sia sotto il ricatto di minacce di morte nei propri confronti e di quelli dei familiari rimasti in Nigeria, sia attraverso pressioni psicologiche incentrate sul rito voodoo compiuto alla partenza.
Il denaro consegnato doveva ripianare un debito di circa 35.000 euro che la “madame” asseriva essere il corrispettivo per il viaggio. Inoltre, si è accertato che quest’ultima spesso si recava in Nigeria, sia per trasferire denaro contante che per reclutare altre ragazze da avviare spesso a loro insaputa alla prostituzione. L’esempio della giovane denunciante ha permesso di acquisire anche la denuncia di un’altra giovane vittima. Le attività investigative hanno consentito di denunciare la figlia della coppia, incaricata di gestire gli affari durante i viaggi della madre nel Paese d’origine e l’uomo per violenza sessuale poiché, in un’occasione, approfittando dell’assenza della moglie e della figlia, aveva cercato di abusare di una delle due giovani donne. Al termine delle operazioni, la sfruttatrice è stata condotta presso la Casa Circondariale di Milano “San Vittore”, dove rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria.