Entro il 13 luglio la Camera, presieduta dall’onorevole pentastellato Roberto Fico (in foto), dovrebbe approvare la legge sul taglio ai vitalizi, che porterà ad un risparmio previsto di 40 milioni di euro annui. La delibera ha fissato in 980 euro il vitalizio minimo. Il vitalizio non scompare dunque, ma viene equiparato per coloro che non hanno mai versato i contributi ad una pensione minima.
Sono ben 1.338 i vitalizi, che saranno tagliati: per la maggioranza dei casi dal 40 al 60%. Il totale dei vitalizi erogati dalla Camera ammonta a 1.405. Come annunciato dal presidente Fico in stretta collaborazione col numero uno dell’Inps Tito Boeri, 1.338 assegni saranno ricalcolati e dunque abbassati mentre gli altri 67 non verranno modificati. I 67 riguardano i deputati che hanno versato contributi per 4-5 legislature.
Per 517 ex deputati il taglio sarà tra il 50 e l’80% del vitalizio, per 610 tra il 20 e il 50%, per un centinaio di entità inferiore o appunto addirittura nulla. La legge sarà approvata anche al Senato? Per ora è scontro con la presidente Elisabetta Casellati, che ha il supporto dell’associazione degli ex parlamentari della Repubblica, che per la sezione pugliese è guidata da un ex Pci e storico foggiano, il senatore Angelo Rossi, dai 2381 euro di vitalizio. “La posta in gioco è la democrazia rappresentativa, non solo i vitalizi”, hanno detto i politici con assegni fissi mensili.
Ex parlamentari di Capitanata: pacchia finita?
Ma andiamo a spulciare nei conti e nelle rendite degli ex parlamentari di Capitanata. Nell’associazione degli ex insieme ad Angelo Rossi siedono l’onorevole Lucio Marengo, che percepisce un vitalizio da 3.027 euro, Giuseppe Caroli con ben 6091 euro ed Enzo Sorice con 4643 euro.
È di 4043 euro il vitalizio dell’ex sindaco di Foggia Paolo Agostinacchio, originario di Ascoli Satriano, eletto deputato alla Camera per il MSI una prima volta dal 1983 fino al 1987, nella IX Legislatura, per tornare poi alla Camera nel 1992 in piena Tangentopoli nella XI Legislatura, dove è stato rieletto anche nella XII nel 1994, fino al 1996, negli anni dell’accordo Fini-Berlusconi, prima di diventare primo cittadino e dimettersi.
Più modesto, pari a 3.032 euro, il vitalizio di un altro politico di razza della città capoluogo, ossia il docente ed intellettuale Pci Paolo De Caro con 27 disegni di legge presentati ed eletto nella VIII Legislatura dal giugno del 1979 al luglio del 1983. Il penalista e socialista Mimì Romano, deputato per due legislature col Psi nella IX e XI, la cui potenza politica era riconosciuta in tutta la Puglia nella quale è stato anche consigliere regionale e vicepresidente regionale, percepisce 3.032 euro di vitalizio. Il socialista collega di San Marco in Lamis, Angelo Ciavarella, ottiene 2297 euro, parlamentare per una sola legislatura. Entrambi, Romano e Ciavarella, furono assolti dalle accuse di tangenti in quota Psi per il caso dei nastri d’oro come il loro collega democristiano Franco Di Giuseppe, eletto nella XI legislatura, che dura, dopo i fatti di Mani Pulite, solo dal 1992 al 1994, ma gli ha garantito un bonifico vitalizio di 2384 euro. Scarno l’assegno dell’ex Pci Michele Galante deputato per una sola legislatura, la X, pari a “solo” 2.197 euro.
È corposo invece il vitalizio dell’ex sottosegretario democristiano Gianni Mongiello, noto per le sue note politiche su TeleFoggia. L’ex deputato ottiene un bonifico pesante da 5472 euro, quasi quanto Ciriaco De Mita, attuale sindaco di Nusco, che stacca un assegno da 5862 euro. Mongiello entra alla Camera nel 1987, membro della commissione Bilancio. Nel 1989 viene nominato Sottosegretario di Stato alla Marina Mercantile nel VI Governo Andreotti. Riconfermato nel 1992, nel 1994 lascia la Dc e approda nel CCD di Casini e Mastella, che lo inseriscono nelle liste del Senato nel collegio Foggia-Gargano. Un altro centrista della Seconda Repubblica ha un vitalizio da 2238 euro, si tratta di Michele Ricci, proclamato deputato nel maggio 1996 , eletto nel collegio di Foggia-Lucera con sistema maggioritario e rimasto tra i banchi della Camera fino al 2001.
È pari a 4077 euro il vitalizio del giudice cerignolano degli allora Pds-Ds Francesco Bonito, deputato nella XIII e nella XIV legislatura, mentre è pari a 3032 euro il vitalizio del suo collega di partito manfredoniano, Franco Mastroluca, deputato nella XII e nella XIII legislatura. L’homo novus di Forza Italia, il farmacista garganico scelto dalla Publitalia di Marcello Dell’Utri insieme a Tonio Leone, Franco Mele, ha un vitalizio da 2138 euro.
Uomini della Prima Repubblica dei blocchi della guerra fredda sono Vittorio Salvatori (sebbene poi sia transitato nel Psdi) e Severino Cannelonga Pci, da anni entrambi ormai fuori dalla politica attiva. Valgono il primo 2343 euro di vitalizio, il secondo 3043. C’è la reversibilità invece per il compianto Salvatore Tatarella, che aveva un vitalizio da 4485 euro. Aveva 20 anni di contribuzione Francesco Cafarelli, morto di recente e con un vitalizio di 4277 euro.
L’ex deputato An ed ex presidente della Provincia Antonio Pepe ottiene invece 5649 euro come percettore di trattamento previdenziale pre rata. Come lui anche Gino Vitali, Lucio Stanca e Antonio La Forgia. Vale 4277 euro il vitalizio del cerignolano del Partito liberale, di cui è stato anche presidente, Savino Melillo, deputato per due legislature negli anni Ottanta, quando fu sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel Governo De Mita e nel Governo Andreotti e poi senatore nella Seconda Repubblica.