Il foggiano Guglielmo Storelli, 44enne e dipendente Sofim, ha passato ieri una bruttissima mattinata all’ufficio postale di Viale XIV Maggio a Foggia. È stato colpito da una “insensibilità burocratica” che lo ha disarmato, rendendolo inerme, ferito, costringendolo a piangere a dirotto dinanzi agli utenti in fila. A l’Immediato racconta quanto accaduto con rabbia e delusione.
“Mi è successa una cosa, per me, fuori del normale alle Poste. Ho perso mia moglie due mesi fa per una malattia. Aveva 39 anni. Lei non era di Foggia, era di Crotone e l’ho seppellita lì, il funerale è costato circa 8mila euro. Aveva una carta Postepay sulla quale le erano state accreditate da poco, dopo la sua morte, da una persona 250 euro. Io lavoro, ma mi servivano quei soldi per affrontare alcune spese prima del prossimo stipendio. Sono andato lì, ma ho sbagliato due volte il pin e il bancomat si è mangiato la carta. Ieri sono andato per recuperarla, ma non avendo io la delega, il direttore mi ha detto che non si poteva fare niente, se prima non avessi portato il certificato di morte, il codice fiscale e la carta di identità di mia moglie. Ieri mattina così ho fatto, sono andato alla Posta e ho mostrato tutta la documentazione che mi era stata richiesta, ma il direttore mi ha detto di nuovo che non poteva fare niente. E allora il certificato? Solo mia moglie poteva ritirare la carta o prelevare i soldi. Ha detto proprio così: deve venire sua moglie. Al che io mi sono alterato: mi sta prendendo in giro? Gli ho detto, mi sta offendendo sono l’unico erede. I 250 euro sono stati accreditati la settimana scorsa, gli ho detto anche che il bancomat poteva tenerselo lui, avrebbe potuto fare lui l’operazione e dopodiché avrebbe tagliato la carta, perché a me non serve. Ci sono solo 250 euro sopra”.
Le procedure da seguire in caso di decesso di congiunti con Postepay sono molto arzigogolate anche per somme minime, c’è ormai una intera letteratura a riguardo sui siti consumeristici. Non solo l’autocertificazione da parte degli eredi, ma è necessaria anche la successione. “L’erede deve fare una procedura di successione, i soldi non possono essere ritirati, né può ritirare la carta, perché non è sua”, rispondono alla nostra testata web sul caso del signor Storelli dal servizio clienti di Poste Italiane.
Il direttore della sede centrale delle Poste foggiane ha prontamente adempiuto a questi passaggi aziendali; insomma, non ha chiuso un occhio, non si è preso la responsabilità di riconsegnare la carta al vedovo. Secondo Storelli, il punto però non è la rigidità sulla procedura, ma i modi usati nei suoi confronti dal direttore dell’ufficio postale del Quartiere Stazione.
“Mi ha detto che devo fare la successione, ma per la successione di morte devo fare una pratica con un costo che supera la somma che c’è sulla carta. Non posso fare niente, mi ha detto. Mi sono urtato, sto anche in cura da uno psicologo, ho sclerato un po’, mi sono arrabbiato, mi ha fatto stare un’ora al banco, con la gente che mi guardava. Ad un certo punto sono arrivati 4 agenti in borghese, che mi hanno avvicinato. Ha chiamato gli agenti, ci rendiamo conto? Ho pianto davanti a 70-80 persone, ma il direttore non è più uscito. Mi aveva scritto la procedura dei documenti da spedire a Roma per ottenere i soldi. È stata una vergogna, perché non ha avuto la faccia di venire fuori, io sono una persona a posto. ‘No, deve venire sua moglie’, continuava a dirmi come a prendermi in giro. Io gli ho risposto: sono disposto a darle tutto quello che ho se mi fa il miracolo di far tornare mia moglie viva qui a ritirare questa carta. Se mi fa il miracolo di farmi venire mia moglie, mi spoglio di tutti i miei beni. Mi ha fatto andare in crisi, in palpitazione, sono scoppiato a piangere. Le persone si sono anche indignate perché mi hanno visto piangere e hanno visto come mi ha trattato. Non ha avuto cuore, mi ha offeso. Spero che non succeda mai a nessuno di vivere un dolore così forte, una umiliazione così. Voglio che si sappia che in quell’istituto non c’è una persona di cuore, ho anche parlato col mio avvocato, forse ci sono gli estremi per denunciarlo. Ho fatto anche il passaggio di proprietà della macchina di mia moglie, tutto con estrema semplicità e lui mi ha combinato il casino”.
Storelli racconta un ultimo frammento della sua storia. “Forse le persone mi prenderanno per matto. Ma per il passaggio di proprietà avrei dovuto pagare 550 euro, ma alla fine ho pagato solo 300 euro, mi son ritrovato 250 euro in tasca. Ho pensato ad un regalo del cielo di mia moglie, la stessa somma che ora è rimasta sulla carta. Le coincidenze possono essere dei segni alle volte, io ci credo”.
Il direttore, avvicinato da l’Immediato, ci ha fatto intendere che non poteva fare altrimenti col vedovo, mentre spiegava la procedura ad altri due eredi congiunti.