È drammatica la situazione dei senza tetto a Foggia sia sul versante posti letto sempre più ridotti con la prossima chiusura del Conventino (è ancora attivo il servizio colazione ma solo fino al prossimo 21 luglio, ndr) sia per le docce, da sempre interdette alle donne. Anche quelle per gli uomini però, presenti in buon numero nella parrocchia del Sacro Cuore, sono state sbarrate, per assenza di vigilanza. La Caritas aveva richiesto al Comune la presenza di una guardia giurata o di un poliziotto municipale per poche ore al giorno al mattino, ma l’amministrazione ha risposto picche, per mancanza di fondi.
È ancora al palo infatti l’approvazione del Piano Sociale di Zona, senza il quale non possono essere riorganizzati i servizi né la loro dotazione economica. Con Emiliano Moccia, storico animatore dell’associazione Fratelli della Stazione, abbiamo fatto il punto della situazione dei senza fissa dimora e di tutti coloro che bisognosi necessitano di un posto dove sostare e lavarsi, per non vagare per strada, nell’afa.
“È la morte cerebrale dei servizi”, spiega l’operatore senza mezzi termini. “Per le docce c’è il vuoto eterno, è un problema molto serio. Tutti gli uomini, se escludiamo il dormitorio di Sant’Alfonso, non hanno un luogo dove potersi lavare. Il dormitorio è aperto ai soli uomini, purtroppo non ci sono spazi adeguati per le donne, anche se adesso padre Martella ha accolto una donna incinta richiedente asilo, che presto alloggeremo in un altro luogo”.
Tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi lustri a Foggia hanno fatto orecchi da mercante sul tema del centro diurno, una infrastrutturazione sociale che in tantissime città italiane funziona al meglio come supporto ai progetti di inclusione per gli ospiti, costretti ai margini del tessuto sociale da condizioni di disagio di varia natura.
I Fratelli di Stazione si confrontano con un benchmark in questo campo che è il centro Binario 95, che nasce presso la Stazione Termini di Roma ed è gestito dalla cooperativa sociale Europe Consulting ONLUS, finanziato dal Comune di Roma, dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio nel quadro del Polo Sociale Roma Termini, con il sostegno delle Ferrovie dello Stato.
Ma ottime esperienze sono attive anche a Milano, Pisa, Firenze, Catania. “Noi continuiamo la nostra battaglia per il centro diurno, fornire un letto e il latte caldo per una sera non serve se non si prende la persona in cura, spesso il giorno dopo, al mattino, quella esperienza di solidarietà e di presa in carico si perde, anche perché non possono essere solo i volontari a sostenere queste attività. Serve una struttura che metta a sistema le varie esperienze. Spesso noi incontriamo delle persone alle 22, ma cosa si può fare? Quel rapporto si perde, invece in un centro diurno si ha la possibilità di attivare dei percorsi, per affermare l’importanza di lavarsi, si possono redigere dei curriculum e cominciare dei progetti di auto impiego”.
I centri diurni non sono previsti dai Piani sociali di zona, ma sono retti dalla raccolta fondi e da finanziamenti pubblici “volontari” e dedicati. È per questo che i Fratelli della Stazione si sono attivati da soli, iniziando una raccolta fondi per aprire il centro che sarà chiamato “Il Dono”. “È inutile aspettare le istituzioni, potremmo ottenere dei locali in comodato d’uso, ma non è l’immobile la spesa vera, i costi vivi sono altri, quelli per gli operatori qualificati, per lo psicologo per favorire percorsi di riavvicinamento alla rete familiare e amicale degli utenti. Molti hanno rapporti sfilacciati con le loro famiglie. I volontari sono utili, ma serve continuità, noi spesso ci stacchiamo a turno dai nostri rispettivi impegni lavorativi per le residenze anagrafiche per le quali occorre sempre accompagnare i senza fissa dimora, come testimoni”.
All’azione di supporto psicologico in un centro diurno viene affiancata una azione di supporto pratico per la redazione di un curriculum appunto, la ricerca di un lavoro, di una casa o di un centro di accoglienza per la notte. Tantissimi senza fissa dimora hanno delle competenze importanti, sono ex commercianti, ex edili, artigiani.
I Fratelli della Stazione per accelerare la loro raccolta fondi hanno partecipato insieme ad altre 300 realtà associative al bando della Fondazione Megamark Orizzonti Solidali, per un finanziamento massimo ammesso di 40mila euro.
Ma perché il Comune nei vari governi politici giunti a Palazzo di Città non ha mai finanziato un centro diurno? “Non è stata colta l’importanza di un centro diurno, non si comprende che occorre prendere in cura le persone – osserva Moccia – non è soltanto un dormitorio o un posto dove erogare pasti, si tratta anche di uno spazio di sosta e di co-working, dove i senza tetto anziché ciondolare potrebbero cominciare dei percorsi di vita. Tantissimi creano lavori artigianali pazzeschi, ma non hanno il luogo in cui farli manualmente né dove esporli e magari venderli. Noi andiamo avanti, prima o poi riusciremo ad aprire il Dono, ci siamo stancati delle istituzioni. Si pensa sempre che alcuni servizi debbano essere erogati dalle parrocchie, ma non è così: i bagni e le docce devono essere pubblici, altrimenti i problemi igienici, con pidocchi e zecche sono normali”.
Intanto prosegue l’attività parrocchiale del dormitorio di Sant’Alfonso con padre Luigi Martella, che quest’anno non ha ricevuto neppure 1 euro dal Comune. Dopo l’ennesima richiesta da parte dei Fratelli della Stazione, la Fondazione Monti Uniti ha concesso un finanziamento, che insieme allo spettacolo di beneficienza al Giordano nel corso del quale sono stati raccolti circa 2200 euro, ha permesso al dormitorio di andare avanti. “Non è stato ancora approvato il Piano sociale di zona , da parte del Comune non c’è chiusura anzi, la speranza è che si attivi la pubblica amministrazione. Abbiamo anche dovuto far fronte ad un furgoncino, perché l’Ataf d’estate sospende il servizio navetta. Finora il dormitorio si è retto con l’aiuto dello Spirito Santo”, conclude Moccia.
Foto in alto da profilo Facebook, “Fratelli della Stazione”