“Il Ghetto non è un percorso predestinato per noi migranti, gli immigrati che vengono qua non vengono per dormire, ma per guadagnare la propria vita, per lavorare e per conservare la propria dignità. E la dignità inizia lavorando con le condizioni giuste, come tutti quanti”. Le parole di Makebe Ndiaye, detto Pap, mediatore culturale dell’associazione Ghetto Out sezione di Cerignola, racchiudono il senso del progetto di Terra! dal titolo “In Campo! Senza caporale. Formazione e trasparenza per la dignità”, che agirà sul territorio pugliese di Cerignola e nelle campagne limitrofe avviando un network di aziende sostenibili che accoglieranno i lavoratori migranti, dando loro anche una formazione.
Si è cominciato lo scorso febbraio, quando Terra! ha avviato la fase di assessment a Cerignola, poi ad aprile si è dato vita alla rete di imprese partner, 5 in tutto: la cooperativa Sociale Altereco e la cooperativa sociale Pietra di Scarto, che gestiscono beni confiscati alle mafie a Cerignola, l’azienda agricola Domenico Russo con 14 ettari coltivati ad uva bio, pesche, nettarine, albicocche ed olive, l’azienda agricola Roberto Merra e l’azienda Acquamela Bio nella storica Contrada Acquamela, che produce olio, uva e cereali.
A maggio 6 lavoratori stranieri con l’aiuto di Pap sono stati selezionati, sono usciti dal Ghetto di Tre Titoli a Cerignola e sono stati trasferiti in un appartamento in fitto in città, autogestito, mentre a giugno è cominciata la formazione agricola teorico pratica con borse di studio retribuite di 10 mesi e a settembre le aziende e i tirocinanti costruiranno insieme un prodotto rispettoso dell’ambiente, che sarà lanciato sul mercato nel dicembre 2018 e infine a marzo 2019 con la conclusione delle 6 borse lavoro il ricavato della vendita dei prodotti sarà investito per garantire la continuità del rapporto di lavoro.
In Campo! senza caporale, nonostante il numero ridotto di lavoratori, è una esperienza di inclusione sociale per i migranti che riprende la campagna #filierasporca e si avvale della scuola diffusa della terra di Emilio Sereni, un progetto di formazione enologica rivolto a giovani aspiranti agricoltori sostenuto da Nando e Elsa Peretti Foundation.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina in conferenza stampa a Palazzo Dogana dai referenti nazionali Giulia Anita Bari, Fabio Ciconte direttore di Terra! insieme con l’assessore comunale ai Servizi Sociali di Cerignola Rino Pezzano, che ha promosso lo sportello immigrazione dedicato a Stefano Fumarulo, il presidente della Provincia Francesco Miglio, Daniele Iacovelli segretario della Flai Cgil e i due responsabili delle cooperative sociali della rete di Libera Pietro Fragasso e Vincenzo Pugliese.
Molti Comuni italiani e meridionali si stanno cimentando sul tema della lotta concreta al caporalato. Come ha spiegato Fabio Ciconte la legge 199 del 2016 è stata una legge importante messa a punto con la Flai Cgil, ma attualmente “sta subendo diversi attacchi dal governo”. “Abbiamo scritto ai diversi parlamentari. Quella legge non si tocca, anzi devono essere implementate alcune misure per intensificarne l’efficacia. Con in Campo! diamo la possibilità ad un gruppo di ragazzi di affrancarsi dalle condizioni disumane e degradanti e di approcciare il lavoro in alcune aziende agricole selezionate. I ragazzi vivranno dentro le aziende e fuori dal ghetto, in modo che sia restituita loro dignità. Le cooperative sociali Pietra di Scarto e Altereco dimostrano che si può fare agricoltura diversa. Vogliamo dimostrare che i braccianti non sono solo braccia ma persone. Con l’idea finale che si possa mettere in produzione un prodotto agricolo trasformato innovativo e giusto sul mercato”.
Per Pezzano è stato motivo d’orgoglio presentare il progetto. La terra di Di Vittorio è ancora una terra di sperimentazione di pratiche virtuose. “la Provincia sta mostrando molta attenzione per l’inclusione sociale, bisogna difendere e implementare la legge anticaporalato. Si parte da Cerignola, con delle borse lavoro per 6 lavoratori di Tre Titoli. Questo progetto è la chiusura di un cerchio, si ritorna alla comunità anche col lavoro. Gli obiettivi sono ambiziosi”.
2 anni fa Ciconte e il compianto Stefano Fumarulo fornirono capacità di analisi e approfondimento sul tema del caporalato. Pietro Fragasso è stato netto: “Il caporalato serve per i prezzi irrisori della materia prima e dell’asta al doppio ribasso. 30mila ettari del distretto sud coltivati a pomodoro, molti dei quali in Capitanata. Ero convinto che l’incontro con Terra! sarebbe arrivato prima o poi. Nel 2014 abbiamo fatto una scelta politica e siano entrati in Altro Mercato, per raccontare una alternativa, lavorando sul concetto di filiera anche insieme all’Uepe. L’autore della famosa canzone di Gaber, Sandro Luporini disse che libertà non è soltanto partecipazione, ma anche e soprattutto spazio di incidenza. Ai sensi del movimento antimafia, o riusciamo ad essere spazio di incidenza, o riusciamo ad incidere nel cambiamento o altrimenti siamo solo degli esteti della legalità”. Alle cooperative sociali non interessa vivere momenti di “cattolicesimo plastificato”. “Viviamo una congiuntura molto felice, con il progetto finanziatoci dalla Fondazione per il Sud per la realizzazione di un laboratorio di trasformazione per il pomodoro e questo di Terra!”, ha concluso Fragasso.
50mila lavoratori braccianti in tutta Italia, 5mila africani in provincia di Foggia, per un totale di 20mila extracomunitari. “Le buone prassi aumentano”, ha specificato Iacovelli della Flai Cgil. “Che ci fa il sindacato dentro questa bella esperienza? Il diritto al lavoro è fare formazione, questo non è un progetto di testimonianza”.
In questi anni Terra! ha avviato delle partnership con alcune aziende del territorio pugliese e campano soprattutto sul tema del pomodoro da industria, col progetto Spolpati. Gran parte del settore meridionale è rappresentato da 6 gruppi che da soli valgono il 50% della produzione di pomodoro e hanno fatto la scelta di fornire prodotto per i private label della Gdo e quindi di fatto di seguire le richieste della grande distribuzione. Dopo la scomparsa di Cirio, acquisito da Conserve Italia, il mercato del brand è occupato in larga parte da Mutti e da marchi nuovi di nicchia, tra cui anche il nostro Rosso Gargano. Mutti controlla il 40% dello scaffale.
È di qualche giorno fa la trattativa di Doria che vende alla Gdo le sue bottiglie di passata di vetro da 750 a soli 32 centesimi, questo vorrà dire che il pomodoro in campo sarà altamente sottopagato, perché anche le imprese sono sottopagate dalle catene distributive.
Sono uscite da questo vortice vizioso almeno due realtà: la Fiammante di Francesco Franzese, che produce passata e pelati nella fabbrica di Buccino in provincia di Salerno e si rifornisce quasi unicamente dalla Op la Mediterranea, il cui presidente Marco Nicastro era oggi in Provincia, e ha scelto di non aggiudicarsi le commesse dei private label, rafforzando così il suo brand, e l’esperienza di Funky Tomato originata da un giovane di San Ferdinando di Puglia Paolo Russo, nata per dimostrare che si può fare impresa agricola senza sfruttare i braccianti. Funky Tomato ha compiuto anche un passo in più, perché nella filiera tiene insieme agricoltura e cultura, mettendo al centro le tradizioni funky dei lavoratori migranti.
“Il mercato è maturo nel riconoscere il prezzo e il valore della produzione agricola – ha spiegato a l’Immediato Liberti -, il lavoro etico può essere riconosciuto se esso viene raccontato: il cittadino consumatore deve essere a conoscenza di certi meccanismi, credo che tutti siano disposti a spendere qualcosa in più per un prodotto di buona qualità e soprattutto rispettoso della dignità dei lavoratori. Funky Tomato è una esperienza pionieristica, stanno raccogliendo l’interesse di alcune insegne della grande distribuzione organizzata, che vedono che c’è un segmento di mercato interessato a produzioni tipiche e piccole, rispettose dell’ambiente e del territorio. Siamo ancora in una nicchia, ma in una nicchia molto in crescita e che crescerà molto nei prossimi anni”.